(The Hound of the Baskervilles - 1901)
Un urlo lungo, sommesso, indescrivibilmente malinconico, percorse la landa. Tutta l'aria ne echeggiava, e tuttavia era impossibile dire donde venisse. Da sussurro soffocato si gonfiò in un boato profondo per ricadere poi ancora una volta in un mormorio vibrante, sconsolato.
Stapleton mi guardò con una strana espressione nel volto. -Che posto, la landa!- osservò.
-Ma che cos'è?-
-La gente del luogo dice che sia il Mastino dei Baskerville che chiama la sua vittima. Io l'ho già udito un paio di volte, ma mai così forte.-
Mi volsi intorno con un brivido di paura nel cuore, e contemplai l'immensa piana ondeggiante, marezzata di verdi macchie di giunchi. Nulla si muoveva su quell'ampia distesa, se non una coppia di corvi che presero a gracchiare aspramente da una sporgenza rocciosa alle nostre spalle.
Torno al sicuro, tra le pagine dei miei libri più amati, per godermi ancora una volta questo magnifico romanzo che, come sempre succede con Sherlock Holmes, è sia gotico che scientifico. Confesso che la soluzione dell'enigma mi serve solo per placare l'ansia, perché la parte che preferisco nei noir è sempre l'ambientazione: la descrizione degli oggetti, delle case, dei posti, del tempo, delle persone. Adoro immaginarmi le scene in bianco e nero, i lunghi mantelli svolazzanti nella notte, le umide cripte scricchiolanti, i lumi tremolanti che si spengono all'improvviso per un soffio di vento freddo, e quelle lunghe ombre che si muovono dietro di me mentre leggo....
Sir Arthur Conan Doyle (Scotland 1859-1930)