(The Picture of Dorian Gray - 1890)
"Sono geloso di tutte le cose la cui bellezza non muore. Sono geloso del ritratto che mi hai fatto. Perché deve conservare quello che io dovrò perdere? A me ogni momento che passa toglie qualcosa, ad esso aggiunge qualche cosa. Oh se fosse il contrario! Se il ritratto potesse cambiare e io potessi essere sempre quello che sono adesso!"
Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde (Ireland 1854-1900)
Narcisista, edonista, artista. Un manifesto a caratteri cubitali sui miti della bellezza e della giovinezza ad ogni costo, come chiave di successo. Innamorato di se stesso, ma soprattutto della propria immagine esteriore, Dorian non esita un istante, nemmeno davanti alla crudeltà, pur di godere all'infinito della crescente popolarità che riscuote. Calpesterà tutto e tutti: la sua ossessione non sembra destinata a finire. Eppure, appesa da qualche parte, c'è una coscienza che rimorde. E la parabola sfavillante di Dorian Gray si interrompe bruscamente nello sfacelo e nella distruzione.
Helmut Berger nel film "Il Dio chiamato Dorian"
Un uomo chiamato specchio. Specchio per lisciarsi, specchio per compiacersi. Ma lo specchio risponde peggio di quello della regina di Biancaneve... e non serve nasconderlo in soffitta, più lo si nasconde e più lui accusa. In effetti ho sempre pensato che il famoso ritratto di Dorian Gray fosse un semplice specchio.
RispondiEliminaHo letto il libro tanti anni fa, ma ho apprezzato molto di più il film visto e rivisto più volte ed in età diverse.Ricordo che la prima volta mi sono spaventata al pensiero di un patto con il diavolo,dell'eterna giovinezza e del narcisismo di quest'uomo che scegliendo l'immortalità,lascia che sia il quadro raffigurante la sua immagine, ad invecchiare e a raggrinzirsi..ma che poi non riuscendo a sopportare il peso di un cambiamento interiore tutto in negativo trafigge il quadro uccidendo se stesso
RispondiEliminaMi compiaccio della scelta, ottimo libro straordinariamente attuale, basta sfogliare Vanity Fair dalla parrucchiera che si è sommerse da improbabili cinquantenni plastificate, botoxizzate, siliconate... un mondo di mostri artificiali, fortunatamente ibridi; e se penso alle torture subite per mantenersi giovani quando non lo si è più, penso anche che il mondo è crudele per chi non si accetta. Questo è il senso che io do a questo spettacolare libro: si è giovani quando si è giovani. A voler insistere si diventa, nel migliore dei casi, ridicoli. Nel peggiore, ecco la risposta.
RispondiEliminaDelle tante trasposizioni cinematografiche, la più accurata è senz'altro quella di Albert Lewin del 1945. Tuttavia, il Dorian Gray più attendibile, secondo me, rimane Helmut Berger nel film "Il dio chiamato Dorian" del '74, di Dallamano, peraltro non memorabile. Helmut Berger si cala perfettamente nel personaggio che più gli somiglia anche nella vita.
RispondiEliminaBellissimo romanzo, e come dice Alud, molto attuale. Assistiamo ogni giorno a esibizioni di vanità come ragione di vita, sia pure non così estrema. Credo sia il romanzo di Oscar Wilde che più gli somiglia, lo ambienta in un mondo che lui conosce bene e del quale è un'anima ispiratrice, e incontrastato protagonista. Con un evidente riflessione finale! Ho sempre pensato che Wilde, scrivendo il finale, stesse valutando l'idea del suicidio come fuga da una vita che gli altri consideravano dissoluta.
RispondiEliminaVeramente bello, e crudele. Dorian fa quasi tenerezza nella sua disperata ricerca di bellezza per se stesso, perché così facendo gli sfuggono le infinite bellezze che lo circondano. Non gode di nulla, solo di attimi uguali ad applausi interessati.
RispondiElimina"...Perché influenzare un individuo vuol dire trasfondergli la propria anima. Egli non pensa pensieri naturalmente suoi, e non arde delle proprie naturali passioni. Le sue virtù non sono una realtà, e i suoi peccati, ammesso che i peccati esistano, sono presi a prestito. Diventa l'eco della musica di qualcun altro, l'attore di una parte che non fu scritta per lui. Lo scopo della vita è lo sviluppo del proprio io. Il completo sviluppo di se stessi – ecco la ragione d'essere di ognuno di noi. Gli uomini oggi hanno paura di se stessi. Hanno dimenticato i doveri più sacri; quelli che si hanno verso di sé. Sono caritatevoli. Nutrono chi ha fame, e vestono chi è nudo. Ma il loro spirito è affamato e ignudo. La nostra razza non ha più coraggio. Forse in fondo non ne ha mai avuto. Il terrore della società, che è la base della morale; il terrore di Dio, che è il segreto della religione: questi sono i sentimenti che ci dominano. Eppure io credo che se un uomo dovesse vivere la vita pienamente e completamente, desse forma a ogni sentimento, espressione a ogni pensiero, realtà a ogni sogno, credo che il mondo si rinsanguerebbe di un così puro fiotto di gioia, che dimenticheremmo tutte le malattie del medievalesimo, e torneremmo all'ideale ellenico – e forse a qualche cosa di migliore e di più ricco dell'ideale ellenico. Ma anche il più coraggioso di noi ha paura di se stesso. Le automutilazioni del selvaggio si ritrovano tragicamente nella autorepressione che martirizza la nostra vita. Siamo puniti per quello che rifiutiamo a noi stessi. Ogni impulso che tentiamo di soffocare, germoglia nella mente, e ci intossica. Il corpo pecca una volta, ed il peccato è finito, perché l'azione è un modo di purificazione. Non rimane che il ricordo del piacere, o la voluttà di un rimpianto. L'unico modo di liberarsi da una tentazione è cederle. Resistete, e vedrete la vostra anima intristire nel desiderio di ciò che s'è inibito, di ciò che le sue leggi mostruose hanno reso mostruoso e illegale. Dicono che i grandi eventi dell'umanità si svolgono nello spirito. Ed è nello spirito, solo nello spirito, che si commettono i grandi peccati dell'umanità"....
RispondiEliminadal libro "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde
Baku
Parola di Lord Henry Wotton.
EliminaWotton incontra Dorian nello studio del pittore Hallward, mentre posa per un ritratto. È colpito dalla bellezza del giovane e gli svela i misteri della vita; gli suggerisce, cioè, una linea di condotta raffinata sciorinandogli una serie di insegnamenti, paragonabili a quelli elargiti ad Andrea Sperelli dal padre (Il Piacere di Gabriele D'Annunzio.
"To get back my youth I would do anything in the world, except take exercise, get up early, or be respectable."
RispondiElimina-- Oscar Wilde, The Picture of Dorian Gray
The Picture of Dorian Gray by Oscar Wilde
RispondiEliminaWritten in his distinctively dazzling manner, Oscar Wilde’s story of a fashionable young man who sells his soul for eternal youth and beauty is the author’s most popular work. The tale of Dorian Gray’s moral disintegration caused a scandal when it first appeared in 1890, but though Wilde was attacked for the novel’s corrupting influence, he responded that there is, in fact, “a terrible moral in Dorian Gray.” Just a few years later, the book and the aesthetic/moral dilemma it presented became issues in the trials occasioned by Wilde’s homosexual liaisons, which resulted in his imprisonment. Of Dorian Gray’s relationship to autobiography, Wilde noted in a letter, “Basil Hallward is what I think I am: Lord Henry what the world thinks me: Dorian what I would like to be—in other ages, perhaps.”
Introduction by Jeffrey Eugenides
Ieri sera ho rivisto il film,non quello della mia giovinezza,ma un film recentissimo e ho avuto la stessa sensazione di paura ,ma più controllata, dovuta al bagaglio di esperienza e di saggezza dell'età.
RispondiEliminaMentre il mio commento dell'altra volta si soffermava sull'uomo che cambia spinto dai consigli di Henry e su come lui diventi pian piano un uomo diverso ed irriconoscibile persino a se stesso,adesso il mio animus s è soffermato sulla negatività,la cattiveria che si antepone per puro egoismo a tutto e a tutti,si uccide persino l'amico caro che cerca di comprendere il cambiamento in negativo, e che paga con tanti accoltellamenti,questa sua devozione Ma la cattiveria non paga mai,arriva sempre la resa dei conti e persino esser bello e giovane in eterno, i peccati di vanità,i piaceri e le fantasie più sfrenate,alla fine ,non bastano più,sopravviene la stanchezza, l'animo ha bisogno di bellezza interiore,di pace con se stesso,in una parola di amore..ed è appunto l'amore che spinge insieme alla consapevolezza che non c'è più il desiderio di percorrere quella strada fatta di malvagità,che lo porterà a scegliere di morire...
Dagli amici mi guardi Iddio, perché non sanno il male che fanno
RispondiEliminaPer Oscar Wilde, l'artista è sempre ed in ogni caso al di sopra del modo comune di intendere il bene e il male. Un superuomo, insomma, al servizio del piacere e non del potere. Nella prefazione al romanzo troviamo alcuni aforismi che spiegano bene il concetto: "L'artista è il creatore di cose belle; coloro che trovano significati brutti nelle cose belle sono corrotti senza essere seducenti; non esistono libri morali o libri immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. E nulla più; ogni arte è del tutto inutile".
RispondiEliminaCoprite lo specchio
RispondiEliminaMi abbaglia
Sono morto giovane!
Oscar feat. Webster