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mercoledì 19 settembre 2012

Poesie - George Byron





(Selected Poems - 1821)


SO, WE'LL GO NO MORE A-ROVING

So, we'll go no more a-roving
  So late into the night,
Though the heart be still as loving,
  And the moon be still as bright.

For the sword outwears its sheath,
  And the soul wears out the breast,
And the heart must pause to breathe,
  And love itself have rest.

Though the night was made for loving,
  And the day returns too soon,
Yet we'll go no more a-roving
  By the light of the moon.

Così noi non andremo più vagando
 Tanto tardi nella notte, anche se ancora
 Come sempre ama il cuore e come sempre
 Splende la luna.
 Perché la spada consuma il fodero
 E dall'anima il petto consumato;
 Deve aver posa il cuore per rivivere
 E riposare amore.
Benché la notte sia fatta per amare
E troppo presto il giorno ritorni,
Pure noi non andremo più vagando
Al lume della luna. 

E infine, the least not the last, concludo la carrellata sui poeti romantici inglesi con Lord Byron. Poche linee per descriverlo: viso meraviglioso e fisico menomato, disinibito sessualmente, ossessionato dall'idea di essere un angelo caduto in volo. Coltissimo, perfezionista e completo come autore. Ma anche giovane entusiasta di tutto, innamorato come Shelley e Keats dell'Italia; innamorato delle donne e delle città italiane, frenetico nel voler vivere intensamente ogni attimo, quasi presagendo che il tempo per farlo sarebbe stato poco. Fedele agli ideali romantici, viaggiò ovunque; aderì alla Carboneria italiana e poi alla causa greca, andando a morire di febbre a Missolungi.



"...insomma, io amo tutto e ogni cosa."

Lord George Gordon Noel Byron (England 1788-1824)


28 commenti:

  1. ...eppure devo andare, perché sono come un'alga
    strappata dallo scoglio nella schiuma dell'oceano, per salpare
    ovunque la sbatta l'ondata, o il respiro della tempesta prevalga.

    "Still must I on; for I am as a weed,
    Flung from the rock, on ocean's foam, to sail
    Where'er the surge may sweep, or tempest's breath prevail."

    Lord G.Byron Childe Harold's Pilgrimage

    Questo sarà il mio epitaffio!

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  2. E' L'ORA - GEORGE BYRON

    È l’ora in cui s’ode tra i rami
    La nota acuta dell’usignolo;
    È l’ora in cui i voti degli amanti
    Sembrano dolci in ogni parola sussurrata
    E i venti miti e le acque vicine
    Sono musica all’orecchio solitario.
    Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore
    E in cielo sono spuntate le stelle
    E c’è sull’onda un azzurro più profondo
    E nei Cieli quella tenebra chiara,
    Dolcemente oscura e oscuramente pura,
    Che segue al declino del giorno mentre
    Sotto la luna il crepuscolo si perde.

    IT IS THE HOUR - GEORGE BYRON

    It is the hour when from the boughs
    The nightingale's high note is heard;
    It is the hour -- when lover's vows
    Seem sweet in every whisper'd word;
    And gentle winds and waters near,
    Make music to the lonely ear.
    Each flower the dews have lightly wet,
    And in the sky the stars are met,
    And on the wave is deeper blue,
    And on the leaf a browner hue,
    And in the Heaven that clear obscure
    So softly dark, and darkly pure,
    That follows the decline of day
    As twilight melts beneath the moon away.

    Ti rispondo con altri versi stupendi. Ho cercato di scegliere bene, ma avevo solo l'imbarazzo!

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    1. Nella traduzione, presente ovunque sul web, manca un verso (il decimo). Ecco la traduzione completa:

      E' L'ORA - George Gordon Brown (da Parisina)

      È l’ora in cui s’ode tra i rami
      La nota acuta dell’usignolo;
      È l’ora in cui i voti degli amanti
      Sembrano dolci in ogni parola sussurrata
      E i venti miti e le acque vicine
      Sono musica all’orecchio solitario.
      Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore
      E in cielo sono spuntate le stelle
      E c’è sull’onda un azzurro più profondo
      E sulla foglia si oscura il colore,
      E nei Cieli quella tenebra chiara,
      Dolcemente oscura e oscuramente pura,
      Che segue al declino del giorno mentre
      Sotto la luna il crepuscolo si perde.

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  3. Copio la nota alla poesia NON VAGHEREMO PIU' COSI':

    Questa lirica fu inviata il 28 febbraio del 1817 a Thomas Moore, il quale la incluse nel suo volume "Life. Letters and Journals of Lord Byron with notices of his life". Si noti come la figurale allusività sessuale di questo verso impregni di sé tutta la seconda quartina, contrastando ludicamente il motivo dominante la composizione: quello luttuoso del tempo che fugge per non tornare.

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    1. Maria Grazia20/12/13, 16:28

      La descrizione della propria condizione spirituale e l'analisi dei propri stati d'animo sono gli elementi comuni a tutti i poeti romantici: a volte ribelli ed appassionati, ora malinconici e depressi, tutti loro si richiudono in se stessi e scavano nella propria interiorità cercando qualcosa che non trovano, ma che ritengono essenziale alla loro stessa vita. "Così più non andremo" esprime la necessità del poeta di allontanarsi per un poco da quelle passioni che lo distruggono, ma che senza le quali non potrebbe vivere.

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  4. Il poeta che chiude il cerchio... ma quanta competenza in più. Byron non è solo un romantico, è molto di più, non è solo un poeta, è anche un compìto autore e scrittore. Avevo scelto la stessa poesia che hai messo nell'introduzione, la trovo stupenda e memorabile. In effetti amo il Byron poeta istintivo, mentre il resto dei suoi capolavori leccati e precisini mi lasciano un po' così... fatta eccezione per il Don Juan che trovo affascinante.

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  5. Sto scoprendo la poesia e non immaginavo che mi avrebbe regalato più emozione di un romanzo. Ero rimasta alle poesie studiate a memoria a scuola, per le quali non avevo certo strabiliato, eccetto Leopardi. Ma adesso ho scoperto qualcosa di magico nei versi, una musicalità nuova. Ho letto attentamente queste due poesie, posso dire che si sta innescando in me un meccanismo appassionante!

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  6. Mi ha molto colpito il saluto posto sul monumento del suo cane Terranova di nome Boatswain da aprte di Lord Byron:
    Near this spot Are deposited the Remains of one Who possessed Beauty without Vanity, Strength without Insolence, Courage without Ferocity, And all the Virtues of Man without his Vices. This Praise, which would be unmeaning Flattery If inscribed over human ashes, Is but a just tribute to the Memory of BOATSWAIN, a DOG Who was born at Newfoundland, May, 1803, And died at Newstead, Nov 18th, 1808.

    «In questo luogo è deposta la spoglia di uno che fu bello senza vanità, forte senza insolenza, coraggioso senza ferocia. Egli possedeva tutte le virtù dell'uomo, senza i suoi vizi. E questa lode, che non sarebbe che una bugiarda adulazione se ne fossero oggetto resti umani, non è invece che il giusto omaggio alla memoria di Boatswain, un cane che nacque a Terranova nel maggio 1803 e morì a Newstead Abbey il 18 novembre 1808. Queste pietre segnano il posto di un amico. Uno solo ne ho conosciuto e qui riposa.
    Si racconta ,da epistole ad un amico,della dolcezza del cane ,che pur avendo contratto la rabbia, mai aveva tentato di mordere le persone che amava.

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  7. Mi piace ricordare alcune frasi di Lord George Byron che sento mie e che spesso vengono ricordate per la loro incisività:
    "Per l'uomo l'amore è una parte della vita, per la donna è tutta l'esistenza"
    "l'amicizia è amore senza le ali"
    "Il ricordo della gioia non è più gioia;il ricordo del dolore è ancora dolore"

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  8. SHE WALKS IN BEAUTY - GEORGE BYRON

    She walks in beauty, like the night
    Of cloudless climes and starry skies;
    And all that's best of dark and bright
    Meet in her aspect and her eyes:
    Thus mellowed to that tender light
    Which heaven to gaudy day denies.
    One shade the more, one ray the less,
    Had half impaired the nameless grace
    Which waves in every raven tress,
    Or softly lightens o'er her face;
    Where thoughts serenely sweet express
    How pure, how dear their dwelling place.
    And on that cheek, and o'er that brow,
    So soft, so calm, yet eloquent,
    The smiles that win, the tints that glow,
    But tell of days in goodness spent,
    A mind at peace with all below,
    A heart whose love is innocent!


    ELLA CAMMINA AVVOLTA DI BELLEZZA - GEORGE BYRON

    Ella cammina avvolta di bellezza, come la notte
    d’aria senza nubi e cieli stellati;
    e quanto è di meglio nella luce e nell’oscurità
    s’incontra nel suo aspetto e nei suoi occhi:
    addolcito tanto da trasmutarsi in quello splendore soave
    che il cielo nega al giorno.

    Una sfumatura in più, un raggio in meno
    avrebbero forse alterato quella grazia ineffabile
    che ondeggia nella sua treccia corvina
    o le rischiara dolcemente il volto;
    dove i pensieri sereni e puri rivelano
    quanto sia onesta e cara la dimora abituale.

    Su quella guancia, e sopra la fronte così mite,
    così tranquilla ed eloquente a un tempo
    è il sorriso che avvince e il brillante incarnato
    che narra di giorni spesi nel bene
    di uno spirito in pace con tutte le terrene cose
    e di un cuore il cui amore è innocente.

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    1. Ella splendida incede, come notte
      di limpido immenso e cieli di stelle,
      E tutto il meglio di oscuro e di luce
      Negli occhi e nell'aspetto suo rifulge:
      Dolce in quel tenero chiarore
      Che il cielo nega allo sfarzo del giorno.
      Lord Byron

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  9. Ella cammina avvolta nella bellezza.... una leggenda, immagini delicate e indimenticabili, mi riservo il diritto di cercare quella che mi piace di più e postarla!

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  10. Ogni promessa è debito, e son ben felice di assolverlo:

    THE OCEAN - GEORGE BYRON
    (From Childe Harold’s Pilgrimage)

    Roll on, thou deep and dark blue Ocean, roll!
    Ten thousand fleets sweep over thee in vain;
    Man marks the earth with ruin; his control
    Stops with the shore; upon the watery plain
    The wrecks are all thy deed, nor doth remain
    A shadow of man’s ravage, save his own,
    When, for a moment, like a drop of rain,
    He sinks into thy depths with bubbling groan,
    Without a grave, unknelled, uncoffined, and unknown.

    Thy shores are empires, changed in all save thee:
    Assyria, Greece, Rome, Carthage, what are they?
    Thy waters washed them power while they were free,
    And many a tyrant since; their shores obey
    The stranger, slave, or savage; their decay
    Has dried up realms to deserts: not so thou,
    Unchangeable save to thy wild waves’ play;
    Time writes no wrinkle on thine azure brow;
    Such as creation’s dawn beheld, thou rollest now.

    Thou glorious mirror, where the Almighty’s form
    Glasses itself in tempests; in all time,
    Calm or convulsed; in breeze or gale or storm,
    Icing the pole, or in the torrid clime
    Dark-heaving, boundless, endless, and sublime,—
    The image of Eternity, the throne
    Of the Invisible; even from out thy slime
    The monsters of the deep are made; each zone
    Obeys thee; thou goest forth, dread, fathomless, alone.

    And I have loved thee, Ocean! and my joy
    Of youthful sports was on thy breast to be
    Borne, like thy bubbles, onward: from a boy
    I wantoned with thy breakers; they to me
    Were a delight; and if the freshening sea
    Made them a terror, ’t was a pleasing fear,
    For I was as it were a child of thee,
    And trusted to thy billows far and near,
    And laid my hand upon thy mane, as I do here.

    Ondeggia, Oceano nella tua cupa
    e azzurra immensità.
    A migliaia le navi ti percorrono invano;
    L'uomo traccia sulla terra i confini,
    apportatori di sventure,
    Ma il suo potere ha termine sulle coste,
    Sulla distesa marina
    I naufragi sono tutti opera tua,
    è l'uomo da te vinto,
    Simile ad una goccia di pioggia,
    S'inabissa con un gorgoglio lamentoso,
    Senza tomba, senza bara,
    senza rintocco funebre, ignoto.
    Sui tuoi lidi sorsero imperi,
    contesi da tutti a te solo indifferenti
    Che cosa resta di Assiria, Grecia, Roma,
    Cartagine?
    Bagnavi le loro terre quando erano libere
    e potenti.
    Poi vennero parecchi tiranni stranieri,
    La loro rovina ridusse i regni in deserti;
    Non così avvenne, per te, immortale e
    mutevole solo nel gioco selvaggio delle onde;
    Il tempo non lascia traccia
    sulla tua fronte azzurra.
    Come ti ha visto l'alba della Creazione,
    così continui a essere mosso dal vento.
    E io ti ho amato, Oceano,
    e la gioia dei miei svaghi giovanili,
    era di farmi trasportare dalle onde
    come la tua schiuma;
    fin da ragazzo mi sbizzarrivo con i tuoi flutti,
    una vera delizia per me.
    E se il mare freddo faceva paura agli altri,
    a me dava gioia,
    Perché ero come un figlio suo,
    E mi fidavo delle sue onde, lontane e vicine,
    E giuravo sul suo nome, come ora...

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  11. Nel 1971 uno sceneggiato paralizzò l'Italia: Il segno del Comando. La prima puntata si apriva con l'arrivo alla Settimana Byroniana, convegno letterario che si teneva a Roma, di Lancelot Edward Forster (Ugo Pagliai), un professore di letteratura inglese di Cambridge alle prese con la traduzione di un diario di Lord Byron, scritto durante il soggiorno romano del 1817....

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  12. Oggi mi va anche di raccontare due cose buffe che ho sentito di persona. La prima fu detta da una signora che aveva trasformato il povero Byron in messicano: "Ah mio figlio è davvero bravo, adesso sta studiando Biròn".
    La seconda mi capitò in corriera, mentre cercavo di leggere il Don Juan. Il signor T., seduto accanto a me, vedendo la copertina del libro disse: "Cus'ela? La storia dl'amaro Don bairon?"

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  13. I wanted to thank you for this wonderful read!! I certainly loved every little bit of it. I've got you book marked to look at new stuff you post…

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  14. SUN OF THE SLEEPLESS! - GEORGE GORDON BYRON
    (From "Hebrew Melodies")

    Sun of the Sleepless! melancholy star!
    Whose tearful beam glows tremulously far,
    That show’st the darkness thou canst not dispel,
    How like art thou to Joy remembered well!
    So gleams the past, the light of other days,
    Which shines but warms not with its powerless rays:
    A night-beam Sorrow watcheth to behold,
    Distinct, but distant – clear – but, oh, how cold!


    SOLE DEGLI INSONNI - GEORGE GORDON BYRON

    Sole degli insonni, stella malinconica
    il cui lagrimoso raggio risplende tremolando lontano,
    tu mostri l'oscurità che dissipare non puoi,
    come sei simile alla gioia chiara del ricordo!
    Così il passato scintilla, luce di altri giorni,
    che brilla, ma non riscalda con i suoi raggi fiacchi,
    raggio notturno di Dolore che veglia da contemplare
    distinto, ma distante - chiaro - ma, oh sì freddo!

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  15. La citazione d'apertura del film Into the wild è di Byron:

    "C'è una gioia nei boschi inesplorati, C'è un'estasi sulla spiaggia solitaria, C'è vita dove nessuno arriva vicino al mare profondo, e c'è musica nel suo boato. Io non amo l'uomo di meno, ma la Natura di più."

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    1. THERE IS A PLEASURE IN THE PATHLESS WOODS - G.G. BYRON
      (from Childe Harold, Canto iv, Verse 178)

      There is a pleasure in the pathless woods,
      There is a rapture on the lonely shore,
      There is society, where none intrudes,
      By the deep sea, and music in its roar:
      I love not man the less, but Nature more,
      From these our interviews, in which I steal
      From all I may be, or have been before,
      To mingle with the Universe, and feel
      What I can ne'er express, yet cannot all conceal.

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    2. C'è una gioia nei boschi inesplorati,
      C'è un'estasi sulla spiaggia solitaria,
      C'è vita dove nessuno arriva vicino al mare profondo,
      e c'è musica nel suo boato.
      Io non amo l'uomo di meno, ma la Natura di più.
      Per questi nostri colloqui, in cui rubo
      Per tutto quello che potrei essere, o che sono stato prima,
      Per mescolarmi con l'Universo, e sentire
      Quello che non riuscirei mai a esprimere, e nemmeno celare.

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  16. Il IV canto del "Child Harold" è dedicato alle bellezze dell'Italia. Apre su Roma, ma a me piace la parte dedicata alla Cascata delle Marmore:

    TERNI - GEORGE GORDON BYRON
    (Childe Harold, Canto iv. Stanzas 69–72.)

    THE ROAR of waters!—from the headlong height
    Velino cleaves the wave-worn precipice;
    The fall of waters! rapid as the light
    The flashing mass foams shaking the abyss;
    The hell of waters! where they howl and hiss,
    And boil in endless torture; while the sweat
    Of their great agony, wrung out from this
    Their Phlegethon, curls round the rocks of jet
    That gird the gulf around, in pitiless horror set,

    And mounts in spray the skies, and thence again
    Returns in an unceasing shower, which round,
    With its unemptied cloud of gentle rain,
    Is an eternal April to the ground,
    Making it all one emerald:—how profound
    The gulf! and how the giant element
    From rock to rock leaps with delirious bound,
    Crushing the cliffs, which, downward worn and rent
    With his fierce footsteps, yield in chasms a fearful vent

    To the broad column which rolls on, and shows
    More like the fountain of an infant sea
    Torn from the womb of mountains by the throes
    Of a new world, than only thus to be
    Parent of rivers, which flow gushingly,
    With many windings, through the vale:—Look back!
    Lo! where it comes like an eternity,
    As if to sweep down all things in its track,
    Charming the eye with dread, a matchless cataract,

    Horribly beautiful! but on the verge,
    From side to side, beneath the glittering morn,
    An Iris sits, amidst the infernal surge,
    Like Hope upon a death-bed, and, unworn
    Its steady dyes, while all around is torn
    By the distracted waters, bears serene
    Its brilliant hues with all their beams unshorn:
    Resembling, ’mid the torture of the scene,
    Love watching Madness with unalterable mien.

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    1. TERNI - GEORGE GORDON BYRON
      (il Pellegrinaggio del giovane Aroldo, IV canto, stanze LXIX-LXXII)

      LXIX
      Rimbombo di acque! Dalla scoscesa altura il Velino fende il baratro consunto dai flutti. Caduta di acque! Veloce come la luce, la lampeggiante massa spumeggia, scuotendo l'abisso. Inferno di acque! là dove queste urlano e sibilano e ribollono nell'eterna tortura; mentre il sudore della loro immane agonia, spremuto da questo loro Flegetonte, abbraccia le nere rocce che circondano l'abisso, disposte con dispietato orrore,

      LXX
      e sale in spuma verso il cielo, per ricaderne in un incessante scroscio, che, con la sua inesausta nube di mite pioggia, reca un eterno aprile al terreno attorno, rendendolo tutto uno smeraldo: - quanto profondo è l'abisso! E come di roccia in roccia il gigantesco Elemento balza con delirante salto, abbattendo le rupi che, consunte e squarciate dai suoi feroci passi, concedono in abissi uno spaventoso sfogo

      LXXI
      alla poderosa colonna d'acqua che continua a fluire e sembra piuttosto la sorgente di un giovane mare, divelto dal grembo di montagne dalle doglie di un nuovo mondo, che non soltanto la fonte di fiumi che scorrono fluenti in numerosi meandri attraverso la valle! Volgiti indietro! Vedi, dove esso si avanza simile ad una Eternità, quasi che dovesse spazzar via tutto ciò che trova sul suo cammino, affascinando l'occhio col Terrore - impareggiabile cateratta,

      LXXII
      orribilmente bella! ma sul margine, da una parte all'altra, sotto lo scintillante mattino, posa un'iride tra gli infernali gorghi, simile alla Speranza presso un letto di morte, e, inconsunta nelle sue fisse tinte, mentre tutto là attorno è dilaniato dalle acque infuriate, innalza serenamente i suoi fulgidi colori con tutti i loro raggi intatti, e sembra, tra l'orrore della scena, l'Amore che sorveglia la Follia con immutabile aspetto.

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  17. Dall'ultimo verso di Darkness gli Ocean si sono ispirati per la loro "She was the Universe".

    DARKNESS - GEORGE GORDON BYRON

    I had a dream, which was not all a dream.
    The bright sun was extinguish'd, and the stars
    Did wander darkling in the eternal space,
    Rayless, and pathless, and the icy earth
    Swung blind and blackening in the moonless air;
    Morn came and went--and came, and brought no day,
    And men forgot their passions in the dread
    Of this their desolation; and all hearts
    Were chill'd into a selfish prayer for light:
    And they did live by watchfires--and the thrones,
    The palaces of crowned kings--the huts,
    The habitations of all things which dwell,
    Were burnt for beacons; cities were consumed,
    And men were gathered round their blazing homes
    To look once more into each other's face;
    Happy were those who dwelt within the eye
    Of the volcanos, and their mountain-torch:
    A fearful hope was all the world contain'd;
    Forests were set on fire--but hour by hour
    They fell and faded--and the crackling trunks
    Extinguish'd with a crash--and all was black.
    The brows of men by the despairing light
    Wore an unearthly aspect, as by fits
    The flashes fell upon them; some lay down
    And hid their eyes and wept; and some did rest
    Their chins upon their clenched hands, and smiled;
    And others hurried to and fro, and fed
    Their funeral piles with fuel, and looked up
    With mad disquietude on the dull sky,
    The pall of a past world; and then again
    With curses cast them down upon the dust,
    And gnash'd their teeth and howl'd: the wild birds shriek'd,
    And, terrified, did flutter on the ground,
    And flap their useless wings; the wildest brutes
    Came tame and tremulous; and vipers crawl'd
    And twined themselves among the multitude,
    Hissing, but stingless--they were slain for food.
    And War, which for a moment was no more,
    Did glut himself again;--a meal was bought
    With blood, and each sate sullenly apart
    Gorging himself in gloom: no love was left;
    All earth was but one thought--and that was death,
    Immediate and inglorious; and the pang
    Of famine fed upon all entrails--men
    Died, and their bones were tombless as their flesh;
    The meagre by the meagre were devoured,
    Even dogs assail'd their masters, all save one,
    And he was faithful to a corse, and kept
    The birds and beasts and famish'd men at bay,
    Till hunger clung them, or the dropping dead
    Lured their lank jaws; himself sought out no food,
    But with a piteous and perpetual moan,
    And a quick desolate cry, licking the hand
    Which answered not with a caress--he died.
    The crowd was famish'd by degrees; but two
    Of an enormous city did survive,
    And they were enemies: they met beside
    The dying embers of an altar-place
    Where had been heap'd a mass of holy things
    For an unholy usage; they raked up,
    And shivering scraped with their cold skeleton hands
    The feeble ashes, and their feeble breath
    Blew for a little life, and made a flame
    Which was a mockery; then they lifted up
    Their eyes as it grew lighter, and beheld
    Each other's aspects--saw, and shriek'd, and died--
    Even of their mutual hideousness they died,
    Unknowing who he was upon whose brow
    Famine had written Fiend. The world was void,
    The populous and the powerful--was a lump,
    Seasonless, herbless, treeless, manless, lifeless--
    A lump of death--a chaos of hard clay.
    The rivers, lakes, and ocean all stood still,
    And nothing stirred within their silent depths;
    Ships sailorless lay rotting on the sea,
    And their masts fell down piecemeal: as they dropp'd
    They slept on the abyss without a surge--
    The waves were dead; the tides were in their grave,
    The moon their mistress had expir'd before;
    The winds were withered in the stagnant air,
    And the clouds perish'd; Darkness had no need
    Of aid from them--She was the Universe.

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    1. L'OSCURITÀ - GEORGE GORDON BYRON

      Ebbi un sogno che non era completamente un sogno.
      Il sole radioso si era spento, e le stelle
      vagavano oscurandosi nello spazio eterno,
      disperse e prive di raggi, e la terra coperta di ghiacci
      intenebrandosi ruotava cieca nell'aria senza luce;
      il mattino venne e svanì, ritornò senza portare il giorno,
      e nel terrore di questa desolazione gli uomini obliarono
      le loro passioni; e ogni cuore
      gelò in un'egoista preghiera di luce:
      e vissero presso fuochi di campo e i troni,
      i palazzi di re incoronati; i tuguri,
      le abitazioni di tutti gli abitanti
      furono arsi come fuoco di segnalazione; si consumarono
      le città e gli uomini si radunarono attorno alle loro case divampanti
      per guardarsi ancora una volta in volto;
      felici coloro che dimoravano nello sguardo
      dei vulcani, e nei pressi della loro torcia montana:
      il mondo conteneva una sola timorosa speranza;
      le foreste furono incendiate, ma in poche ore
      crollarono distrutte, e i crepitanti tronchi
      si spegnevano in uno scroscio - e tutto tornava oscuro.
      Presso la luce disperata i volti umani
      prendevano un'espressione disumana, mentre a tratti
      le fiammate li rischiaravano di colpo; si stesero alcuni
      e piangendo si coprivano gli occhi; altri poggiavano
      il capo sulle mani serrate a pugno, ridacchiando;
      altri correvano avanti e indietro, tenendo vivo
      il proprio rogo funebre e fissavano
      con inquietudine folle il cielo ottenebrato,
      mortuario manto di un mondo passato; e poi ancora
      abbassavano lo sguardo nella polvere bestemmiando
      e i denti digrignavano urlando: stridevano gli uccelli selvatici
      e, terrorizzati svolazzavano a terra,
      dibattendo le ali invano; i più selvaggi bruti
      divennero domi e tremanti; vipere strisciando
      s'attorcigliavano tra la moltitudine,
      innocue sibilando - furono trucidate per servire come nutrimento!
      E la Guerra che per un attimo sostò,
      si saziò di nuovo: il pasto fu acquistato
      col sangue, e ognuno in disparte sedeva tetro
      satollandosi nello sconforto: svanì l'amore;
      la terra intera aveva un sol pensiero - la morte
      ingloriosa e immediata; e i morsi della fame
      si nutrivano dei visceri, gli uomini si estinguevano,
      e le loro ossa rimanevano insepolte come la loro carne:
      esseri scarniti da altri scarniti venivano divorati,
      perfino i cani si scagliavano sui padroni, tutti, meno uno,
      fedele a un cadavere, teneva
      gli uccelli e le belve a distanza, e gli uomini famelici,
      finché la fame non li essiccava o, i caduti morti
      richiamavano le loro mascelle scarne; per sé non cercò cibo,
      ma con pietoso lamento perenne,
      e un guaito desolato improvviso, lambendo la mano
      che non rispose con una carezza, morì.
      La folla morì di fame lentamente; ma due
      di una città enorme, sopravvissero,
      ed erano nemici: s'incontravano presso
      le braci morenti di un altare
      dove un gran numero di oggetti sacri per un sacrilego uso
      fu ammassato; attizzarono il fuoco,
      rabbrividendo; con le loro fredde mani inscheletrite,
      sfregarono le ceneri estenuate, e il loro respiro fievole
      soffiò per un po' di vita, e ottennero una fiamma
      ch'era una beffa; e alzarono gli occhi
      mentre l'ansia si rischiarava, e scorsero
      il reciproco aspetto: si videro, e strillarono, e morirono.
      A ucciderli fu il reciproco aspetto orrendo,
      senza che sapessero chi fosse colui sul cui volto
      la carestia l'aspetto del Demonio aveva dipinto. Deserto
      era il mondo, il popoloso e il potente era una zolla
      senza stagioni, senza erbe, senza alberi, senza uomo, senza vita,
      una zolla di morte: un caos di dura argilla.
      I fiumi, i laghi, l'oceano erano immoti,
      nulla si muoveva nelle loro profondità silenziose;
      prive di equipaggio le navi galleggiavano sul mare imputridendo,
      gli alberi cadevano a pezzi: una volta caduti,
      dormivano nell'abisso privo di flutti.
      Morte erano le onde; le maree erano sepolte,
      la loro signora, la luna, era spirata prima;
      i venti nell'aria stagnante s'erano inariditi,
      e perirono le nubi; l'Oscurità non aveva bisogno
      del loro aiuto: Ella era l'Universo.

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    2. E questo è il testo della canzone degli Ocean, dal contenuto pressoché identico:

      SHE WAS THE UNIVERSE - THE OCEAN
      Man is weaker and baser by nature than Thou hast believed him!
      By showing him so much respect, Thou didst, as it were, cease to feel for him, for Thou didst ask too much from him - Thou who hast loved him more than Thyself?
      Respecting him less, Thou wouldst have asked less of him.
      That would have been more like love, for his burden would have been lighter."
      [The Grand Inquisitor to Jesus, in Fjodor Dostoevsky "The Brothers Karamazov"]

      I had a dream which was not all a dream
      The sun was extinguished
      And the stars wandered darkling in space
      Rayless, and pathless
      And the icy Earth swung blind and blackened in the moonless air
      And men forgot their passions in the dread
      Of this their desolation; And all hearts were chilled into a selfish prayer for light: They did live by watchfires
      And the thrones of crowned kings
      Habitations of all things which dwell
      Were burnt for beacons
      Oh Lord, I lack the strength
      To turn and leave you
      There's no confidence
      In my hesitation
      Happy were those who dwelt in the eye of the volcanoes
      Their mountain-torch: A fearful hope was all the world contained
      Forests were set on fire
      But hour by hour they fell and faded
      The crackling trunks extinguished with a crash - And all was black
      The brows of men by the despairing light wore an unearthly aspect
      The flashes fell upon them; Some lay down and hid their eyes
      And some did rest
      Their chins upon their clenched hands, and smiled
      And vipers crawled
      And twined themselves among the multitude
      Hissing, but stingless
      They were slain for food
      A meal was bought with blood
      And each sate apart
      Gorging himself in gloom: No love was left.

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  18. Everyman's Library22/04/14, 09:03

    George Gordon Byron, 6th Baron Byron, died on 19 april 1824 in what is now Greece, where he had traveled to support the Greek struggle for independence from Turkey. Even today, he is considered a Greek national hero.

    “There is a pleasure in the pathless woods,
    There is a rapture on the lonely shore,
    There is society, where none intrudes,
    By the deep sea, and music in its roar:
    I love not man the less, but Nature more”

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  19. lawyer in california26/07/14, 07:27

    I constantly spent my half an hour to read this blog's posts everyday along with a mug of coffee.

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  20. northern beaches10/09/14, 11:08

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