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martedì 8 gennaio 2013

A ciascuno il suo - Leonardo Sciascia




La lettera arrivò con la distribuzione del pomeriggio. 
Il postino posò prima sul banco, come al solito, il fascio versicolore delle stampe pubblicitarie; poi, con precauzione, quasi ci fosse il pericolo di vederla esplodere, la lettera: busta gialla, indirizzo a stampa su un rettangolino bianco incollato alla busta.
- Questa lettera non mi piace - disse il postino.

Ne ho scelto uno, tra i tanti.  Potevo proporre Il giorno della civetta, o Todo modo, o Una storia semplice,  non cambiava nulla.  Il mio amore per Sciascia è finito bruscamente nel 1989, quando è morto, lasciandomi un tesoro su carta.  Non importa se dopo sono passata a Camilleri, che ha un'altra visione della Sicilia, più scafata e attuale.  Di Sciascia conservo gelosamente tutti i suoi libri, testimonianze acute di un'epoca in cui mi leggevo storie siciliane senza farmi troppe domande, e ricevendo in cambio risposte adeguate. Confesso:  il siculo di Camilleri mi piace, e lo straleggo, lo fagocito, lo ingoio con furore.  Ma Sciascia! Sciascia è prezioso, Sciascia è un'altra cosa, Sciascia è cultura, è storia, è bellezza. E' convivenza, è assuefazione, è tolleranza, è rassegnazione.  E' la Sicilia nelle sue contraddizioni, nella sua  preziosità amara e decadente,   ammaliatrice, gentile, colta, signora.


Leonardo Sciascia 1921-1989

12 commenti:

  1. dalla 4a di copertina del mio libro, Einaudi 1966:
    "Siamo in un paese dell'entroterra siciliano. Una lettera anonima minaccia di morte il farmacista, uno che viveva tranquillo, non aveva mai avuto questioni, non faceva politica. L'uomo pensa ad uno scherzo, ma la minaccia si avvera puntualmente, al termine di una giornata di caccia, coinvolgendo l'amico dottore che si trova con lui. Un altro delitto che sembra non avere perché, ed offre pochi appigli al professore di liceo che, quasi mosso da una astratta passione intellettuale, si ritrova a cercarne il bandolo in una rete di silenzi e di complicità. In questo 'giallo' amaro ed ironico, personaggi, paesaggi, dialogo hanno il nitido rilievo delle migliori pagine di Sciascia, così tese di passione civile, così mature tra vibrata denuncia e compiuta raffigurazione poetica."

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  2. Acuto osservatore della realtà circostante, Sciascia già 40 anni fa esprime un concetto in questi giorni attualissimo. L'avvocato Rosello descrive a Laurana l'esimio onorevole Abello:
    " - Ecco come siete, voi comunisti: di una frase fate una corda, e ci impiccate un uomo... Io ho detto così per dire, che sta a sinistra dei cinesi... Se ti fa piacere, posso anche dirti che sta a destra di Franco... E' un uomo straordinario, che ha idee talmente grandi che QUESTE MISERIE DI DESTRA E DI SINISTRA, te l'ho detto già, PER LUI NON HANNO SENSO..."
    Mi è capitato, nei giorni scorsi, di leggere queste parole pronunciate da qualcuno molto in vista: ogni riferimento alla trama del libro è puramente voluto.

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  3. Nel 1967, l'anno dopo la pubblicazione del romanzo, Elio Petri gira l'omonimo film, pluripremiato sia con 4 nastri d'argento che al Festival di Cannes, con un magnifico Gian Maria Volontè nel ruolo del professor Laurana, del quale rende alla perfezione il carattere schivo, onesto e ingenuo.

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  4. Il professor Laurana è l'unico a capire che le lettere ritagliate per la lettera anonima provengono dall'Osservatore Romano. Da questo indizio parte la sua personale indagine, corretta e fatale. Da questo indizio proviene il titolo del romanzo.
    " Laurana aveva aperto il giornale, si era incantato sulla testata. Eccolo qui l'UNICUIQUE, tale e quale quello che era affiorato dal rovescio della lettera. UNICUIQUE SUUM, a ciascuno il suo. Bei caratteri di stampa, la coda della q elegantemente falcata. Poi le chiavi incrociate e il triregno e, con gli stessi caratteri, NON PRAEVALEBUNT. A ciascuno il suo: e anche al farmacista Manno e al dottor Roscio. Quale parola c'era dietro l'UNICUIQUE che la stessa mano che aveva spento poi due vite aveva ritagliato e incollato sul foglio? La parola condanna? La parola morte? Peccato non poter più dare un'occhiata alla lettera, ormai chiusa nel segreto fascicolo giudiziario."

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    1. Nella testata dell' Osservatore Romano compaiono le due frasi: Unicuique suum (a ciascuno il suo)uno dei principi cardine del diritto romano;
      Non praevalebunt (non prevarranno)Dal Vangelo secondo Matteo 16.18 "E io ti dico: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa."

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  5. Complimenti! Sciascia è uno dei più piacevoli scrittori del '900. Da riscoprire.

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  6. Come altri suoi libri, A ciascuno il suo è un vero capolavoro. Ci sono tutti gli elementi per appassionare: il mistero iniziale, la connivenza Chiesa-politica-finanza, la dark lady, la sparizione dell'incauto. Sono d'accordo con te su una cosa: la denuncia di Sciascia è latente, la troviamo in ogni parola, in ogni situazione, lasciando tuttavia all'immaginazione gli eventi successivi, se verrà fatta giustizia, se le cose cambieranno. Il finale del film di Petri è più esplicito. Il finale del romanzo è più ambiguo, quasi rassegnato.

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  7. Questo romanzo ha quasi 50 anni, ma come tutti i capolavori è sempre attuale, sempre interessante. Ricordo di averlo letto per la prima volta a scuola, con Il taglio del bosco di Cassola e Fontamara di Silone, allora usava così, di adesso non sono informata. Ma, come per la musica, devo dire, e non temo alcuna smentita, che quegli anni hanno visto nascere cose intramontabili, tuttora validissime.

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  8. Cosa pensava Sciascia della mafia? Me lo sono chiesta spesso, leggendo quasi tutti i suoi libri. Certo denuncia misfatti e intrallazzi, connivenze, omicidi e soprusi. Però non ne vede una via d'uscita, come se fosse impossibile eliminarla dalla vita quotidiana, dalla vita pubblica. Come se fosse impossibile per la gente onesta e spesso vittima reagire e ribellarsi, come se la mafia facesse parte della vita di ognuno e il massimo della reazione fosse semplicemente l'astenersi dal collaborare... nei migliori casi. Sono passati molti anni, altri scrittori hanno agganciato la questione. Camilleri, nonostante l'ironia e il divertimento connessi al suo stile, è probabilmente lo scrittore che più apertamente combatte queste connivenze, criticando con asprezza soprattutto le coperture politiche. Sciascia, invece, sembra far finire la lotta alla mafia immancabilmente con un eroe assassinato.

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    1. Sciascia non ama definirsi un esperto della mafia ma semplicemente un uomo nato in Sicilia e studioso dei fenomeni ,degli avvenimenti e degli uomini della sua Regione.
      Egli "non raglia"per adoperare una sua espressione, di mafia, ma racconta, prendendo spunto da fatti di cronaca, proponendo una riflessione sul fenomeno della mafia spesso in controtendenza, spesso “profetica”,denudando le questioni, di ogni retorica retorica, per lasciare emergere la verità.

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  9. Quanto mai attuale nelle sue riflessioni che mettono a pensare,nel"Il giorno della civetta Sciascia aveva scritto: «Qui bisognerebbe sorprendere la gente nel covo dell’inadempienza fiscale, come in America. Bisognerebbe, di colpo, piombare sulle banche: mettere mani esperte nelle contabilità, generalmente a doppio fondo, delle grandi e delle piccole aziende; revisionare i catasti. E tutte quelle volpi, vecchie e nuove, che stanno a sprecare il loro fiuto sarebbe meglio si mettessero ad annusare intorno alle ville, le automobili fuoriserie, le mogli, le amanti di certi funzionari: e confrontare quei segni di ricchezza agli stipendi, e tirarne la giusta conclusione.Tutto ciò nell'anno 1961.Egli fu tra i primi ad avanzare dubbi e perplessità sule modalità di contrapposizione alla mafia da parte delle Istituzioni infatti non ebbe timore di rilevare errori e debolezze dello Stato, pur conservando intatto il senso delle istituzioni e dei valori sui quali poggia il nostro sistema democratico. «Io ritengo che la lotta più efficace alla mafia si faccia nel nome del diritto, senza stati d’assedio, dando al cittadino la sua sicurezza». «La democrazia non è impotente a combattere la mafia. ..ha anzi tra le mani lo strumento che la tirannia non ha: il diritto, la legge uguale per tutti, la bilancia della giustizia. Se al simbolo della bilancia si sostituisce quello delle manette – come alcuni fanatici dell’antimafia in cuor loro desiderano – saremmo perduti irrimediabilmente».Non aver capito per tempo la mafia soprattuutto « nella sua trasformazione in “multinazionale del crimine”, in un certo senso omologabile al terrorismo e senza più regole di convivenza e connivenza col potere statale e col costume, la tradizione e il modo di essere dei siciliani». Questo giudizio, ,scritto sull'Espresso, provocò forti e comprensibili reazioni. Ancora una volta la capacità di leggere il presente col distacco dello storico veniva vanificata e criticata,senza riuscire a leggervi una verità profetica

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  10. Grandissimo romanzo, come pure sono grandissimi Il giorno della Civetta, todo modo, e altri. Sciascia mi ha introdotto al romanzo di cronaca, lasciando gli sfondi alla comprensione che mano a mano si faceva strada. Lo rimpiango vivamente.

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