(Анна Каренина - 1877)
"Questo deve essere Vrònskij", pensò Lévin e, per convincersene, diede un'occhiata a Kitty. Ella aveva fatto in tempo a guardar Vrònskij e s'era voltata a guardare Lévin. E da questo solo sguardo dei suoi occhi involontariamente illuminatisi Lévin capì che ella amava quell'uomo, lo capì con altrettanta sicurezza che se ella gliel'avesse detto a parole. Ma che uomo era mai?
Romanzone epocale e comunque straordinario. E' stato giudicato capolavoro del realismo, ma anche emblema frivolo dell'alta società. Su tutte le vicende narrate (in mille pagine) prevalgono due coppie: Anna e Vronskij, Kitty e Levin, le cui sorti dipendono dall'aperto contrasto tra due morali opposte. Anna e Vronskij non possono raggiungere la piena felicità, che si meriterebbero, a causa della colpa connessa alla loro passione. Kitty e Levin, invece, nelle loro rassegnate rinunce, se non proprio la felicità, troveranno invece un amore semplice e sereno, privo di passione ma rassicurante.
A voi la scelta, che divide generazioni di lettori, e anche molte filosofie di vita.
Lev Nikolàevič Tolstòj ( Russia 1828-1910)
Come dice Darwin, sopravvive chi si adatta. Come dico io, il tradimento in tutte le sue accezioni non è prerogativa dei russi, come il senso di colpa non è prerogativa dei cattolici. Ma come si fa a non preferire un giorno da leoni, combattendo per quello che si vuole e accettare anche di morirne, piuttosto che la vita sciatta e scialba delle convenienze? Grazie per aver messo questo libro, mi appartiene da sempre e stimola parecchi aspetti di discussione. Interverrò ripetutamente.
RispondiEliminaPer una volta, tralascio i film, che sarebbero troppi, e mi butto sullo sceneggiato tv del '74 di Sandro Bolchi (secondo me l'unico padre del genere).
RispondiEliminaLea Massari interpreta perfettamente la donna moderna che è Anna: volitiva,passionale, decisa e disposta a pagarne le conseguenze. Un ricordo indelebile nel tempo, e nello spazio.
Che bel romanzo! Lungo lungo e intenso, si ha voglia di rileggerlo ogni tanto, soprattutto alcune pagine passate poi nella memoria di ognuno di noi... mi capita di ripensare spesso a questa frase:
RispondiElimina"Le donne sono la principale pietra d'inciampo nell'attività dell'uomo. È difficile amare una donna ed allo stesso tempo concludere qualcosa. Per questo c'è un mezzo d'amare comodamente senza ostacoli: il matrimonio. Ed io ho sentito questo dopo essermi sposato: ad un tratto mi si sono liberate le mani. Ma a trascinarsi questo fardello senza il matrimonio, le mani sono così ingombre che non si può fare nulla." Sono trascorsi secoli, generazioni intere di uomini, siamo lontani migliaia di chilometri, ma il mondo non cambia!
belllissimo appassionante romanzo,quasi sempre letto in gioventù,periodo adatto a ''giustificare'' ogni passione.Anna,donna diversa,bella e consapevole,spirito libero,fuori dalle convenzioni,pronta a volere la sua parte di felicità a tutti i costi,solo un freno,a tratti,l'amore materno.Pronta a ''perdersi''perchè pronta a dare tutto di sè.Farà questo,darà tutto.ma non avrà indietro l'assoluto che le spetterebbe e sarà questo che la perderà.Ho letto e riletto questo romanzo,trovandolo sempre attuale e moderno nelle sue figure femminili,diverso ma ricche,struggenti nei sentimenti così bene esplorati dall'autore,che potrebbe sembrare rigido nei costumi sociali mentre lascia spazio a ogni emozione che parli del cuore dell'uomo.
RispondiEliminaE sembra di sentire la loro emozione, il loro batticuore, in questo brano:
RispondiElimina"Anna staccava con la piccola mano frettolosa i pizzi della manica da un gancio della pelliccia e, chinando la testa, ascoltava con rapimento quello che le diceva Vronskij, accompagnandola.
- Voi, mettiamo, non avete detto nulla; io non pretendo neppur nulla, -egli diceva,- ma voi sapete che non è l'amicizia di cui ho bisogno, che per me è possibile solo una felicità nella vita, quella parola che amate così poco.. sì, l'amore...
- L'amore.... - ella ripeté lentamente, con una voce interiore e a un tratto, nello stesso momento in cui staccò il pizzo, soggiunse: - Io non amo questa parola appunto perché essa per me ha un significato troppo grande, molto più grande di quel che voi possiate capire, - ed ella lo guardò in viso. - A rivederci! Ella gli tese la mano e con passo svelto, elastico, passò vicino al portinaio e scomparve nella carrozza.
Lo sguardo di lei, il contatto della sua mano lo bruciarono. Baciò la propria palma nel punto dove ella l'aveva toccato, e andò a casa felice, con la consapevolezza d'essersi in quella sera avvicinato al raggiungimento del suo fine più che non negli ultimi mesi."
(parte II.VII)
E sembra di vedere appena un sopracciglio sollevato del marito di Anna, che vede-non vede l'incontro premonitore che hai appena ricordato:
RispondiElimina"Aleksjej Aleksandrovic non era geloso. La gelosia, secondo la sua opinione, offende la moglie, e nella moglie si deve avere fiducia. Perché si dovesse aver fiducia, cioè una sicurezza piena che la sua giovane moglie l'avrebbe sempre amato, egli non se lo domandava; ma egli non sentiva sfiducia perché aveva fiducia e si diceva che bisognava averla. Ora invece, benché la sua convinzione, che la gelosia fosse un sentimento vergognoso e bisognava aver fiducia, non fosse distrutta, egli sentiva di stare a faccia a faccia con qualcosa di illogico e di assurdo e non sapeva cosa bisognava fare. Aleksjej Aleksandrovic stava a faccia a faccia con la vita, con la possibilità in sua moglie d'un amore per qualcuno all'infuori di lui, e questo appunto gli sembrava molto assurdo e incomprensibile, perché questo era la vita stessa."
Quante donne, nella letteratura universale, alla ribalta della modernità: Tess, lady Chatterley, Moll Flanders, Elizabeth Bennett... Ma Anna Karenina è diversa. Lei non si batte tanto contro le sperequazioni femminili, non è una suffragetta, non è un'antesignana della nuova libertà. E' una donna che vive se stessa fino in fondo, senza piegarsi alla logica delle convenienze, senza rinunciare a cercarsi nel ruolo che è sempre stato delle donne nell'eternità: l'amore. Non battaglie, non lotte, non cartelli spezzati e risolini sprezzanti maschili, ma una battaglia interiore, in nome della passione e della libertà di volerla, di viverla. Quanto è lontano il '68, e i suoi reggiseni bruciati! Anna Karenina è moderna solo in questo senso: la pulsione a dare tutto all'amore, senza avere nulla in cambio. Per il resto.... bastano due righe a descrivere i suoi tormenti, per collocarla esattamente dov'è, in un mondo (altolocato) del quale è arduo privarsi. Eccole:
RispondiElimina"Un'altra lettera bisognava scriverla a Vrònskij. "L'ho dichiarato a mio marito", ella scrisse, e sedette a lungo, senz'aver la forza di scrivere più avanti. Era una cosa così volgare, così poco femminile."
«Sentiva di non poter allontanare da sé l’odio degli uomini, perché quest’odio non derivava dal fatto ch’egli fosse cattivo (in tal caso avrebbe cercato di essere migliore), ma dal fatto ch’era infelice in una maniera vergognosa e ripugnante. Sapeva che proprio perché il suo corpo era lacerato, gli uomini sarebbero stati senza pietà verso di lui. Sentiva che gli uomini l’avrebbero annientato, come i cani strozzavano un cane dilaniato che guaisce dal dolore. Sapeva che l’unico modo di salvarsi dagli uomini era nascondere loro le proprie ferite».
RispondiEliminaLev Tolstoj “Anna Karenina
«Tutto era illuminato da lei. Ella era il sorriso che dava luce a tutto d’intorno. […] Egli scese, rifuggendo dal guardarla a lungo, come si fa col sole, ma la vedeva, come il sole, anche senza guardarla».
RispondiEliminaLev Tolstoj, “Anna Karenina”
La bella descrizione di Kitty che pattina sul ghiaccio.
Elimina"He stepped down, trying not to look long at her, as if she were the sun, yet he saw her, like the sun, even without looking."
RispondiElimina--from "Anna Karenina" by Leo Tolstoy
A famous legend surrounding the creation of Anna Karenina tells us that Tolstoy began writing a cautionary tale about adultery and ended up falling in love with his magnificent heroine. It is rare to find a reader of the book who doesn’t experience the same kind of emotional upheaval. Anna Karenina is filled with major and minor characters who exist in their own right and fully embody their mid-nineteenth-century Russian milieu, but it still belongs entirely to the woman whose name it bears, whose portrait is one of the truest ever made by a writer.
[ Parlava piano, perché la velocità dei battiti cardiaci le impediva di respirare. "No, non ti permetterò di tormentarmi", pensò, rivolgendo la minaccia non a lui, non a se stessa, ma a colui che la costringeva a tormentarsi, e s'incamminò lungo la banchina che costeggiava la stazione.]
RispondiEliminaDue cameriere, che camminavano lungo la banchina, voltarono indietro la testa a guardarla, facendo qualche considerazione ad alta voce sulla sua toilette: "Veri", dissero, dei pizzi che portava. I giovani non la lasciavano in pace. Le passarono accanto un'altra volta, guardandola fisso in faccia e gridandole qualcosa fra le risa con voce innaturale. Il capostazione, passando, le domandò se partiva. Un ragazzino venditore di kvas non le staccava gli occhi di dosso. "Dio mio, dove vado?" pensava, allontanandosi sempre più lungo la banchina. Giunta alla fine si fermò. Le donne e i bambini che erano venuti a prendere un uomo con gli occhiali, e che ridevamo e parlavano a voce alta, quando lei li raggiunse ammutolirono squadrandola. Lei affrettò il passo e si allontanò da loro verso il bordo della banchina. Stava arrivando un treno merci. La banchina tremò, e lei ebbe la sensazione di essere ripartita.
E improvvisamente, ricordando l'uomo travolto il giorno del suo primo incontro con Vronskij, capì che cosa doveva fare. Discesi con passo veloce, leggero, i gradini che portavano dalla pompa dell'acqua alle rotaie, si fermò accanto al treno che la rasentava nel passaggio. Guardava la parte inferiore dei vagoni, le viti, le catene, alte ruote di ghisa del primo vagone che scivolava lentamente, e a occhio cercava di calcolare il centro fra le ruote anteriori e quelle posteriori, e il momento in cui il centro sarebbe arrivato davanti a lei.
"Là!" si diceva, guardando l'ombra del vagone, la sabbia mista a carbone di cui erano cosparse le traversine, "là, proprio al centro, così lo punirò e mi libererò di tutti e di me stessa."
Avrebbe voluto cadere sotto il primo vagone, arrivato con la parte centrale alla sua altezza. ma il sacchetto rosso che provò a sfilarsi dal braccio la trattenne, e ormai era tardi: il centro era passato. Bisognava aspettare il vagone successivo. La afferrò una sensazione simile a quella che provava quando, facendo il bagno, si accingeva a entrare nell'acqua, e si fece il segno della croce. Il gesto abituale di farsi il segno della croce le ridestò nell'anima una serie di ricordi di quando era ragazza e bambina, e a un tratto la tenebra in cui vedeva avvolto tutto si lacerò, e la vita le si presentò per un istante in tutte le luminose gioie del passato. Ma non distoglieva gli occhi dalle ruote del secondo vagone che si stava avvicinando. Nel momento esatto in cui il centro fra le ruote arrivò alla sua altezza, buttò via il sacchetto rosso e, incassata la testa fra le spalle, cadde sulle mani sotto il vagone, e con un movimento leggero, come si intendesse rialzarsi subito, si mise in ginocchio. In quello stesso istante inorridì di quel che stava facendo. "Dove sono? Che cosa faccio? Perché?" Avrebbe voluto sollevarsi, gettarsi da un lato; ma qualcosa di enorme, d'inesorabile, la urtò alla testa e la trascinò per la schiena. "Signore, perdonami tutto!" proferì, sentendo che era impossibile lottare. Un muzik, borbottando qualcosa, armeggiava sopra il ferro. E la candela al cui chiarore aveva letto il libro pieno di angosce, d'inganni, di dolore e di male, avvampò d'una luce più vivida che mai, le illuminò tutto quel che prima era nell'oscurità, crepitò, prese a offuscarsi e si spense per sempre.
Lev Tolstoj, da Anna Karenina - A cura di Gianlorenzo Pacini
(grazie a Sitting on the Dock of the Bay2)