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venerdì 22 marzo 2013

Poesie - Sylvia Plath


(Mondadori - 2013)


THE DISQUIETING MUSES - SYLVIA PLATH



Mother, mother, what illbred aunt 
Or what disfigured and unsightly 
Cousin did you so unwisely keep 
Unasked to my christening, that she 
Sent these ladies in her stead 
With heads like darning-eggs to nod 
And nod and nod at foot and head 
And at the left side of my crib?



Mother, who made to order stories 

Of Mixie Blackshort the heroic bear, 

Mother, whose witches always, always, 

Got baked into gingerbread, I wonder 

Whether you saw them, whether you said 
Words to rid me of those three ladies 
Nodding by night around my bed, 
Mouthless, eyeless, with stitched bald head. 

In the hurricane, when father's twelve 
Study windows bellied in 
Like bubbles about to break, you fed 
My brother and me cookies and Ovaltine 
And helped the two of us to choir: 
"Thor is angry: boom boom boom! 
Thor is angry: we don't care!" 
But those ladies broke the panes. 

When on tiptoe the schoolgirls danced, 
Blinking flashlights like fireflies 
And singing the glowworm song, I could 
Not lift a foot in the twinkle-dress 
But, heavy-footed, stood aside 
In the shadow cast by my dismal-headed 
Godmothers, and you cried and cried: 
And the shadow stretched, the lights went out. 

Mother, you sent me to piano lessons 
And praised my arabesques and trills 
Although each teacher found my touch 
Oddly wooden in spite of scales 
And the hours of practicing, my ear 
Tone-deaf and yes, unteachable. 
I learned, I learned, I learned elsewhere, 
From muses unhired by you, dear mother, 

I woke one day to see you, mother, 
Floating above me in bluest air 
On a green balloon bright with a million 
Flowers and bluebirds that never were 
Never, never, found anywhere. 
But the little planet bobbed away 
Like a soap-bubble as you called: Come here! 
And I faced my traveling companions. 

Day now, night now, at head, side, feet, 
They stand their vigil in gowns of stone, 
Faces blank as the day I was born, 
Their shadows long in the setting sun 
That never brightens or goes down. 
And this is the kingdom you bore me to, 
Mother, mother. But no frown of mine 
Will betray the company I keep.




Le muse inquietanti - Sylvia Plath

Mamma, mamma, quale zia maleducata 
o cugina sfigurata e repellente 
dimenticasti cosi sconsideratamente 
d'invitare al mio battesimo, che quella
al posto suo mandò queste signore 
dalla testa come un uovo da rammendo, 
per dondolarla e dondolarla ai piedi, 
al capo e a sinistra della culla? 

Mamma, tu che su ordinazione inventavi le avventure
di Mixie Blackshort, l'orsetto coraggioso, 
mamma, tu le cui streghe sempre sempre 
finivano cotte in forno insieme al panpepato, 
chissà se le hai viste, se hai detto parole 
per liberarmi da quelle tre signore
che annuivano di notte intomo al letto, 
senza bocca, senz'occhi, la testa calva tutta toppe? 

Quando ci fu l'uragano e nello studio 
di papà s'incurvarono le dodici finestre 
come bolle prossime a scoppiare, tu preparasti
a mio fratello e a me biscotti e Ovomaltina 
e ci insegnasti a cantare tutti in coro: 
"Thor è arrabbiato: bum bum bum! 
Thor è arrabbiato: che ce ne importa?" 
Ma quelle signore ruppero le vetrate. 

Quando a scuola le bambine eseguirono la danza
sulle punte e facendo lampeggiare le pile
cantarono la canzone delta lucciola, io non riuscivo 
a muovere un piede nella mia veste coi lustrini 
ma me ne stavo in disparte, goffa, 
nell'ombra gettata dalle mie madrine 
dalla lugubre testa, e tu piangevi, piangevi, 
e l'ombra si allungò, si spensero le luci. 

Mamma, mi mandavi a lezione di piano 
e lodavi i miei trilli e arabeschi, 
benché tutte le maestre giudicassero il mio tocco 
stranamente legnoso nonostante le scale 
e le ore di esercizio, e il mio orecchio 
stonato e, sì, refrattario alle lezioni. 
Ho imparato, ho imparato, ho imparato altrove, 
da muse non assunte da te, mamma cara. 

Un giomo mi sono svegliata e ti ho vista, mamma, 
che galleggiavi nell'azzurro più azzurro 
su una mongolfiera verde coperta di un milione 
di fiori e uccellini azzurri che mai mai 
si videro, in nessun luogo mai. 
Ma il piccolo pianeta volò via saltellando
come una bolla di sapone mentre tu gridavi: "Vieni, vieni!". 
E io restai sola davanti alle mie compagne di viaggio. 

Giomo e notte ora, al mio capo, al fianco, ai piedi, 
stanno a veglia con vesti di pietra, 
le facce vuote come il giomo in cui nacqui, 
le ombre lunghe nel sole calante 
che mai splende più vivo e mai tramonta. 
E questo è il regno a cui mi hai portato, 
mamma, mamma. Ma nessuna espressione del mio viso
tradirà la compagnia che frequento. 


Leggere questa poesia del 1957 è come entrare nella mente di Sylvia, tra le fate cattive dell'infanzia e le tristi ambizioni di sua madre, tra manichini alla de Chirico e demoni ormai padroni della sua anima. E' un'accusa rassegnata e crudele, che spiega bene come Sylvia sia consapevole del proprio destino. Si suiciderà sei anni dopo, coerente come sempre, coerente come tutti. Io mi innamoro quasi sempre dei poeti che leggo. Lei, invece, l'ho adottata.


“I am still so naïve; I know pretty much what I like and dislike; but please, don’t ask me who I am. A passionate, fragmentary girl, maybe?”

Sylvia Plath in Paris, 1956 (Gordon Lameyer)

Sylvia Plath (USA 1932- UK 1963)


Ho scattato questa foto il 5/8/13. E' stato difficile trovarla tra le erbacce.
Sylvia è sepolta a fianco della chiesa di Heptonstall (West Yorkshire, UK). La citazione EVEN AMIDST FIERCE FLAMES THE GOLDEN LOTUS CAN BE PLANTED (anche in mezzo alle fiamme feroci il loto dorato può essere piantato)  potrebbe venire dal Bhagavid-Gita (Sacra Scrittura Hindu), o più probabilmente dal libro Monkey di Wu Ch'Eng-En del 1550.

venerdì 8 marzo 2013

Poesie - Arthur Rimbaud







MA BOHEME (FANTAISIE)

Je m'en allais, les poings dans mes poches crevées ;
Mon paletot aussi devenait idéal ;
J'allais sous le ciel, Muse, et j'étais ton féal ; 
Oh! là là! que d'amours splendides j'ai rêvées ! 

Mon unique culotte avait un large trou.
Petit-Poucet rêveur, j'égrenais dans ma course
Des rimes. Mon auberge était à la Grande-Ourse. 
Mes étoiles au ciel avaient un doux frou-frou 

Et je les écoutais, assis au bord des routes,
Ces bons soirs de septembre où je sentais des gouttes
De rosée à mon front, comme un vin de vigueur ; 

Où, rimant au milieu des ombres fantastiques,
Comme des lyres, je tirais les élastiques
De mes souliers blessés, un pied près de mon coeur!

La mia bohème (Fantasia)

Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;
Anche il mio cappotto diventava ideale;
Andavo sotto il cielo, Musa! ed ero il tuo leale;
Oh! quanti amori assurdi ho strasognato!
Nei miei unici calzoni avevo un largo squarcio. 
- Pollicino sognatore, nella mia corsa sgranavo 
Rime. La mia castello era sull'Orsa Maggiore. 
- Le mie stelle in cielo facevano un dolce fru-fru. 
Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade, 
Nelle calme sere di settembre in cui sentivo 
Sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;
Oppure, rimando in mezzo a fantastiche ombre, 
Come fossero lire tiravo gli elastici 
Delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore!


Rimbaud morì a soli 37 anni, ma aveva smesso di comporre a 21 per girare mezzo mondo, e poi darsi al commercio delle armi, o all'allevamento del bestiame e a mille altre cose, sempre senza un soldo. Fu legato da una profondissima amicizia a Paul Verlaine, il che non impedì a quest'ultimo  di sparargli a un polso. Verlaine lo descrisse "dall'aspetto severo straordinariamente precoce che arrivava talvolta fino alla cupezza attraversata a tratti da barbagli di macabre o particolarissime fantasie"; comunque, includendolo nella sua opera  "Les poètes maudit" lo fece conoscere al mondo. 
Di lui, Patti Smith ha di recente detto:  "Il suo spirito è ovunque, è il cuore della gioventù ed è anche il cuore della curiosità e dell'entusiasmo. La sua poesia è con noi. E' anche l'anniversario del mio album 'Horses' che ho scritto pensando ad Arthur".  


( Jean-Nicolas Arthur Rimbaud (France 1854-1891)

domenica 3 marzo 2013

Poesie - William Blake








The Garden of Love - William Blake

I went to the Garden of Love,
And saw what I never had seen:
A Chapel was built in the midst,
Where I used to play on the green.

And the gates of this Chapel were shut,
And "Thou shalt not" writ over the door;
So I turn'd to the Garden of Love
That so many sweet flowers bore;

And I saw it was filled with graves,
And tomb-stones where flowers should be;
And Priests in black gowns were walking their rounds,
And binding with briars my joys & desires.



Sono andato al Giardino dell'Amore,
E ho visto quello che non avevo visto mai:
Una cappella era costruita lì in mezzo, 
Dove di solito giocavo sul prato. 
E i cancelli di questa Cappella erano chiusi,
E "Tu non devi" scritto sulla porta; 
Così mi volsi verso il Giardino dell'Amore 
Che tanti dolci fiori produceva; 
E vidi che era pieno di tombe, 
E pietre tombali dove dovevano esserci i fiori; 
E Preti in nere vesti vagavano intorno, 
circondando di rovi le miei gioie e i miei e desideri.

 Di Blake mi piace il disincanto libertario con cui valuta il mondo che lo circonda, la rottura con i canoni stilistici dell'epoca, e in particolare la doppia capacità di esprimersi in versi e in immagini. Di lui mi piace innanzitutto la poesia che ho messo come introduzione, nella quale emerge tutta la sua delusione nel constatare quanto la religione tenti di soffocare sensi e desideri innati negli  uomini, comunque creati da Dio. 
Ho sempre parlato di poeti e di poesie con le persone più disparate.  Una ragazza in particolare,  molto giovane e molto drogata, è riuscita a stupirmi, e divertirmi, per l'assoluta padronanza di Blake. Sapeva tutto, dalle ispirazioni ai tormenti visionari, dalle opere alla critica, all'importanza della sua produzione per l'intera umanità artistica a venire. Moltissimi parlano di Blake, lo citano, si vantano di preferirlo, ma pochissimi privilegiati, come questa incredibile ragazzina, lo conoscono veramente. 

"Do what you will, this world's a fiction and is made up of contradiction."
William Blake (UK 1757-1827)
Infant Joy - by William Blake

 Infant Sorrow - by William Blake