(Stultitiæ Laus - 1509)
"Tuttavia, poiché l'uomo, nato per far fronte agli affari, doveva ricevere in dote un po' più di un'oncia di ragione, Giove, per provvedere debitamente, mi convocò perché lo consigliassi, come su tutto il resto, anche a questo proposito; e il mio pronto consiglio fu degno di me: affiancare all'uomo la donna, animale, sì, stolto e sciocco, ma deliziosamente spassoso, che nella convivenza addolcisce con un pizzico di follia la malinconica gravità del temperamento maschile. Platone, infatti, quando sembra in dubbio circa la collocazione della donna, se fra gli animali razionali o fra i bruti, vuole solo sottolineare la straordinaria follia di questo sesso. E, se per caso una donna vuole passare per saggia, ottiene solo di essere due volte folle, come se uno volesse, contro ogni ragionevole proposito, portare un bue in palestra. Infatti raddoppia il suo difetto chi, distorcendo la propria natura, assume sembianza virtuosa. Come, secondo il proverbio greco, la scimmia è sempre una scimmia, anche se si ammanta di porpora, così la donna è sempre una donna, cioè folle, comunque si mascheri."
Erasmo da Rotterdam ( Desiderius Erasmus Roterodamus, Olanda 1466-1536)
Un testo stravagante, malizioso e imperdibile, diviso in 68 brevi capitoli, in cui la Follia parla in prima persona. Un testo che rappresenta magnificamente il passaggio tra la cultura classica e quella moderna.
Trovo discutibile l'operazione del Sole24ore, che recentemente ha allegato al giornale un'improponibile "Elogio della Pazzia": l'ho comprato per curiosità, immaginando di trovare una traduzione, e interpretazione, diverse da quelle che ho già. Sorpresa! all'interno non compare affatto la parola pazzia, ma sempre, eternamente, universalmente FOLLIA. E allora, per quale motivo cambiarne il titolo? Volendo essere pedante senza essere un luminare della psichiatria, direi che c'è una differenza sostanziale tra i due termini: la pazzia è malattia incolpevole, ma la follia, nel bene e nel male, è lucida e menefreghista genialità.