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sabato 28 luglio 2012

Il giorno prima della felicità - Erri De Luca


(2009)

"Andate a riva di mare e buttate una pietra nell'acqua per me."
Pensai che si era indebolito di mente a forza di stare là sotto.  Gli risposi che non sapevo se passavo per la marina, che la città era in rivolta.
"E' un rito nostro, domani per noi è capodanno. Lo festeggiamo a settembre. Con la pietra buttata nell'acqua facciamo la mossa di liberarci dalle colpe. Domani per noi comincia l'anno.
Voglia il nostro che oggi sia il giorno prima della felicità."


Un ragazzino orfano, lo Smilzo, impara a diventare grande sotto la guida di un portinaio, Don Gaetano, in una Napoli ferita e offesa dalla guerra. Lo sfondo è dato da una carrellata di personaggi tipici alla De Filippo, invece le parole e i gesti di Don Gaetano, vera filosofia di vita, sono sicuramente la parte migliore del romanzo. "T'aggia'mpara' e t'aggia perdere", gli ripete continuamente. Devo insegnarti tutto, e poi dovrò perderti. 
Abbino questo romanzo a "L'eleganza del riccio": umiltà e saggezza battono snobismo e saccenteria dieci a zero.

11 commenti:

  1. L'ho letto pochi giorni fa, apprezzando moltissimo la saggezza napoletana, mentre ho trovato alcuni personaggi, come La Capa e Anna, eccessivi e sopra le righe. Vorrei copiare un brano, il primo incontro del ragazzino con la bella persona di Don Raimondo:
    "In discesa dal vicolo dove abitavo ci stavano le botteghe dei librai che vendevano agli studenti. Fuori tenevano i libri usati in offerta nelle cassette di legno, sul marciapiede. Cominciai ad andare là, a prendere un libro e mettermi a leggere seduto per terra. Uno mi cacciò, andai da un altro e quello mi fece stare. Un brav'uomo, don Raimondo, uno che capiva senza spiegazioni. Mi dette uno sgabello per non farmi leggere per terra. Poi mi disse che mi prestava il libro se glielo riportavo il giorno dopo. Passai tutta la notte a finirlo. Don Raimondo vide che ero di parola e mi fece portare a casa un libro al giorno. Sceglievo quelli sottili. Presi il vizio d'estate, per mancanza del maestro che insegnava le cose nuove. Non erano libri per bambini, molte parole in mezzo non le capivo, però la fine sì, la fine la capivo. Era un invito a uscire."

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  2. Io invece vorrei raccontarvi come viene rivisitato da Don Gaetano il momento della ribellione nelle quattro giornate di Napoli"Hai capito cos'è la guerra ragazzo?hai capito che muoiono più i disarmati che i soldati,per le prepotenze verso la povera gente? le persone ,quando diventano popolo fanno impressione..ecco che come un miracolo in bocca a tutti, nasce la parola e "mò basta.".è come un vento che veniva da dentro la città,per prima si ribellano gli studenti, e poi via via gli altri, anche le donne,:un giovane ha disinnescato una bomba,una donna dal quarto piano ha gettato una lastra di marmo centrando una mitragliatrice,lo studente del conservatorio suona al piano la Marsigliese, anche un prete recita il salmo della vendetta, ognuno faceva la sua parte senza essersi messi daccordo prima".e poi dove sta quel popolo don Gaetano? sta al posto suo,il popolo fa la sua mossa poi si scioglie,ritorna ad essere folla di persone,ma più felice perchè le rivolte fanno bene all'umore"
    Bellissima,poi, la storia dell'amore di Smilzo,nato sin da piccolo, quando per recuperare una palla,vedeva Anna attraverso i vetri e da allora non l'ha mai più dimenticata e di come nell'incontrarla dopo anni le dice"non sono al tuo fianco,Anna io sono il tuo fianco,sei la parte mancante che torna da lontano a combaciare" ed Anna "non abbiamo tempo mio fianco è scaduto.i baci non si contano..nessun bacio è il primo,il primo te l'ho dato dietro i vetri il giorno della scalata al balcone,per me salivi il precipizio,ti ho concesso allora la mia prima volta"..e via via sempre più emozionante..ma mi fermo perchè rischio di raccontarlo tutto

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  3. Erri de Luca non delude mai: quando finisco un libro suo, ne vorrei cominciare un altro perchè non mi è bastato. E' dolce coi suoi personaggi, tollerante e affettuoso.

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    1. De Luca sa disegnare magistralmente, personaggi,situazioni e fatti comprensibili anche a chi non è di Napoli "Fecero la pace, il caffè di Don Gaetano aveva poteri giudiziari,era la cassazione.Risolveva le liti .Don Gaetano che mettete nel caffè per ottenere questo effetto? a pacienza,ci metto la pazienza e' una radice che cresce nei nostri vicoli"
      Dalle nostre parti, un amico,un conoscente, anche se in compagnia di altri,si saluta con "forza andiamo tutti al tale bar a prenderci nu bellu cafè"e mentre si rimesta il cucchiano rigorosamente con lentezza e si gusta il caffè espresso,si sorride,ci si racconta e si fa pace con il Mondo intero.

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  4. Mi sono letta "Il giorno prima della felicità" tra sabato e domenica, e ne sono rimasta contenta, non è difficile comprendere cosa significa essere napoletani, Don Gaetano ne rappresenta l'essenza. Mi sono anche divertita, la signora "Un mumèèè" che non trova il paniere mentre tutte le finestre sono in attesa è buffa, come altri momenti del romanzo. A parte questo, è bello assistere alla maturazione del ragazzo. Roba buona, dicono di lui; è simpatico, in gamba, e cova un sogno: Anna. Sarebbe meglio non affrontarli mai, i sogni!

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  5. Ho apprezzato molto la storia dell'ebreo nascosto nello scantinato dei contrabbandieri: quello che era sfuggito al rastrellamento scappando senza scarpe ma col pacco dei libri. Ho condiviso la sua diffidenza anche verso chi lo ha salvato: mai dire mai. Il giorno prima della felicità, secondo me, rimarrà sempre quel giorno speciale in cui l'attesa e la consapevolezza del giorno dopo ci rende euforici ed impazienti: come il giorno prima della partenza per un viaggio sognato da mesi, per non dire da anni, quando si sta sdraiati sul letto ad occhi aperti immaginando tutte le meraviglie del mondo nuovo che vedremo l'indomani, senza rendersi conto che è questa, la felicità.

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    1. MariaTeresa30/07/12, 08:18

      Concordo l'attesa ha un sapore sempre nuovo,nell'attesa si consumano i sogni,l'immaginazione prende vita e si aprono le porte del nostro mondo paralello; la felicità potrebbe benissimo essere rappresentata dall'attesa di un sogno che sta per avverarsi o dall'attesa di un incontro desiderato da tempo ,semplicemente potrebbe essere l'attesa stessa ergo la felicità è il giorno prima della felciità stessa

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  6. Lui è sicuramente tra i miei autori italiani preferiti, ma a questo romanzo ho preferito "Il peso della farfalla". Pur apprezzando la scuola alternativa del portinaio e il carattere del ragazzo, devo confessare che la figura di Anna mi ha esasperato alquanto, con tutta la sua prepotenza (egoista) schianta letteralmente gli altri: e agli altri fa pagare i suoi capricci. Bella Napoli, comunque, e bella la storia dell'ebreo racchiuso nel seminterrato.

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    1. "Il peso della farfalla" l'animale che risparmia l'uomo per affrontarlo con lealtà,consapevole di un destino di morte e l'uomo che ne approfitta uccidendolo...la decisione da parte del cacciatore di smettere di fare il bracconiere ed un finale inaspettato.un grande insegnamento di vita

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  7. "Tu sai stare a sentire. Questa è la prima qualità di chi deve parlare."

    (Erri De Luca, Il giorno prima della felicità)

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  8. Voglio proporre una poesia, incipit di un altro libro (Il contrario di uno), ma che come spesso succede in questo blog, può allargare il quadro sull'autore.

    MAMM' EMILIA - ERRI DE LUCA

    In te sono stato albume, uovo, pesce,
    le ere sconfinate della terra
    ho attraversato nella tua placenta,
    fuori di te sono contato a giorni.
    In te sono passato da cellula a scheletro
    un milione di volte mi sono ingrandito,
    fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
    Sono sgusciato dalla tua pienezza
    senza lasciarti vuota perché il vuoto
    l'ho portato con me.
    Sono venuto nudo, mi hai coperto
    così ho imparato nudità e pudore
    il latte e la sua assenza.
    Mi hai messo in bocca tutte le parole
    a cucchiaini, tranne una: mamma.
    Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra
    quella l'insegna il figlio.
    Da te ho preso le voci del mio luogo,
    le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
    da te ho ascoltato il primo libro
    dietro la febbre della scarlattina.
    Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
    a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
    a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
    e ho macchiato la tavola,
    non ti ho messo un nipote sulle gambe
    non ti ho fatto bussare a una prigione
    non ancora,
    da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo,
    a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
    non sono stato figlio.
    Da te ho preso gli occhi chiari
    non il loro peso
    a te ho nascosto tutto.
    Ho promesso di bruciare il tuo corpo
    di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
    fratello del vulcano che ci orientava il sonno.
    Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone
    all'ora dell'arcobaleno
    che ti faceva spalancare gli occhi.

    - Erri De Luca -

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