Pagine

mercoledì 7 novembre 2012

Sorgo Rosso - Mo Yan




(Hong gaoliang jiazu - Cina 1988)

Il fitto e alto sorgo risplendeva, freddo e gentile seduceva gli uomini, appassionato e tumultuoso. I venti autunnali erano freddi, forti i raggi del sole, gruppi di nuvole bianche e dense vagavano nel cielo azzurro, facendo scivolare sul sorgo le loro ombre color porpora. Per decine di anni che sembrano un giorno, file e file di persone dalla pelle rosso scura hanno fatto la spola tra i fusti del sorgo come disegnando una rete. Essi hanno ucciso, saccheggiato e difeso lealmente il Paese, muovendosi in una danza eroica e tragica che fa impallidire al confronto noi indegni discendenti e mi fa percepire chiaramente la regressione della specie che accompagna il progresso.


La campagna cinese, rosseggiante per le sterminate coltivazioni di sorgo, e per il sangue di cui è impregnata da secoli, fa da sfondo a questo bellissimo romanzo, come una specie di manifesto universale dei milioni di esseri invisibili e di nessuna importanza che vi abitano, subiscono ingiustizie e violenze, per morire poi tutti come se fossero nessuno.
Avevo già parlato della Cina con "Vento dell'Est; Vento dell'Ovest" di Pearl S. Buck, che descrive la vita familiare da un punto di vista diverso, privilegiato e benestante, seppure condizionato da leggi ataviche pressoché inossidabili. In Sorgo Rosso, invece, i protagonisti sono vessati da leggi doppiamente inique: quelle scritte da chi comanda, e quelle dettate dalla povertà. 
L'autore è premio Nobel per la letteratura 2012.
Sicuramente da segnalare il film di Zhang Yimou, Orso d'Oro come miglior film al Festival di Berlino del 1988, con un'eccellente Gong Li nella parte di Nove Fiori.


9 commenti:

  1. Questo romanzo mi ha stordito. Le descrizioni sono di una bellezza crudele, i paesaggi tolgono il respiro, e gli avvenimenti si accavallano, coinvolgenti, sconvolgenti.

    RispondiElimina
  2. Complimenti per la scelta. Il film è assolutamente meritevole, anche se è tratto solamente dalla parte iniziale del libro, quella imperniata sulla vita della nonna dell'io narrante, e davvero intensamente interpretata da Gong Li.

    RispondiElimina
  3. Cina, anni '20. Un mondo a noi sconosciuto. Dimenticatevi l'idea che avete della campagna bucolica, quando aprite questo libro. Dalla quarta di copertina: "il vento maschio spazza una terra femmina, e il sangue versato è morbido e liscio come piume d'uccelli."

    RispondiElimina
  4. Lo scrittore si definisce persona di poca cultura e quindi di non avere le competenze per narrare di cose molto grandi,di conseguenza, ritiene giusto limitarsi a raccontare storie,la qualcosa gli è anche di gradimento.
    In questo libro tratta della resistenza antigiapponese,argomento molto caro ai cinesi;ma, a differenza di tutti gli altri scrittori che si soffermano sull'elemento storico,egli tratta di emozioni e dei mutamenti dei personaggi, che hanno vissuto la guerra.Sostiene che è sempre facile distinguere un buono da un cattivo,il primo è non solo quello capace di buoni sentimenti ma anche bello, al contrario il cattivo,oltre ad avere pensieri malvagi è brutto,monco ,senza un occhio o con delle cicatrici.Purtroppo nella vita reale spesso non è cosi
    Infatti in una intervista Mo Yan racconta del nonno e dice" Mio nonno era una persona molto coraggiosa. Molti quando arrivavano i giapponesi scappavano, lui è sempre rimasto, fino a quando dai giapponesi ha ricevuto una coltellata sulla testa che ha lasciato una cicatrice evidente. Da quel giorno quando arrivavano i giapponesi gli altri scappavano a cinque chilometri di distanza, lui a quindici. La nonna ha assistito all’episodio del ferimento della testa di suo marito. Quando mi ha raccontato che il colpevole del fatto era “un bel giapponese”, ho avuto uno shock, perché avevo sempre pensato che un cattivo fosse brutto e la realtà non corrispondeva all’idea che mi ero fatto. Sono rimasto veramente stupito all’idea che quel giapponese avesse l’aria coraggiosa e fosse un bell’uomo. Ho capito che quanto veniva scritto molto spesso era ipocrita, falso. Le guerre vissute sono sempre diverse da quelle raccontate da un film. Questa riflessione è stata il punto di partenza per scrivere Sorgo Rosso. Ho scritto la mia guerra, diversa da quella degli altri. E i dibattiti in Cina sono venuti di conseguenza, poiché il mio racconto era diametralmente opposto rispetto alla versione degli altri autori"

    RispondiElimina
  5. Mariateresa08/11/12, 12:16

    La storia ambientata nella città di Gaomi,ha per sfondo gli sconfinati campi di sorgo e passa attraverso la denuncia degli orrori delle truppe giapponesi arrivando fino al periodo che precedette la rivoluzione culturale.Racconta le avventure e gli amori del bandito Yu Zhan'ao e della sua famiglia e di tutto un intero popolo formato da contadini,soldati,monaci buddisti,maghi taoisti,ponendo l'attenzione ,altresì,sulla condizione femminile nella civiltà cinese del tempo.
    "Il sorgo è diventato rosso..i giapponesi sono arrivati..preparatevi a combattere..."Il rosso è elemento caratterizzante di questo romanzo:il rosso del sangue,il rosso della passione e quello degli amori che si consumano,il rosso che poi caratterizzerà un credo politico,il rosso del sole al tramonto,del sangue che sgorga copioso dalle ferite delle vittimi e dai corpi,mutilati,uccisi,torturati e abbandonati,il rosso che si intravede negli occhi delle donne impavide e coraggiose.
    Altro elemento caratterizzande,è il sorgo,il cereale che rapprseenta la forma più comune di sostentamento e che attraverso cicli naturale di maturazione,scandisce lo scorrere del tempo ed è testimone inconsapevole di battaglie,uccisioni ,incontri amorosi.
    Un libro adrenalinico e che fino alla fine terrà alta
    l'attenzione.

    RispondiElimina
  6. "... Quando la nonna compì quindici anni, suo padre decise di darla in sposa a Shan Bianlang, unico figlio di Shan Tingxiu, noto benestante della zona di Gaomi, nel nord-est. La famiglia Shan produceva, usando sorgo a basso prezzo, un ottimo liquore, famoso in tutto il circondario...." Ebbene, lo sposo aveva la lebbra.
    "... All'epoca, la nonna era alta un metro e sessanta e pesava settanta chili. Indossava una giacca di cotone a motivi spezzati e pantaloni di satin verde, aveva legato alle caviglie nastri di seta rossa e, poiché pioveva, calzava un paio di scarpe ricamate messe a bagno una decina di volte nell'olio di aleurite, che scricchiolavano quando camminava. Sulle spalle le pendeva una grossa treccia lucente, e una pesante collana d'argento le cingeva il collo..." E, ancora:
    ".... vide terrorizzata il viso lebbroso di Bianlang degli Shan, coperto di ulcerazioni. Le si raggelò il sangue. La nonna si chiese se quei suoi esili loti d'oro, quelle gote di pesca, quel viso d'albicocca, quelle sue mille attenzioni e quella sua raffinatezza dovevano essere goduti da un lebbroso. Se doveva essere così, era meglio morire."
    Ho preferito trascrivere direttamente le parole dell'autore: sono infinitamente più illuminanti di qualsiasi commento che potrei fare.

    RispondiElimina
  7. Ho dovuto riprenderlo, prima di fare un commento. E' difficile da leggere linearmente, perché l'ordine cronologico, aggiunto ai nomi non ricordabili, rende ostica la comprensione degli eventi, ma la descrizione sublime delle sofferenze, delle violenze subite e della tenacia disperata dei cinesi nella loro opposizione agli invasori giapponesi rende indimenticabile questo romanzo. Ci si apre davanti una realtà che in molti ignoravamo, un mondo distante tanto per longitudine quanto per cultura. E tanto per riprendere la tua introduzione: se è vero che i poveri subiscono due volte le leggi inique, le donne povere le subiscono tre volte. Ma è vero anche che la bellezza, la vera bellezza di una donna, a volte consiste nella luce dello sguardo, nel coraggio e nella forza immane che la sorregge nonostante tutto, o forse proprio per questo.

    RispondiElimina
  8. Romanzo difficile da comprendere fino in fondo, ma che se ci si accontenta di inanellare i fatti lasciandoseli scivolare addosso invece può dare molte emozioni. il fatto è che si rimane spettatori, spesso indignati, spesso increduli, tanta è profonda la diversità culturale. Impossibile studiare contemporaneamente la storia cinese, e difficile è anche assuefarsi al modo orientale di descriverla. A me è piaciuto, come pure mi piacque il film, visto precedentemente, e che sicuramente mi è servito a dipanare le situazioni e le cronologie. Le emozioni, invece, sono state sincere ed autonome.

    RispondiElimina
  9. ... dalla Cina con furore... e molto sangue. Troppo, per i miei gusti.

    RispondiElimina