Ma anche noi, da ragazzi, giocavamo, e non smettevamo mai: senza elettricità e con niente inventavamo strumenti ludici, e ogni tanto mi prende un desiderio strano, la voglia di radunare qualche coetaneo e, in segreto, di nascosto, da qualche parte, rifare almeno uno dei vecchi giochi che, senza bisogno di attaccare una spina, resero felice la nostra infanzia.
E' inevitabile per tutti noi che arrivi questo momento: guardarci indietro e sorridere.
La maggior parte delle cose perdute di cui parla Guccini le conosco anch'io, ed è stato un'incredibile piacere riscoprire chicles, carte moschicide, cinema all'aperto, cerbottane e coperchini, il famigerato FLIT.... manca solo la cremalba e sarebbe stato un trionfo. Essendo bolognese, ovviamente sono facilitata nella lettura e ancora più divertita. Ma anche i non-emiliani si divertiranno, rileggendo per esempio di certe acconciature a banana... Si divertirà mio fratello che la esibisce in una foto a 4 anni, ma si divertirà anche una mia amica, che abita a seicento chilometri di distanza, pure lei rassegnata alla foto col ricciolone sul capo, vero emblema dell'infanzia anni '50!
Avrei voluto scriverlo io, ci sono passaggi terribilmente incisi nei miei ricordi. Che nostalgia ho provato leggendo dei cantastorie che arrivavano al mercato a "contare i fatti"! Mi ci portava a volte mio padre. O a leggere dei banchi delle elementari con le storie di generazioni di scolari incise nel legno. Sul mio, ricordo c'era una la w rovesciata (ABBASSO) la signorina maestra.
RispondiEliminaL' ho comprato un mese fa, e letto in due ore. Come dici tu, i bolognesi se lo godranno sicuramente di più, ma credo che tutti i cinquantenni troveranno analogie e nostalgie. Io personalmente non so cosa darei per giocare a luna con le mie compagne delle elementari: ero una campionessa. E' bello leggere cose e sentirsi ricchi per averle vissute.
RispondiEliminaPreciso che non sapevo nemmeno dell' esistenza di questo libro, ma rientrando nel club dei nostalgici e non resistendo alla tentazione, mi piace esprimere il mio pensiero, con la promessa che appena potrò ,mi infilerò in una libreria per acquistarlo
RispondiEliminaCredo che il libro voglia essere un omaggio al passato , a quei ricordi che ci appartengono e che di tanto in tanto fanno capolino, proiettandoci in un'epoca passata ma cosi nostalgicamente ancora vivida e presente in noi,un viaggio a ritroso nel tempo nel vissuto di momenti irripetibili ,il pensiero di quegli oggetti che sembrano perduti per sempre, il vecchio flit,la trottolina con lo spago,il gioco della campana disegnata a terra con il gesso.
Eravamo felici perchè ogni gioco,ogni oggetto ,era una conquista,un premio,non avevamo quasi nulla e spesso i nostri giochi ce li costruivamo da soli, ma eravamo pieni di tutto.
Penso che questo libro sia stato scritto affinchè tutto ciò che è stato non cada nel dimenticatoio,non venga perduto, ma noi che abbiamo vissuto quel periodo ,certo non dimenticheremo
..e continuando sull'onda dei ricordi,essendosi ormai spalancata la porta della nostalgia ,ecco affiorare sensazioni ma anche personaggi che sembravano dimenticati come la vecchia signora(forse 50 anni ma a noi sembrava vecchissima)con abiti modesti che trascinava un vecchio carretto, con tanto di tettuccio per la pioggia, fin fuori la mia bellissima scuola elementare,a quei tempi non c'erano pericoli e i bimbi andavo a scuola da soli,in quel carretto c'era di tutto,ogni tipo di leccornie,i colori ci rallegravano e guardavamo incantati indugiando nella scelta.Era sempre puntuale sia al mattino che al termine delle lezioni,la sua presenza ha accompagnato me e tanti bimbi nei cinque anni delle elementari, ma anche dopo ,quando con il passar degli anni, la intravedevo dal balcone di casa sempre più stanca ..non potrò ma smettere di ringraziarla per quell'appuntamento fisso e gioioso
EliminaC'è un film che mi piace molto, Non è un paese per vecchi. Ecco, questo si potrebbe sottotitolare: Non è un libro per giovani. Con tutto il rispetto per noi stessi, credo che i giovani difficilmente troveranno amene le cose perdute di Guccini, invece noi leggiamo, esultiamo, e inevitabilmente alla fine chiudiamo il libro e pensiamo: ah che tempi meravigliosi! perché eravamo meravigliosi noi! E poi sbottiamo: però manca la musica, e le donne che lavavano nel canale, o il grullo del villaggio... questa è la meraviglia dei libri vintage, ci costringono a far emergere i nostri ricordi.
RispondiEliminaI ricordi dell'infanzia sono preziosissimi,fanno parte d noi,sono il nostro vissuto,ci hanno accompagnato dolcemente fino a qui, come è bello fermarsi con un'amica al bar o in riva al mare ricordando vecchie storie,aneddoti divertenti resi ancor più divertenti nel raccontarli..il gusto del vissuto con gli amici più belli ,quelli che sono cresciuti con noi,con i quali,ci siamo organizzati in tante piccole avventure, come raccogliere i nostri fumetti per andare a fare scambio con altri non letti,oppure rivenderli per andare al cinema,o i blitz nelle reciproche soffitte, alla ricerca di tutto ciò che potesse essere rivenduto al ferrovecchi in cambio di poche lire, sufficienti per acquistare un gelato,una mazzarella di san Giuseppe.(.un bastoncino lungo e stretto che si impiegava ore per masticarlo,indescrivibile a chi non lo conosce)oppure il tempo trascorso ad incollare su album improvvisati,foto di attori e cantanti dell'epoca, per il piacere di scorrerli con orgoglio nei momenti di relax
RispondiEliminaI ricordi hannoanche il sapore di gusti perduti ma mai dimenticati, come del buon latte di mucca bollito perchè andava bollito ma di un sapore che non c'è più,del pane del forno a legna sotto casa,della verdura del contadino che bussava per vendere prodotti coltivate nel suo campo,senza pesticidi ,del formaggio prodotto artigianalmente dall'amico dell'amico .insomma il sapore dei ricordi è il sapore di cose buone
Non sono emiliano, ma lombardo, tuttavia mi riconosco in quest'operazione retrò. In febbraio, con una grande emozione, ho visto su una bancarella di robe vecchie un libro di favole che ricordo di avere avuto qualche vita fa, l'ho comprato per dieci euro, e me lo sono portato a casa, l'ho annusato, l'ho sfogliato, ho sfiorato i disegni ingenui e così tanto rassicuranti. La lampada di Aladino. Alì Babà e i quaranta ladroni. Il feroce Saladino. E sono precipitato in una catena di pensieri, la figurina che non si trovava, le figurine dei calciatori, le trisvalide, i giochi con le doppie al muro dei giardini pubblici. Quanti ricordi! I miei figli mi hanno preso in giro, dovevo avere una faccia sognante.
RispondiEliminaIo ricordo lui, il Francesco Guccini che abitava in via paolo Fabbri 43, e che una volta lo si vedeva spesso all'Osteria delle Dame, a bere, giocare a carte e raccontare lunghe storie. Quando uscivano da ginnastica, che avevamo al pomeriggio, andavamo con altri studenti, e anche un professore, a vedere se c'era. Abitavo a Bologna da pochi anni, e non capivo bene il dialetto e soprattutto certe parole che facevano ridere tutti tranne me. Ma mi piaceva tanto, erano gli anni della "Locomotiva" ma quella non la cantava mai. Invece ricordo di avergli sentito parecchie volte La Fìra ed San Làzar, quella che faticavo a capire...
RispondiEliminaHo una grandissima nostalgia dei bottiglini! Quei magnifici contenitori di acqua zuccherata con chissà quale colorante oggi vietatissimo e dal sapore indimenticabile: e noi, temprati a tutte le schifezze, affascinati e conquistati perdutamente, sceglievamo ora il giallo, ora il rosso, ora il verde... spesso era la ricompensa per essere stati buoni al mercato, o a messa. Ma la nostalgia riporta un altro meraviglioso trofeo: da noi si chiamavano i KARAKATU', scatoline tonde ruotanti con dentro questi pezzetti argentati, forse liquirizia o chissà! Il vero nome era esotico, terra di Katù, storpiato fin dal primo apparire, abbastanza simili ai bilini, sempre venduti in scatoline girevoli, ma bianchi o colarati e meno esotici.
RispondiEliminaricordo i bottiglini, da noi si chiamavamo "perette" chissà perchè! Li si comprava dopo la messa e il catechismo e la benedizione, e tutte quelle cose obbligatorie della domenica. Ma il mio ricordo di quel tempo va oltre: noi si giocava tutti assieme, maschi e femmine, senza malizia, senza remore, dentro ai fossi, sotto gli alberi, ai giardini. Ci si menava, ci si inseguiva, ci si strillava nelle orecchie, poi si andava a casa spesso stizziti, ma la volta dopo si era tutti lì come se niente fosse.
EliminaMi associo ad Alud, un po' perché sul libro vero e proprio non saprei cosa dire non avendolo ancora letto, un po' perché lei ha ricordato di quando si andata tutte, anche Ele e Ri, all'Osteria delle Dame, e c'ero anch'io. Questo ricordo mi riempie ancora di piacere, noi stavamo zitte e intimidite in un angolo: bastava esserci, osavamo appena ridacchiare, o canticchiare. Ma c'eravamo, e adesso queste cose hanno un sapore diverso, sono programmate, pilotate, sceneggiate, senza la spontaneità di allora. Una menzione speciale e finale: lo stupore provato in questi giorni a leggere l'uso antistorico, per non dire altro che è stato fatto della nostra "Locomotiva".
RispondiEliminaPer una sorta di assurda perversione, i maschietti uscivano d'inverno coi pantaloni corti, ma d'estate facevano il bagno col costume di lana! Ecco una nota di Giorgia:
RispondiEliminaAl mare.. col costume di lana. (da Coriandoli)
Sette chilometri di strada, noi bambini...,in otto,stipati nella giardinetta di mio padre, si andava al mare!
Come mi sembrava lungo quel viaggio!
Eccola la spiaggia, e quel senso di libertà che non dimenticherò mai, il mare non ha avuto mai piu' quell'odore!
Che frenesia nel toglierci le scarpe per sentire l'acqua, e poi la corsa pazza per immergervi i piedi ,solo quel contatto diceva al cuore: il mare!
Mia madre non si spogliava, e mio padre ripiegava l'orlo dei pantaloni fino al ginocchio.
Nel mio ricordo, quei giorni hanno un posto speciale : il posto della scoperta, e quel sapore non sarà piu'lo stesso!,
Non sarà piu' uguale il suono del riso, e il tono del rimprovero, nè la dolcezza della stanchezza a fine giornata.
Il mio costume da bagno era di lana blu!
fortunata! io ne avevo uno giallino a righe marroncine (nemmeno i colori erano colori) con la pettorina: hai visto mai, che non prendessi freddo al pancino... che restava perennemente bagnato perché non si asciugava mai!
EliminaMa sapete che mi avete fatto davvero divertire? E' piacevolissimo leggere questo blog, e lo scambio di commenti e ricordi. Ho notato però che sui libri classici fate tutti sul serio. Insomma, penso che sia esattamente questo il modo giusto di goderci i libri.
RispondiEliminaVolevo aggiungere: Bravi tutti.
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