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domenica 17 giugno 2012

Canto di Natale - Charles Dickens




(A Christmas Carol - 1843)

Lo spirito si insinuò tra le tombe e ne indicò una. Scrooge vi si avvicinò tremante. Il fantasma era esattamente quello di prima, ma ora temeva di scorgere un nuovo significato nel suo aspetto solenne. - Prima di avvicinarmi troppo alla pietra che mi indichi - disse Scrooge - rispondi a una domanda. Sono, queste, le ombre delle cose future, o sono le ombre delle cose che potrebbero essere?- Il fantasma continuò ad indicare la tomba presso la quale si trovava.
-Il cammino degli uomini prevede certe mete che, con la perseveranza, possono essere raggiunte - disse Scrooge. - Ma se questo cammino viene abbandonato, le mete saranno diverse. Può avvenire la stessa cosa con quanto mi hai mostrato? - Lo spirito stava immobile come sempre. Scrooge si avvicinò alla tomba e, seguendo la direzione indicata dal dito, lesse sulla pietra del sepolcro trasandato il suo nome: "Ebenezer Scrooge".



A CHRISTMAS CAROL by CHARLES DICKENS (illustrated by George Alfred Williams - New York, 1905)


Due mesi fa ho visitato la mostra Two Centuries After, a Palazzo Saraceni di Bologna, dedicata a Dickens nel bicentenario della nascita. Mi sono persa lungo la parete-libreria con le numerose edizioni delle sue opere, per finire poi letteralmente stregata dalle tavole con le illustrazioni di "A Christmas Carol", eseguite da un'infinità di artisti in quasi due secoli. Adesso, grazie a Paperone-Scrooge, Topolino-Cratchit e Paperino-Fred, tutti conoscono la storia dei tre spiriti del Natale passato, presente e futuro, e del miracolo ottenuto. Ma quanta denuncia sociale, dietro questa bella favola, quante accuse alle leggi inique dell'epoca, e quanta satira su nobiltà, chiesa e borghesia! Comunque, oggi 17 giugno con 33°, è stato bello tuffarsi in una  frenetica vigilia di Natale di 150 anni fa, e percorrere le strade ghiacciate di  Londra tra le carrozze e i passanti infreddoliti, tra le botteghe speziate e adornate di agrifoglio e le veloci servette  mandate a comprare le ultime mele o castagne....


Ringrazio Fausto Maraldi per quanto segue:


Tema Natale: da "UN CANTO DI NATALE" (Charles Dickens)

… Corse alla finestra, l'aprì e sporse fuori la testa; niente nebbia, niente bruma; una giornata chiara, luminosa, gioviale, stimolante, fredda; un freddo che frustava il sangue e metteva voglia di ballare; un sole d'oro, un cielo incantevole; aria fresca e dolce; campane gioiose. Oh, splendido, splendido! "Che giorno è oggi?", gridò Scrooge, verso la strada, a un ragazzo vestito a festa, che forse si era fermato proprio per guardare lui.

"Eh...?", rispose il ragazzo, con tutto lo stupore di cui era capace. "Che giorno è oggi, mio bel figliolo?", chiese Scrooge. "oggi...", replicò il ragazzo, "ma come? È Natale!" "È Natale", disse Scrooge a se stesso. "Non l'ho lasciato passare. Gli spiriti hanno fatto tutto in una notte sola. Possono fare qualunque cosa vogliono, naturalmente; naturalmente, possono fare qualunque cosa vogliono!" "Senti, ragazzino." "Sì", rispose il ragazzo. "Sei un ragazzino intelligente", disse Scrooge, "un ragazzino straordinario. Sai se hanno venduto quel tacchino che c'era appeso in mostra alla bottega? Non il tacchino piccolo, ma quello grosso." "Quale, quello grosso come me?", rispose il ragazzino. " - Che ragazzino delizioso! E un piacere parlare con lui. - Sì, figliolo mio." "C'è ancora appeso adesso", replicò il ragazzo. "C'è", disse Scrooge. "Va' a comperarlo." "È matto!", rispose il ragazzo. "No, no", disse Scrooge. "Va' a comperarlo, e di che lo portino qui, perché possa dare l'indirizzo dove deve essere mandato. Ritorna col commesso e ti darò uno scellino; ritorna con lui in meno di cinque minuti e ti darò mezza corona."

Il ragazzo partì come una palla di fucile; e chi avesse potuto far partire una palla con una velocità pari a metà della sua avrebbe dovuto avere la mano ben ferma sul grilletto. "Lo voglio mandare a Bob Cratchit", mormorò Scrooge, fregandosi le mani e scoppiando in una risata. "Non saprà chi è che glielo ha mandato. E grande il doppio di Tiny Tim. Nessuno ha mai fatto uno scherzo così ben riuscito come quello di mandare quel tacchino a Bob." La calligrafia con la quale scrisse l'indirizzo non era molto ferma; tuttavia, in un modo o nell'altro, lo scrisse, poi scese giù ad aprire la porta di strada per trovarsi pronto all'arrivo del commesso del pollaiolo. Mentre stava sulla porta, aspettandolo, gli cadde sott'occhio il batacchio. "A questo vorrò bene finché vivo", gridò Scrooge, accarezzandolo con le mani. "E dire che prima lo avevo appena guardato! Che espressione onesta c'è in quella faccia! E un batacchio magnifico. Ma ecco il tacchino. Hello, come state? Buon Natale!" Quello era un tacchino! E impossibile che quell'uccello fosse mai stato in piedi. Le zampe gli si sarebbero piegate sotto in un minuto, come bastoncini di ceralacca. "Ma è impossibile portarlo fino a Camden Town. Bisogna che prendiate una carrozza."

Il risolino col quale pronunciò queste parole, e quello col quale pagò il tacchino, e quello col quale pagò la carrozza, e quello col quale ricompensò il ragazzo, furono superati soltanto da quello col quale tornò a sedersi senza fiato sulla sua sedia, continuando a ridere finché non gli venne da piangere. Farsi la barba non fu cosa facile perché la mano continuava a tremargli molto; e farsi la barba è una cosa che richiede attenzione anche quando uno, facendosela, non si mette a ballare; pure, se si fosse tagliato la punta del naso, ci avrebbe messo sopra un pezzetto di cerotto e sarebbe stato perfettamente soddisfatto lo stesso.

Si vestì dei suoi abiti migliori, e finalmente uscì in strada. In questo momento la gente stava uscendo dalle case, così come egli l'aveva vista in compagnia dello Spettro del Natale Presente. E Scrooge, camminando con le mani dietro la schiena, guardava tutti quanti con un sorriso compiaciuto. Per dirla in breve, aveva l’aria così irresistibilmente piacevole che tre o quattro tipi di buon umore dissero "buon giorno, signore, buon Natale", e Scrooge disse spesso, più tardi, che di tutti i suoni gioiosi che egli aveva mai udito, quelli al suo orecchio erano stati i più gioiosi. Non aveva fatto molta strada, quando vide venirgli incontro quel signore imponente che il giorno prima era entrato nel suo ufficio dicendo: "La ditta Scrooge e Marley, credo". Sentì un colpo al cuore nel pensare all'occhiata che gli avrebbe dato il vecchio signore nel momento in cui si fossero incontrati; ma conosceva ormai quale strada gli si apriva diritta dinanzi e la prese. "Caro signore", disse Scrooge, affrettando il passo, e prendendo il vecchio per ambe le mani, "come state? Spero che abbiate avuto successo ieri. E stato molto gentile da parte vostra. Buon Natale, signore!" "Il signor Scrooge?" "Sì", disse Scrooge: "questo è il mio nome, e ho paura che non vi riesca molto gradito. Permettetemi di chiedervi scusa, e vogliate avere la bontà... " e qui Scrooge gli sussurrò qualcosa all'orecchio. "Signore Iddio!", gridò il signore, come se gli fosse stato mozzato il fiato. "Mio caro signor Scrooge, parlate sul serio?" "Per favore", disse Scrooge, "neanche un soldo di meno. In questa somma, vi assicuro, sono compresi molti arretrati. Volete farmi questo favore?" "Ma, caro signore", disse l'altro, stringendogli la mano, "non so che cosa dire di fronte a una simile munifi..." "Non dite niente, vi prego", replicò Scrooge. "Venite a trovarmi. Verrete a trovarmi?" "Ma certo", esclamò il vecchio signore, ed era chiaro che diceva sul serio. "Grazie", disse Scrooge, "vi sono molto obbligato. Vi ringrazio mille volte. Dio vi benedica."

Si recò in chiesa, passeggiò per le strade, guardò la gente che si affrettava in tutte le direzioni, accarezzò bambini sulla testa, rivolse la parola ai mendicanti, guardò dentro le cucine delle case e dentro le finestre, e trovò che tutto quanto gli procurava piacere. Non aveva mai sognato che una passeggiata, che una cosa qualunque potesse dargli tanta felicità. Nel pomeriggio si diresse verso la casa di suo nipote. Passò e ripassò davanti alla porta una dozzina di volte, prima di avere il coraggio di andar su e bussare. Finalmente si decise e lo fece. "E in casa il vostro padrone, mia cara?", disse Scrooge alla domestica. Ragazza graziosa, davvero! "Sì, signore." "Dov'è, amor mio?", disse Scrooge. "E in sala da pranzo, insieme con la signora. Vi accompagno di sopra, col vostro permesso." "Grazie, lui mi conosce", disse Scrooge, che aveva già la mano sulla maniglia della sala da pranzo. "Entrerò qui, mia cara." Fece girare la maniglia pian piano, e si affacciò alla porta semiaperta. Stavano guardando la tavola apparecchiata con un gran lusso, perché i padroni di casa, quando sono giovani, sono sempre nervosi su questo punto e vogliono esser sicuri che tutto sia in perfetto ordine. "Fred!", disse Scrooge. Signore! come trasalì la sua nipote acquisita! Per un attimo Scrooge si era scordato che c'era anche lei, seduta in un angolo, col panchettino sotto i piedi; altrimenti non lo avrebbe fatto di certo. "Ma come, benedetto Iddio", gridò Fred, "chi è mai?" "Sono io, tuo zio Scrooge. Son venuto a pranzo. Vuoi lasciarmi entrare, Fred?" Lasciarlo entrare! E un miracolo che, stringendogli la mano, non gli staccasse addirittura il braccio. Si sentì a casa propria in cinque minuti. Non c'era nulla che potesse essere più cordiale. Sua nipote aveva esattamente lo stesso aspetto, e così Topper quando arrivò, e così la sorellina paffutella quando arrivò e così tutti quanti quando arrivarono. Festa meravigliosa, giochi meravigliosi, armonia meravigliosa, felicità meravigliosa. Però la mattina seguente arrivò presto in ufficio. Oh, se ci arrivò presto! Solo poter arrivare per primo e sorprendere Bob Cratchit che arrivava in ritardo: era questa la cosa che più gli stava a cuore. E vi riuscì; sì, vi riuscì. L'orologio batté le nove - niente Bob; le nove e un quarto - niente Bob. Era ben diciotto minuti e mezzo in ritardo. Scrooge stava seduto con la porta spalancata, in modo da poterlo veder entrare nella cisterna. Si era levato il cappello e la sciarpa prima di aprire la porta, e si arrampicò in un baleno sul suo panchetto, correndo via con la penna come se tentasse di riacchiappare le nove. "Ehi là!", grugnì Scrooge, con la sua voce consueta, imitandola il più fedelmente possibile. "Che cosa significa arrivare a quest'ora?" "Vi chiedo mille scuse, signor Scrooge", disse Bob, "sono in ritardo." "Davvero?", ripeté Scrooge. "Sì, credo che siate in ritardo. Venite un momento qua, per favore!" "Una volta sola all'anno, signor Scrooge", supplicò Bob, venendo fuori dalla cisterna. "Non succederà più. Ieri siamo stati un po' allegri." "Ora vi dirò una cosa, amico mio", disse Scrooge. "Non intendo tollerare più a lungo questa razza di cose, e perciò", proseguì, balzando su dalla sedia e dando a Bob una tale spinta nel panciotto da farlo andare all'indietro barcollando dentro la cisterna, "e perciò mi propongo di aumentarvi lo stipendio." Bob tremò e si avvicinò un po' più al righello. Ebbe per un momento l'idea dì servirsene per stordire Scrooge, e poi tenerlo fermo e chiedere alla gente della corte aiuto e una camicia di forza. "Buon Natale, Bob!", disse Scrooge, con una serietà che non poteva essere fraintesa, battendogli sulle spalle. "Un Natale più buono, Bob, mio bravo figliolo, di quelli che vi ho dato per molti anni. Vi aumenterò lo stipendio e tenterò di assistere la vostra famiglia nelle sue difficoltà; e questo stesso pomeriggio discuteremo i vostri affari, seduti davanti a un bel punch natalizio fumante. Ravvivate il fuoco, Bob Cratchit, e comperatevi un'altra paletta per il carbone, prima di mettere il punto su un'altra i."

Scrooge fece più che mantenere la parola. Fece tutto quanto, e infinitamente di più: e per Tiny Tim, il quale non morì, fu un secondo padre. Divenne un amico, un padrone, un uomo così buono, come poteva mai averne conosciuto quella buona vecchia città, o qualunque altra buona vecchia città, borgata o villaggio di questo buon mondo. Alcuni ridevano, vedendo il suo cambiamento; ma egli era abbastanza saggio da sapere che su questo globo niente di buono è mai accaduto, di cui qualcuno non abbia riso al primo momento. E sapendo che in ogni modo la gente siffatta è cieca, pensò che non aveva nessuna importanza se strizzavano gli occhi in un sogghigno, come fanno gli ammalati di certe forme poco attraenti di malattie. Il suo cuore rideva e questo per lui era perfettamente sufficiente. Non ebbe più rapporti con gli spiriti; ma visse sempre, d'allora in poi, sulla base di una totale astinenza; e di lui si disse sempre che se c'era un uomo che sapeva osservare bene il Natale, quell'uomo era lui. Possa questo esser detto veramente di noi, di noi tutti! E cosi, come osservò Tiny Tim, che Dio ci benedica, tutti!

(Brano da Canto di Natale di Charles Dickens)





"I have endeavoured, in this Ghostly little book, to raise the Ghost of an Idea, which shall not put my readers  out of humour with themselves, with each other, with the season, or with me. May it haunt their houses pleasantly, and no one wish to lay it.
Their faithful Friend and Servant, C.D. December 1843."

In questo libriccino sullo spirito ho cercato di evocare lo spirito di un'idea che non metta i miei lettori di malumore con se stessi, tra di loro, con la stagione e con me. Possa esso aleggiare piacevolmente nelle loro case e che nessuno desideri scacciarlo.
Il loro fedele amico e servitore. Charles Dickens, dicembre 1843.



13 commenti:

  1. E' soprattutto per merito di Dickens che noi oggi conosciamo così bene la Londra vittoriana, con le sue sperequazioni sociali, lo sfruttamento delle donne e dei minori, la mortalità precoce, l'ignoranza popolare da una parte, e gli arroganti privilegi dei ricchi dall'altra. Lui, cresciuto alternatamente tra le due posizioni, ha potuto interpretarle ottimamente entrambe, regalandoci i più bei romanzi dell'800 inglese.

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  2. Divulgando le sue profonde critiche alla società vittoriana, con la popolarissima formula dei romanzi pubblicati a puntate sui giornali, Dickens contribuì decisamente a nutrire la nuova coscienza sociale, che avrebbe portato, lentamente e inevitabilmente, al tramonto di quel mondo così efficacemente descritto nei suoi romanzi.

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  3. Mi è piaciuto un sacco Gary Oldman nel triplo ruolo Bob Cratchit/ Marley/Tiny Tim nel Christmas Carol in 3D di Zemeckis dl 2009!

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  4. Il secondo degli spiriti, quello del Natale presente, enuncia forse la critica più feroce, ed è rivolta alla Chiesa. Scrooge si lamenta con lo spirito perché, in suo nome, la "sua famiglia" intende impedire di lavorare nel settimo giorno, e così lo spirito risponde:
    "Ci sono alcuni su questa vostra terra, che sostengono di conoscerci e di operare in nome nostro, ma che agiscono secondo passioni, orgoglio, cattiva volontà, odio, invidia, fanatismo, egoismo; ed essi sono del tutto sconosciuti a noi e ai nostri simili, come se non fossero mai esistiti. Ricordati di questo, e ritieni loro responsabili di certe azioni, non noi."

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    1. questa nota è acuta Rosarita, non avevo pensato molto limitandomi a leggerla come una favola e pensando tutto il tempo al film di walt Disney

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  5. Il piccolo Tim...ogni volta che riguardo la versione della Disney mi commuovo un sacco!!

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  6. "Perchè tu sei venuto da me?
    se lo spirito di un uomo,durante la sua vita terrena,rifugge gli altri uomini,una volta morto il suo spirito deve camminare lungo la terra senza poter condividere la felicità dei viventi.
    perchè stai portando questa catena?
    perchè lo facevo quando ero vivo,stando lontano dalle altre persone.non provavo ad aiutarle.non ho mai amato nessuno,amavo solo i soldi.cosi' ho costruito queste catene per me stesso ed ora devo indossarle.io vivevo come te adesso,Scrooge!"
    Queste le parole rivolte a Scrooge dallo spirito di Marlowe, suo defunto socio,quando gli comparve la sera della vigilia di Natale,ricordandogli, un comportamento terreno simile al suo,di uomo avaro e cinico ,tanto da rifiutare la celebrazione del Natale,ritenedolo un giorno come un altro.
    Lo avvisa che verranno a trovarlo nei giorni sucessivi,tre spiriti che gli pottrebbero dare l'opportunità di redimersi.
    Il primo spirito,quello dei natali passati,gli farà rivivere il passato:le sofferenze di bimbo e la separazione dalla sua promessa sposa,causata dal suo eccessivo attaccamento al denaro,
    il secondo ,quello dei natali presenti,gli mostrerà come sia possibile essere felici anche da poveri,
    il terzo spirito,quello dei natali futuri, gli mostrerà la scena del suo funerale, di come nessuno sia addolorato della sua morte e gli mostrerà la morte del piccolo Tim,figlio di Tom,suo commesso
    Cosi Scrooge capirà che il futuro potrebbe essere diverso e che il piccolo Tim potrebbe non morire.se muterà la sua visione di vita.
    Sinceramente pentito, inizierà a parlare col suo prossimo ,si nutrirà di sentimenti e di emozioni,sorriderà,farà la carità.
    Una favola per bambini ma ancor di più un insegnamento per gli adulti, che spesso si perdono nell'impervietà dei sentieri della vita ,trascinati da un vortice impietoso da cui non riescono a liberarsi...si corre senza più saperne il motivo,i ricchi alla continua ricerca di nuove ricchezze ,nel timore di perdere privilegi conquistati, sempre svuotati e sempre più infelici,i potenti tesi alla continua salvaguardia del loro potere..a volte è tardi per rimediare,spesso è la malattia propria o di un caro, la comprensione toccata con mano ,che la vita è fuggevole e che in un attimo tutto potrebbe essere perduto nonostante noi,che riesce a tendere quella mano in grado di afferrare e trascinare fuori da quel burrone..spesso è uno scampato pericolo che apre gli occhi cosi serrati.....mi chiedo perchè non si comprenda che la materialità è effimera e che se è certo che potrebbe rendere la vita meno complicata resta sempre,in assenza di sentimenti ed emozioni,un quid vacui

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  7. Ci sono aspetti di questo romanzo, che lo rendono più lieve, oltre la sacrosanta denuncia sociale. Il primo è sicuramente il sottile umorismo che affiora continuamente fin dal primo apparire di Sgrooge, senza dimenticare la cassaforte appesa alla catena di Marley, a mo' di palla al piede.... E un altro aspetto è senz'altro l'introduzione di quelle magiche, piacevolissime illustrazioni che da allora contraddistinguono inequivocabilmente il mondo dickensiano, e che ritroviamo nelle stampe, nelle cartoline, nell'immaginario collettivo.

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  8. Sono un'altra che ha pianto sulle stampelle di Tiny Tim... ma anche su Oliver Twist e David Copperfield, su ogni sopruso e su ogni ingiustizia. C'è una cosa che vorrei aggiungere: sono stati, i libri di Dickens, quelli più facili da leggere, i più scorrevoli, dall'immediata comprensione, insomma adatti a tutti. Li consiglio a quelli che temono i classici!

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  9. anche secondo me l'universale successo di Dickens è dovuto alla facilità di comprensione, che rende i suoi romanzi adatti adatti a tutti, dai lettori più piccoli ai più esigenti, da quelli che non leggono mai a quelli che leggono sempre. Non si discosta dalla realtà, e narra di sentimenti e situazioni in cui ci si immedesima all'istante, passando dall'indignazione alla sofferenza alla solidarietà riga per riga. Questo romanzo è in particolare piacevolissimo, come una voce di speranza nella notte più magica dell'anno.

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  10. Dickens. più di tutti perché prima che lui morisse il lavoro dei minori fu dichiarato illegale e, c'è scritto, dello sfruttamento si venne a conoscenza anche attraverso i suoi romanzi.

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    1. Molti scrittori realisti non vanno oltre un limite, la Londra di Dickens è come una foresta dei Grimm.

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  11. On this day in 1843, Charles Dickens' classic story "A Christmas Carol" was first published.
    "Who, and what are you?" Scrooge demanded.
    "I am the Ghost of Christmas Past."
    "Long Past?" inquired Scrooge: observant of its dwarfish stature.
    "No. Your past."
    Perhaps, Scrooge could not have told anybody why, if anybody could have asked him; but he had a special desire to see the Spirit in his cap; and begged him to be covered.
    "What!" exclaimed the Ghost, "Would you so soon put out, with worldly hands, the light I give? Is it not enough that you are one of those whose passions made this cap, and force me through whole trains of years to wear it low upon my brow!"
    --from "A Christmas Carol"
    No holiday season is complete without the story of tightfisted Mr. Scrooge, of his long-suffering and mild-mannered clerk, Bob Cratchit, of Bob’s kindhearted lame son, Tiny Tim, and of the Ghosts of Christmas Past, Present, and Future. First published in 1843, A Christmas Carol was republished in 1852 in a new edition with four other Christmas stories—The Chimes, The Cricket on the Hearth, The Battle of Life, and The Haunted Man. These beloved tales revived the notion of the Christmas “spirit”—and have kept it alive ever since.

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