Canti Orfici - 1913
L’invetriata
La sera fumosa d’estate
Dall’alta invetriata mesce chiarori nell’ombra
E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? – c’è
Nella stanza un odor di putredine: c’è
Nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c’è
Nel cuore della sera c’è,
Sempre una piaga rossa languente.
Quando la poesia diventa arte in tutti suoi aspetti. Poeta-musico come Orfeo, visionario come Baudelaire, matto come Antonio Ligabue, Dino Campana ha vissuto la parte peggiore della sua vita dalle mie parti, dov'è nato, ha studiato ed è stato internato. Posti che ha odiato, e dai quali ha disperatamente cercato di fuggire, e nei quali è sempre stato costretto a tornare con orrore. Ma la sua poesia, originale e straziante, è sempre stata altrove.
L'attribuzione a Campana di questa seconda celeberrima foto è stata di recente messa in discussione, nonostante l'assoluta verosimiglianza.
E questa voglia di scappare ha condizionato tutto il suo modo di esprimersi: infatti la sua viene definita "Poesia in Fuga", per il ritmo incalzante, per i pensieri ritmati, per il cuore che si sente battere affannato, quasi senza respiro, in cerca di una pace che non arriverà mai. Ne è un esempio la splendida "Il canto della tenebra", nella quale, nonostante l'argomento sia un classico della poesia (il tramonto, l'incalzare della notte) quello che risalta sono alcuni versi:
RispondiEliminaEd ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più.
Eccola, ossessiva e inquietante:
EliminaIL CANTO DELLA TENEBRA - DINO CAMPANA
La luce del crepuscolo si attenua:
Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
Al cuore che non ama più!
Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
Sorgenti, sorgenti che sanno
Sorgenti che sanno che spiriti stanno
Che spiriti stanno a ascoltare......
Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte:
Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte
Più Più Più
Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
Che dice all’orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l’acque è notturno
Il fiume va via taciturno…
Pùm! mamma quell’omo lassù!
Questa bella, bellissima poesia è dedicata a Sibilla Aleramo:
RispondiEliminaIN UN MOMENTO - DINO CAMPANA
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
P.S. E così dimenticammo le rose.
Perché l’amore sfiorisce in un momento e non ce ne accorgiamo nemmeno. Una volta sfiorito se ne cercano i motivi, mentre i petali perduti e secchi restano lì sul pavimento, come immagini di ferite inferte senza volerlo , come cicatrici di un dolore che andrà via solo con il tempo.
EliminaQuesto autore folle, è tuttavia capace ,grazie alla sua sensibilità e alla sua intelligenza , di scrivere spledide poesie.Mi chiedo quale sia il confine tra pazzia e normalità??so per certa che i pazzi difficilmente uccidono, mentre il "sano" può macchiarsi dei più efferati delitti,ma si sa che il "diverso", incute tanta paura ed allora come oggi,viene sempre in qualche modo perseguitatoperchè viene visto con gli occhi del pregiudizio
Genova: la sua salvezza. L'Argentina: il suo sogno. La madre: la sua condanna a vita.
RispondiEliminaHo scoperto Dino Campana da grande, nessun insegnante ne aveva mai parlato. Forse perché impresentabile socialmente? Eppure consideravano presentabile D'Annunzio... Leggere le sue poesie non soddisfa alcun bisogno di empatia, ma c'è sempre qualcosa, una riga, un'associazione di parole o un' immagine che colpiscono profondamente, che lasciano un vuoto grande anzichè riempirlo. Anche per me si avvicina a Baudelaire, o a Rimbaud, ma su di lui mi rimane una domanda: è possibile che sia matto davvero uno che scrive a questi irraggiungibili livelli? Oppure i matti erano tutti quelli che lo circondavano, a cominciare da quella megera di sua madre?
RispondiEliminaecco la mia preferita:
RispondiEliminaSALGO (nello spazio, fuori del tempo)
L'acqua il vento
La sanità delle prime cose —
Il lavoro umano sull'elemento
Liquido — la natura che conduce
Strati di rocce su strati — il vento
Che scherza nella valle — ed ombra del vento
La nuvola — il lontano ammonimento
Del fiume nella valle —
E la rovina del contrafforte — la frana
La vittoria dell'elemento — il vento
Che scherza nella valle.
Su la lunghissima valle che sale in scale
La casetta di sasso sul faticoso verde:
La bianca immagine dell'elemento.
Grazie. Perché i suoi demoni, a volte sono anche nostri. Perché a volte, quando parlo, uso certe sue espressioni che ho fatto mie. Questa è la mia proposta:
RispondiEliminaPOESIA FACILE - Dino Campana
Pace non cerco, guerra non sopporto
tranquillo e solo vo pel mondo in sogno
pieno di canti soffocati. Agogno
la nebbia ed il silenzio in un gran porto.
In un gran porto pien di vele lievi
pronte a salpar per l'orizzonte azzurro
dolci ondulando, mentre che il sussurro
del vento passa con accordi brevi.
E quegli accordi il vento se li porta
lontani sopra il mare sconosciuto.
Sogno. La vita è triste ed io son solo.
O quando o quando in un mattino ardente
l'anima mia si sveglierà nel sole
nel sole eterno, libera e fremente.
parafrasi poesia facile Dino C
Eliminaampana
Toscano lui, toscana io. In Toscana siamo tutti un po' bizzarri... come sarebbe considerato oggi Dino Campana? Forse dotato di personalità ossessiva-compulsiva, forse una buona cura ne avrebbe limitato la schizofrenia, forse chissà, non sarebbe stato braccato, inseguito, arrestato e buttato in una cella come il peggiore dei serial killer (e non uccise mai nessuno). Quanto può avere influito l'atteggiamento esterno sulla sua poesia? E chi mai potrebbe rispondere? Io rispondo con una sua poesia, e voi provate a leggerla senza sapere dei suoi problemi, e immaginate di rispondere: chi l'ha scritta? Un genio? Un pazzo? C'è differenza?
RispondiEliminaUNE FEMME QUI PASSE, DINO CAMPANA
Andava. La vita s'apriva
Agli occhi profondi e sereni?
Andava lasciando un mistero
Di sogni avverati ch'è folle sognare per noi
Solenne ed assorto il ritmo del passo
Scandeva il suo sogno
Solenne ritmico assorto
Passò. Di tra il chiasso
Di carri balzanti e tonanti serena è sparita
Il cuore or la segue per una via infinita
Per dove da canto a l'amore fiorisce l'idea
Ma pallido cerchia la vita un lontano orizzonte
Mi sembra di vedere quella foto famosissima di Ruth Orkin, la ragazza americana in Italia....
EliminaSiete tutti veramente bravi, ho letto i vostri commenti perchè non conosco questo autore, solo di nome e ignoravo di questa sua vita intensa come pure le sue poesie. Mi avete invogliato a cercare questo libro e vi ringrazio.
RispondiEliminaNon conosco questo poeta, ma tornerò dopo essermi informata. Tuttavia, voglio commentare la foto che sicuramente hai messo a bell'e posta: quella mano sulla spalla parla più di ogni didascalia, sembra che il suo custode lo costringa a stare seduto, mentre lui vorrebbe alzarsi e scappare lontano. E' terribile!
RispondiEliminaQuel ragazzo con i baffi non è Campana!
RispondiEliminanon credo di sbagliare: quella foto è anche nei miei libri... se guardi le sue immagini, sono tutte troppo somiglianti per non essere lui, anonimo!
Eliminanel dubbio ho cercato ovunque, quella foto è accreditata sia in wikipedia, che nella totalità delle pagine italiane e straniere. Anche il confronto con altre sue foto (le orecchie non mentono mai) conferma. A questo punto mi piacerebbe sapere tu come fai ad affermarlo, potresti spiegarti meglio? Ti ringrazio in anticipo
Eliminahttp://www.liceotorricelli.it/img_celebri/campana/articoli/articolocampana2.html
Eliminahttp://www.liceotorricelli.it/img_celebri/campana/articoli/Carlino_4_8_2007.pdf
Ti ringrazio, Anonimo, per avere inviato gli articoli. Li ho letti pazientemente, e devo complimentarmi per le energie profuse in questa indagine, che tuttavia mi convince solo a metà per due motivi: uno: Come nasce l'attribuzione a Campana? secondo: l'investigatore stesso ammette di non essere certo del risultato. Per cui, nel dubbio, aggiungo un suo ritratto inconfutabile e segnalo questo possibile errore. Un appunto a te personale: questo è un blog dove le persone si scambiano idee e opinioni dettate per lo più dalle emozioni provate. Una parola di apprezzamento per questo poeta sarebbe stata gradita.
EliminaMi distacco dalle polemiche, il web è stracolmo di queste cose, anche se quella foto a me sembra più che attendibile e non ho elementi che dicano il contrario. Mi limito a postare questa inarrivabile poesia:
RispondiEliminaDino Campana, O POESIA TU PIÙ NON TORNERAI
O poesia tu più non tornerai
Eleganza eleganza
Arco teso della bellezza.
La carne è stanca, s’annebbia il cervello, si stanca
Palme grigie senza odore si allungano
Davanti al deserto del mare
Non campane, fischi che lacerano l’azzurro
Non canti, grida
E su questa aridità furente
La forma leggera dai sacri occhi bruni
Ondulante portando il tabernacolo del seno:
I cubi degli alti palazzi torreggiano
Minacciando enormi sull’erta ripida
Nell’ardore catastrofico.
Ciao a tutti, sono arrivato qui per assonanza. Questa poesia la voglio ricordare quando camminerò per una città deserta, solo con me stesso dopo una grande delusione. Quando camminerò odiando il passato e già pronto a ripetere l'errore, sospeso tra la consapevolezza e l'incoscienza, ma purtroppo già addolcito dalla speranza.
RispondiEliminaVI AMAI NELLA CITTA' DOVE PER SOLE - DINO CAMPANA
Vi amai nella città dove per sole
Strade si posa il passo illanguidito
Dove una pace tenera che piove
A sera il cuore non sazio e non pentito
Volge a un'ambigua primavera in viole
Lontane sopra il cielo impallidito.
Nel suo Elogio della Follia, Erasmo da Rotterdam afferma: "La Follia parla in modo diretto, senza contraddizioni: non simula in volto una cosa, mentre ne ha un'altra nel cuore". Tralasciando il fatto che l'Elogio rimane un'opera buffa, e Campana di buffo non ha nulla, direi che questa frase gli si adatta benissimo.
RispondiEliminaDalle mie parti si dice Matto come un setaccio, ma più probabilmente deficienti erano gli altri. Con tutto ciò detto, grandissimo poeta, sensibile e assolutamente coerente, cosa che non si può dire di altri. Una bellezza leggerlo, un'emozione sentirlo dentro.
RispondiEliminaDONNA GENOVESE - DINO CAMPANA
RispondiEliminaTu mi portasti un po' d'alga marina
Nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
Che è corso di lontano e giunge grave
D'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
-Oh la divina
Semplicità delle tue forme snelle-
Non amore non spasimo, un fantasma,
Un'ombra della necessità che vaga
Serena e ineluttabile per l'anima
E la discioglie in gioia, in incanto serena
Perchè per l'infinito lo scirocco
Se la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!
Impietrata
RispondiEliminadi sangue
Nei vetri del caffè
Bruna i capelli
rossi
Le mammelle
spuntate
Su un marciapiede
rosso che si piega
L'occhio più verde,
il rosso che scivola
Sul rosso
marciapiede che si
piega.
(Dino Campana)
« Tutto va per il meglio nel peggiore dei mondi possibili... »
RispondiElimina(Dino Campana, lettera del 1930 a Bino Binazzi, dal manicomio di Castelpulci)
La poesia fu per Campana un'esperienza esclusiva e assoluta che bruciò la sua vita, lasciandolo intontito e nel più completo disagio. Vorrei proporre una sua poesia che trovo particolarmente significativa, piena di slanci e sprazzi di luce, e di ombre pesanti che coprono il sole, di visioni e di illusioni.
RispondiEliminaLA CHIMERA - DINO CAMPANA (da Canti Orfici)
Non so se tra rocce il tuo pallido
Viso m'apparve, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti, la china eburnea
Fronte fulgente o giovine
Suora de la Gioconda:
O delle primavere
Spente, per i tuoi mitici pallori
O Regina o Regina adolescente:
Ma per il tuo ignoto poema
Di voluttà e di dolore
Musica fanciulla esangue
Segnato di linea di sangue
Nel cerchio delle labbra sinuose,
Regina de la melodia:
Ma per il vergine capo
Reclino, io poeta notturno
Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
Io per il tuo dolce mistero
Io per il tuo divenir taciturno.
Non so se la fiamma pallida
Fu dei capelli il vivente
Segno del suo pallore,
Non so se fu un dolce vapore,
Dolce sul mio dolore,
Sorriso di un volto notturno:
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
La malinconia del giardino di Boboli, in pieno autunno, ispira a Campana il ricordo, altrettanto malinconico, di una ragazza.
RispondiEliminaGIARDINO AUTUNNALE (Firenze) - DINO CAMPANA (da Canti Orfici)
Al giardino spettrale al lauro muto
De le verdi ghirlande
A la terra autunnale
Un ultimo saluto!
A l'aride pendici
Aspre arrossate nell'estremo sole
Confusa di rumori rauchi grida la lontana vita:
Grida al morente sole
Che insanguina le aiole.
S'intende una fanfara
Che straziante sale: il fiume spare
Ne le arene dorate; nel silenzio
Stanno le bianche statue a capo i ponti
Volte: e le cose già non sono più.
E dal fondo silenzio come un coro
Tenero e grandioso
Sorge ed anela in alto al mio balcone:
E in aroma d'alloro,
In aroma d'alloro acre languente,
Tra le statue immortali nel tramonto
Ella m'appar, presente.
Dopo le visioni, e la malinconia, concludo con un'altra peculiarità di Campana: il sogno del viaggio, tanto caro a lui geneticamente nomade, fattore che lo accomuna a tutti gli altri poeti. Ma mentre per la maggior parte dei wanderer il viaggio rappresenta un'insaziabile sete di esperienze, per Campana rappresenta la ricerca di un rifugio fantastico, lontano dal dolore: una fuga dalla realtà.
RispondiEliminaVIAGGIO A MONTEVIDEO - DINO CAMPANA
Io vidi dal ponte della nave
I colli di Spagna
Svanire, nel verde
Dentro il crepuscolo d'oro la bruna terra celando
Come una melodia:
D'ignota scena fanciulla sola
Come una melodia
Blu, su la riva dei colli ancora tremare una viola...
Illanguidiva la sera celeste sul mare:
Pure i dorati silenzii ad ora ad ora dell'ale
Varcaron lentamente in un azzurreggiare:...
Lontani tinti dei varii colori
Dai più lontani silenzii
Ne la ceste sera varcaron gli uccelli d'oro: la nave
Già cieca varcando battendo la tenebra
Coi nostri naufraghi cuori
Battendo la tenebra l'ale celeste sul mare.
Ma un giorno
Salirono sopra la nave le gravi matrone di Spagna
Da gli occhi torbidi e angelici
Dai seni gravidi di vertigine. Quando
In una baia profonda di un'isola equatoriale
In una baia tranquilla e profonda assai più del cielo notturno
Noi vedemmo sorgere nella luce incantata
Una bianca città addormentata
Ai piedi dei picchi altissimi dei vulcani spenti
Nel soffio torbido dell'equatore: finché
Dopo molte grida e molte ombre di un paese ignoto,
Dopo molto cigolìo di catene e molto acceso fervore
Noi lasciammo la città equatoriale
Verso l'inquieto mare notturno.
Andavamo andavamo, per giorni e per giorni: le navi
gravi di vele molli di caldi soffi incontro passavano lente:
Sì presso di sul cassero a noi ne appariva bronzina
Una fanciulla della razza nuova,
Occhi lucenti e le vesti al vento! Ed ecco: selvaggia a la fine di un giorno che apparve
La riva selvaggia là giù sopra la sconfinata marina:
E vidi come cavalle
Vertiginose che si scioglievano le dune
Verso la prateria senza fine
Deserta senza le case umane
E noi volgemmo fuggendo le dune che apparve
Su un mare giallo de la portentosa dovizia del fiume,
Del continente nuovo la capitale marina.
Limpido fresco ed elettrico era il lume
Della sera e là le alte case parevan deserte
Laggiù sul mar del pirata
De la città abbandonata
Tra il mare giallo e le dune.