(La voz a ti debida - 1933)
Tú vives siempre en tus actos.
Con la punta de tus dedos
pulsas el mundo, le arrancas
auroras, triunfos, colores,
alegrías: es tu música.
La vida es lo que tú tocas.
De tus ojos, sólo de ellos,
sale la luz que te guía
los pasos. Andas
por lo que ves. Nada más.
Y si una duda te hace
señas a diez mil kilómetros,
lo dejas todo, te arrojas
sobre proas, sobre alas,
estás ya allí; con los besos,
con los dientes la desgarras:
ya no es duda.
Tú nunca puedes dudar.
Porque has vuelto los misterios
del revés. Y tus enigmas,
lo que nunca entenderás,
son esas cosas tan claras:
la arena donde te tiendes,
la marcha de tu reloj
y el tierno cuerpo rosado
que te encuentras en tu espejo
cada día al despertar,
y es el tuyo. Los prodigios
que están descifrados ya.
Y nunca te equivocaste,
más que una vez, una noche
que te encaprichó una sombra
-la única que te ha gustado-.
Una sombra parecía.
Y la quisiste abrazar.
Y era yo.
Con la punta de tus dedos
pulsas el mundo, le arrancas
auroras, triunfos, colores,
alegrías: es tu música.
La vida es lo que tú tocas.
De tus ojos, sólo de ellos,
sale la luz que te guía
los pasos. Andas
por lo que ves. Nada más.
Y si una duda te hace
señas a diez mil kilómetros,
lo dejas todo, te arrojas
sobre proas, sobre alas,
estás ya allí; con los besos,
con los dientes la desgarras:
ya no es duda.
Tú nunca puedes dudar.
Porque has vuelto los misterios
del revés. Y tus enigmas,
lo que nunca entenderás,
son esas cosas tan claras:
la arena donde te tiendes,
la marcha de tu reloj
y el tierno cuerpo rosado
que te encuentras en tu espejo
cada día al despertar,
y es el tuyo. Los prodigios
que están descifrados ya.
Y nunca te equivocaste,
más que una vez, una noche
que te encaprichó una sombra
-la única que te ha gustado-.
Una sombra parecía.
Y la quisiste abrazar.
Y era yo.
Tu vivi sempre nei tuoi atti.
Con la punta delle dita
sfiori il mondo, gli strappi
aurore, trionfi, colori,
allegrie: è la tua musica.
La vita è ciò che suoni.
Dai tuoi occhi solamente
emana la luce che guida
i tuoi passi. Cammini
fra ciò che vedi. Soltanto.
E se un dubbio ti fa cenno
a diecimila chilometri,
abbandoni tutto, ti lanci
su prore, su ali,
sei subito lì; con i baci,
coi denti lo laceri:
non è più dubbio.
Tu mai puoi dubitare.
Perché tu hai capovolto
i misteri. E i tuoi enigmi,
ciò che mai potrai capire,
sono le cose più chiare:
la sabbia dove ti stendi,
il battito del tuo orologio
e il tenero corpo rosato
che nel tuo specchio ritrovi
ogni giorno al risveglio,
ed è il tuo. I prodigi
che sono già decifrati.
E mai ti sei sbagliata,
solo una volta, una notte
che ti invaghisti di un'ombra
-l'unica che ti è piaciuta-.
Un'ombra pareva.
E volesti abbracciarla.
Ed ero io.
Un poema d'amore unico, completo e capillare, di settanta poesie senza titolo, tra le quali ho scelto la prima, come se fosse la prima pagina di un diario ideale, da sfogliare e analizzare, se si è in vena. E come in un diario, le poesie si concatenano l'una all'altra, seguendo un richiamo, una parola, un inciso, un approfondimento, una parentesi. E' questa, secondo me, la chiave di lettura: un'introspezione iconografica dell'amore. Salinas era un professore di lettere molto tranquillo, privo di demoni ed ossessioni, volendo, alla lunga, anche un po' noioso. Leggerlo a tratti, invece, è piuttosto piacevole.
Il titolo proviene dalla terza Egloga di Garcilaso, poeta-soldato spagnolo del XVI secolo: "ma con la lingua morta e fredda nella bocca intendo muovere la voce a te dovuta".
Il titolo proviene dalla terza Egloga di Garcilaso, poeta-soldato spagnolo del XVI secolo: "ma con la lingua morta e fredda nella bocca intendo muovere la voce a te dovuta".
"Quando una poesia è scritta, è terminata: ma non finisce; comincia, cerca un'altra poesia in se stessa, nell'autore, nel lettore, nel silenzio."
Pedro Salinas y Serrano (Esp 1891-1951)
Al di là di te ti cerco.
RispondiEliminaNon nel tuo specchio
e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre.
brano tratto dalla poesia III:
EliminaSÍ, POR DETRÁS DE LAS GENTES
Te busco.
No en tu nombre, si lo dicen,
no en tu imagen, si la pintan.
Detrás, detrás, más allá.
Por detrás de ti te busco.
No en tu espejo, no en tu letra,
ni en tu alma.
Detrás, más allá.
También detrás, más atrás
de mí te busco. No eres
lo que yo siento de ti.
No eres
lo que me está palpitando
con sangre mía en las venas,
sin ser yo.
Detrás, más allá te busco.
Por encontrarte, dejar
de vivir en ti, en mí,
y en los otros.
Vivir ya detrás de todo,
al otro lado de todo
-por encontrarte-
como si fuese morir.
PEDRO SALINAS - III
Sì, al di là della gente
Ti cerco.
Non nel tuo nome, se lo dicono,
non nella tua immagine, se la dipingono.
Al di là, più in là, più oltre.
Al di là di te ti cerco
Non nel tuo specchio e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre.
Al di là, ancora, più oltre
di me ti cerco. Non sei
ciò che io sento di te
Non sei
ciò che mi sta palpitando
con sangue mio nelle vene,
e non è me.
Al di là, più oltre ti cerco.
E per trovarti, cessare
di vivere in te, e in me,
e negli altri.
Vivere ormai al di là di tutto,
sull’altra sponda di tutto…
- per trovarti -
come fosse morire.
Un catalogo di sofferenze, di arzigogoli e ossessioni che tutte noi conosciamo bene, magari davanti ad un telefono muto che non suona mai, come direbbe Antonello Venditti. Non amo troppo la poesia, ma lui mi ha toccato i nervi scoperti.
RispondiEliminaSe mi chiamassi, sì,
se mi chiamassi.
Io lascerei tutto,
tutto io getterei:
i prezzi, i cataloghi,
l'azzurro dell'oceano sulle carte,
i giorni e le loro notti,
i telegrammi vecchi
ed un amore.
Tu, che non sei il mio amore,
se mi chiamassi!
E ancora attendo la tua voce:
giù per i telescopi,
dalla stella,
attraverso specchi e gallerie
ed anni bisestili può venire.
Non so da dove.
Dal prodigio, sempre.
Perché se tu mi chiami
- se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi -
sarà da un miracolo,
ignoto, senza vederlo.
Mai dalle labbra che ti bacio,
mai dalla voce che dice:
"Non te ne andare".
Pedro Salinas
Ecco l'originale:
EliminaPEDRO SALINAS - IV
¡Si me llamaras, sí,
si me llamaras!
Lo dejaría todo,
todo lo tiraría:
los precios, los catálogos,
el azul del océano en los mapas,
los días y sus noches,
los telegramas viejos
y un amor.
Tú, que no eres mi amor,
¡si me llamaras!
Y aún espero tu voz:
telescopios abajo,
desde la estrella,
por espejos, por túneles,
por los años bisiestos
puede venir. No sé por dónde.
Desde el prodigio, siempre.
Porque si tú me llamas
-¡si me llamaras, sí, si me llamaras!-
será desde un milagro,
incógnito, sin verlo.
Nunca desde los labios que te beso,
nunca desde a voz que dice:
"No te vayas."
Salinas è uno dei miei poeti preferiti, e consolatorii. Io scelgo questa:
RispondiEliminaI cieli sono uguali.
Azzurri, grigi, neri,
si ripetono sopra
l'arancio o la pietra:
guardarli ci avvicina.
Annullano le stelle,
tanto sono lontane,
le distanze del mondo.
Se noi vogliamo unirci,
non guardare mai avanti:
tutto pieno di abissi,
di date e di leghe.
Abbandonati e galleggia
sopra il mare o sull'erba,
immobile, il viso al cielo.
Ti sentirai calare
lenta, verso l'alto
nella vita dell'aria.
E ci incontreremo
oltre le differenze
invincibili, sabbie,
rocce, anni, ormai soli,
nuotatori celesti,
naufraghi dei cieli.
PEDRO SALINAS
Ecco l'originale:
EliminaPEDRO SALINAS - XXXV
Los cielos son iguales.
Azules, grises, negros,
se repiten encima
del naranjo o la piedra:
nos acerca mirarlos.
Las estrellas suprimen,
de lejanas que son,
las distancias del mundo.
Si queremos juntarnos,
nunca mires delante:
todo lleno de abismos,
de fechas y de leguas.
Déjate bien flotar
sobre el mar o la hierba,
inmóvil, cara al cielo.
Te sentirás hundir
despacio, hacia lo alto,
en la vida del aire.
Y nos encontraremos
sobre las diferencias
invencibles, arenas,
rocas, años, ya solos,
nadadores celestes,
náufragos de los cielos.
Salinas è il poeta giusto quando è troppo tardi, quando lei ci ha ormai rifiutato e nasce quel volo disperato di domande senza risposta che ci logora assai e ci lascia più infelici di prima, ma chi è costei? Ma cosa dovevo dire, fare? Ma perché? E ben vengano i versi a lenire, sebbene parzialmente, la nostra transitoria sofferenza.
RispondiEliminaCominciano ad accendersi
le domande della notte.
Ve ne sono di distanti, quiete,
immense, come astri:
chiedono da lassù
sempre
la stessa cosa: come sei
Altre, fugaci e minute,
vorrebbero sapere cose
lievi di te e precise:
misura
delle tue scarpe, nome
dell’angolo del mondo
dove potresti aspettarmi.
Tu non le puoi vedere,
ma il tuo sonno
è circondato tutto
dalle mie domande.
E forse qualche volta
tu, sognando, dirai
di si, di no, risposte
miracolose e casuali
a domande che ignori,
che non vedi, che non sai.
Perché tu non sai nulla:
e al tuo risveglio,
loro si nascondono,
invisibili ormai, si spengono.
E tu continuerai a vivere
allegra, senza mai sapere
che per metà della tua vita
sei sempre circondata
da ansie, tormenti, ardori,
che incessanti ti chiedono
quello che tu non vedi
e a cui non puoi rispondere.
Pedro Salinas, da "La voce a te dovuta"
rispondo io.... con l'originale:
EliminaPEDRO SALINAS - XLIII
A la noche se empiezan
a encender las preguntas.
Las hay distantes, quietas,
inmensas, como astros:
preguntan desde allí
siempre
lo mismo: cómo eres ?
Otras, fugaces y menudas,
querrían saber cosas
leves de ti y exactas:
medida de tus zapatos, nombre
de la esquina del mundo
dónde me esperarías.
Tú no las puedes ver,
pero tienes el sueño
cercado tode él
por interrogaciones
mías.
Y acaso alguna vez
tú, soñando, dirás
que sí, que no, respuestas
de azar y de milagro
a preguntas que ignoras,
que no ves, que no sabes.
Porque no sabes nada...
y cuando te despiertas,
ellas se esconden, ya
invisibles, se apagan.
Y seguirás viviendo
alegre, sin saber
que en media vida tuya
estás siempre cercada
de ánsias, de afán, de anhelos,
sin cesar preguntándote
eso que tú no ves
ni puedes contestar.
Me l'aspettavo, dopo Borges. Eppure sono così diversi nelle loro emozioni: Salinas dedicato all'amore, e null'altro vola a distogliere l'attenzione; Borges a 360°, e alla ennesima potenza, radici quadrate comprese. Detto ciò, a me Salinas piace un sacco, perché a volte osa dichiarare anche i particolari più infimi (nel senso di minimi), quei particolari che nessuno di noi ha mai considerato, ma che forse erano, sono importanti. E che forse ci sono costati a tutti qualcosa, qualche volta. Vado con l'angoscia dei propri limiti, perché anch'io non sono altro che quello che sono.
RispondiEliminaIO DI PIU' NON POSSO DARTI , Pedro Salinas
Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.
Ah, come vorrei essere
sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.
Ah, come vorrei essere
vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Essere
La materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
- collana, profumi, seta antica -
di cui se senti la mancanza
domandi: Ah, ma dov'è?.
Ah, come vorrei essere
un'allegria fra tutte,
una sola,
l'allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:
l'amore di cui tu ti innamorassi.
Ma
non sono che quello che sono.
YO NO PUEDE DARTE MAS - Pedro Salinas
Yo no puedo darte más.
No soy más que lo que soy.
¡Ay, cómo quisiera ser
arena, sol, en estío!
Que te tendieses
descansada a dascansar.
Que me dejaras
tu cuerpo al marcharte, huella
tierna, tibia, inolvidable.
Y que contigo se fuese
sobre ti, mi beso lento:
color,
desde la nuca al talón,
moreno.
¡Ay, cómo quisiera ser
vidrio, o estofa o madera
que conserva su color
aquí, su perfume aquí,
y nació a tres mil kilómetros!
Ser
la materia que te gusta,
que tocas todos los días
y que ves ya sin mirar
a tu alrededor, las cosas
-collar, frasco, seda antigua-
que cuando tú echas de menos
preguntas: "¡Ay!, ¿dónde está?"
¡Y, ay, cómo quisiera ser
una alegría entre todas,
una sola, la alegría
con que te alegraras tú!
Un amor, un amor solo:
el amor del que tú te enamorases.
Pero
no soy más que lo que soy.
Bella! E' la XXIII
EliminaQuesto libro è una fonte inesauribile di riflessioni d'amore. "Il tuo modo d'amare è lasciare che io ti ami..."
RispondiEliminaFrase tratta da:
EliminaXXXIX - PEDRO SALINAS
La forma de querer tú
es dejarme que te quiera.
El sí con que te me rindes
es el silencio. Tus besos
son ofrecerme los labios
para que los bese yo.
Jamás palabras, abrazos,
me dirán que tú existías,
que me quisiste: Jamás.
Me lo dicen hojas blancas,
mapas, augurios, teléfonos;
tú, no.
Y estoy abrazado a ti
sin preguntarte, de miedo
a que no sea verdad
que tú vives y me quieres.
Y estoy abrazado a ti
sin mirar y sin tocarte.
No vaya a ser que descubra
con preguntas, con caricias,
esa soledad inmensa
de quererte sólo yo.
Il modo tuo d'amare
è lasciare che io t'ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sanno offrirmi le labbra
perché io le baci.
Mai parole, abbracci
mi diranno che esistevi
e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi;
tu, no.
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Che non debba mai scoprire
con domande, con carezze,
quell'immensa solitudine
d'amarti solo io.
Alcune cose sono belle....letto con pazienza.... dopo un po' stanca! Sembra un esercizio mentale,molto lungo, senza passare mai alla pratica, io preferisco più dramma
RispondiEliminaA me piace tantissimo, i suoi tormenti mentali li condivido, le sue parole dicono troppo spesso quello che penso e che provo. Può essere davvero un sistema sterile di provare amore, ma è così consolante trovare la vera descrizione di un'incerta domanda! Questa, nella sua tristezza disarmante e consapevole, è fantastica: chi non si è sentito ferito o escluso da una parte della vita della persona che amiamo? E allora invece di rallegrarci, la felicità che prova senza di noi ci fa star male.
RispondiEliminaXLVII Pedro Salinas - La voce a te dovuta
Chiamarla : impossibile.
Io non dormivo. Lei
pensò che io dormissi.
Ed io le lasciai fare
tutto: togliermi
a poco a poco la luce
sugli occhi.
Controllare i suoi passi,
il respiro, mutata
in ansia di ombra
per non recare mai
molestia di rumore o di peso.
E andarsene piano,
piano, con l'anima,
per lasciare dietro
la porta, uscendo,
qualcuno che riposasse.
Per non svegliare
me, che non dormivo.
E non potei chiamarla.
Sentire che mi amava,
amarmi allora era
andarsene con gli altri,
parlare forte, ridere,
ma lontano, sicura
che non l'avrei udita.
Allegra, ormai liberata,
rincorrendo farfalle
di schiuma, ombre verdi
di olivi, tutta piena
della gioia di sapermi
fra quelle braccia
a cui mi aveva affidato
- senza, mai più, gelosia
della sua assenza - ,
del sonno mio, che non dormivo.
Chiamarla: impossibile.
Il suo grande impegno d'amore
era lasciarmi solo.
XLVII Pedro Salinas - La voz a ti debida
Imposible llamarla.
Yo no dormía. Ella
creyó que yo dormía.
Y la deje hacer todo:
ir quitándome
poco a poco la luz
sobre los ojos.
Dominarse los pasos,
el respirar, cambiada
en querencia de sombra
que no estorbara nunca
con el bulto o el ruido.
Y marcharse despacio,
despacio, con el alma
para dejar detrás
de la puerta, al salir,
un ser que descansara.
Para no despertarme
a mí, que no dormía.
Y no pude llamarla,
sentir que me quería,
quererme, entonces, era
irse con los demás
hablar fuerte, reír,
pero lejos, segura
de que yo no la oiría.
Liberada ya, alegre,
cogiendo mariposas
de espuma, sombras verdes
de olivos, toda llena
del gozo de saberme
en los brazos aquellos
a quienes me entrego
-sin celos, para siempre,
de su ausencia- del sueño
mío , que no dormía.
Imposible llamarla
su gran obra de amor
era dejarme solo.
Salinas... delicato e struggente in questa sua perenne ricerca dei particolari di un amore che chissà se era, o è, ricambiato... non c'è traccia della persona cui sono dedicato i suoi versi, forse non esiste veramente, ma è solo un ideale, che come tutti gli ideali chiede solo di essere adorato incondizionatamente. Che amore profondo, incontaminato eppure vivo grazie ai mille dubbi e alle mille riflessioni. Bello.
RispondiEliminaLa mia prescelta è la X.
¡Ay!, cuántas cosas perdidas
que no se perdieron nunca.
Todas las guardabas tú.
Menudos granos de tiempo,
que un día se llevó el aire.
Alfabetos de la espuma,
que un día se llevó el mar.
Yo por perdidos los daba.
Y por perdidas las nubes
que yo quise sujetar
en el cielo
clavándolas con miradas.
Y las alegrías altas
del querer, y las angustias
de estar aún queriendo poco,
y las ansias
de querer, quererte, más.
Todo por perdido, todo
en el haber sido antes,
en el no ser nunca, ya.
Y entonces viniste tú
de lo oscuro, iluminada
de joven paciencia honda,
ligera, sin que pesara
sobre tu cintura fina,
sobre tus hombros desnudos,
el pasado que traías
tú, tan joven, para mí.
Cuando te miré a los besos
vírgenes que tú me diste,
los tiempos y las espumas,
las nubes y los amores
que perdí estaban salvados.
Si de mí se me escaparon,
no fue para ir a morirse
en la nada.
En ti seguían viviendo.
Lo que yo llamaba olvido
eras tú.
Pedro Salinas
Ah! Quante cose perdute
che perdute non erano.
Tutte le serbavi tu.
Minuti grani di tempo,
che portò via un giorno il vento.
Alfabeti nella spuma,
che un giorno il mare travolse.
Io li credevo perduti.
E perdute le nubi
che pretendevo fermare
nel cielo
fissandole con occhiate.
E l’allegria alta
dell’amore, e l’angoscia
di non amare abbastanza,
e l’ansia
di amare, di amarti, di più.
Tutto perduto, tutto
nell’essere stato un tempo,
nel non esistere più.
E allora tu sei venuta
dal buio, radiosa
di giovane pazienza profonda,
agile, perché non pesava
sui tuoi fianchi snelli,
sulle tue spalle nude,
il passato che tu,
così giovane, portavi per me.
Ti guardavo alla luce dei baci
vergini che mi hai dato,
e tempi e spume
e nubi e amori perduti
furono salvi.
Se da me fuggirono un giorno,
non fu per morire
nel nulla.
In te continuavano a vivere.
Ciò che io chiamavo oblio
eri tu.
Anche questa rende l'idea, però è tratta da Largo Lamento:
EliminaETERNA PRESENCIA - Pedro Salinas
No importa que no te tenga,
no importa que no te vea.
Antes te abrazaba,
antes te miraba,
te buscaba toda,
te quería entera.
Hoy ya no les pido,
ni a manos ni a ojos,
las últimas pruebas.
Estar a mi lado
te pedía antes;
sí, junto a mí, sí,
sí, pero allí fuera.
Y me contentaba
sentir que tus manos,
me daban tus manos,
sentir que a mis ojos
les dabas presencia.
Lo que ahora te pido
es más, mucho más,
que beso o mirada:
es que estés más cerca
de mí mismo, dentro.
Como el viento está
invisible, dando
su vida a la vela.
Como está la luz
quieta, fija, inmóvil,
sirviendo de centro
que nunca vacila
al trémulo cuerpo
de llama que tiembla.
Como está la estrella,
presente y segura,
sin voz y sin tacto,
en el pecho abierto,
sereno, del lago.
Lo que yo te pido
es sólo que seas
alma de mi ánima,
sangre de mi sangre
dentro de las venas.
Es que estés en mí
como el corazón
mío que jamás
veré, tocaré,
y cuyos latidos
no se cansan nunca
de darme mi vida
hasta que me muera.
Como el esqueleto,
el secreto hondo
de mi ser, que sólo
me verá la tierra,
pero que en el mundo
es el que se encarga
de llevar mi peso
de carne y de sueño,
de gozo y de pena
misteriosamente
sin que haya unos ojos
que jamás le vean.
Lo que yo te pido
es que la corpórea
pasajera ausencia
no nos sea olvido,
ni fuga, ni falta:
sino que me sea
posesión total
del alma lejana,
eterna presencia.
Eterna presenza (Pedro Salinas)
Non importa che non ti abbia,
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo, prima ti guardavo,
ti cercavo tutta, ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì, sì, però lì fuori.
E mi accontentavo di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani, che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro che non vacilla mai
al tremulo corpo di fiamma che trema.
Come è la stella, presente e sicura,
senza voce e senza tatto, nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
dentro le vene.
Che tu stia in me come il cuore
mio che mai vedrò, toccherò
e i cui battiti non si stancano mai
di darmi la mia vita fino a quando morirò.
Come lo scheletro, il segreto profondo
del mio essere, che solo mi vedrà la terra,
però che in vita è quello che si incarica
di sostenere il mio peso, di carne e di sogno,
di gioia e di dolore misteriosamente
senza che ci siano occhi che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo è che la corporea
passeggera assenza, non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza: ma che sia per me
possessione totale dell'anima lontana,
eterna presenza.
"....E fino a quando non verrai tu
RispondiEliminaio resterò sulla sponda
dei voli, dei sogni,
delle stelle, immobile."
[Pedro Salinas]
Il bellissimo brano proposto da Giorgia è tratto dalla poesia LIX, di questo libro, più conosciuta come "A te si giunge solo". Eccola, prima in originale, poi in italiano.
EliminaPEDRO SALINAS - LIX
A ti sólo se llega
por ti. Te espero.
Yo sí que sé dónde estoy,
mi ciudad, la calle, el nombre
por el que todos me llaman.
Pero no sé dónde estuve
contigo.
Allí me llevaste tú.
¿Como
iba a aprender el camino
si yo no miraba a nada
más que a ti,
si el camino era tu andar,
y el final
fue cuando tú te paraste?
¿Que más podía haber ya
que tú ofrecida, mirándome?
Pero ahora,
¡qué desterrado, qué ausente
es estar donde uno está!
Espero, pasan los trenes,
los azares, las miradas.
Me llevarían adonde
nunca he estado. Pero yo
no quiero los cielos nuevos.
Yo quiero estar donde estuve.
Contigo, volver.
¡Qué novedad tan immensa
eso, volver otra vez,
repetir lo nunca igual
de aquel asombro infinito!
Y mientras no vengas tú
yo me quedaré en la orilla
de los vuelos, de los sueños,
de las estelas, inmovíl.
Porque sé que adonde estuve
ni alas, ni ruedas, ni velas
llevan.
Todas van extraviadas.
Porque sé que adonde estuve
sólo
se va contigo, por ti.
A TE SI GIUNGE SOLO (LIX) - PEDRO SALINAS
A te si giunge solo
attraverso di te. Ti aspetto.
Io certo so dove sono,
la mia città, la strada, il nome
con cui tutti mi chiamano.
Ma non so dove sono stato
con te.
Lì mi hai portato tu.
Come
potevo imparare il cammino
se non guardavo altro
che te,
se il cammino erano i tuoi passi.
e il suo termine
l'istante che tu ti fermasti?
Cosa ancora poteva esserci
oltre a te offerta, che mi guardavi?
Ma ora,
quale esilio, che assenza
essere dove si è!
Aspetto, passano i treni,
il caso, gli sguardi.
Mi condurrebbero forse
dove mai sono stato.
Ma io non voglio i cieli nuovi.
Voglio stare dove sono già stato.
Con te, tornare.
Quale immensa novità
tornare ancora,
ripetere, mai uguale,
quello stupore infinito!
E finché tu non verrai
io rimarrò alle soglie
dei voli, dei sogni,
delle scie, immobile.
Perché so che là dove sono stato
né ali, né ruote, né vele
conducono.
Hanno tutte smarrito il cammino.
Perché so che là dove sono stato
si giunge solo
con te, attraverso te.
MIEDO. DE TI. QUERERTE - PEDRO SALINAS ( VI - LA VOZ A TI DEBIDA)
RispondiEliminaMiedo. De ti. Quererte
es el más alto riesgo.
Múltiples, tú y tu vida.
Te tengo, a la de hoy
ya la conozco, entro
por laberintos, fáciles
gracias a ti, a tu mano.
Y míos ahora, sí.
Pero tú eres
tu propio más allá,
como la luz y el mundo:
días, noches, estíos,
inviernos sucediéndose.
Fatalmente, te mudas
sin dejar de ser tú,
en tu propia mudanza,
con la fidelidad
constante del cambiar.
Di, ¿podré yo vivir
en esos otros climas,
o futuros, o luces
que estás elaborando,
como su zumo el fruto,
para mañana tuyo?
¿O seré sólo algo
que nació para un día
tuyo (mi día eterno),
para una primavera
(en mí florida siempre),
sin poder vivir ya
cuando lleguen
sucesivas en ti,
inevitablemente,
las fuerzas y los vientos
nuevos, las otras lumbres,
que esperan ya el momento
de ser, en ti, tu vida?
PAURA . DI TE. AMARTI. - PEDRO SALINAS (VI - La voce a te dovuta)
Paura. Di te. Amarti
è il rischio più alto.
Molteplici, la tua vita e tu.
Ti ho, quella di oggi;
ormai ti conosco, penetro
in labirinti, facili
grazie a te, alla tua mano.
E i miei ora, sì.
Però tu sei
il tuo stesso più oltre,
come la luce e il mondo:
giorni, notti, estati,
inverni che si succedono.
Fatalmente, ti trasformi,
e sei sempre tu,
nel tuo stesso mutamento,
con la fedeltà
costante del mutare.
Dimmi, potrò io vivere
in quegli altri climi,
o futuri, o luci
che stai elaborando,
come il frutto il suo succo,
per un domani tuo?
O sarò appena qualcosa
nata per un giorno
tuo (il mio giorno eterno),
per una primavera
(in me fiorita sempre),
e non potrò più vivere
quando giungeranno
successive in te,
inevitabilmente,
le forze e i venti
nuovi, le altre luci,
che attendono già il momento
di essere, in te, la tua vita?
ME STOY LABRANDO TU SOMBRA - PEDRO SALINAS (LVI - LA VOZ A TI DEBIDA)
RispondiEliminaMe estoy labrando tu sombra.
La tengo ya sin los labios,
rojos y duros: ardían.
Te los habría besado
aún mucho más.
Luego te paro los brazos,
rápidos, largos, nerviosos.
Me ofrecían el camino
para que yo te estrechara.
Te arranco el color, el bulto.
Te mato el paso. Venías
derecha a mí. Lo que más
pena me ha dado, al callártela,
es tu voz. Densa, tan cálida,
más palpable que tu cuerpo.
Pero ya iba a traicionarnos.
Así
mi amor está libre, suelto,
con tu sombra descarnada.
Y puedo vivir en ti
sin temor
a lo que yo más deseo,
a tu beso, a tus abrazos.
Estar ya siempre pensando
en los labios, en la voz,
en el cuerpo,
que yo mismo te arranqué
para poder, ya sin ellos,
quererte.
¡Yo, que los quería tanto!
Y estrechar sin fin, sin pena
- mientras se va inasidera,
con mi gran amor detrás,
la carne por su camino -
tu solo cuerpo posible:
tu dulce cuerpo pensado.
STO MODELLANDO LA TUA OMBRA - PEDRO SALINAS
Sto modellando la tua ombra.
Le ho già tolto le labbra,
rosse e dure: bruciavano.
Te le avrei baciate
ancora molte volte.
Ti fermo poi le braccia,
lunghe nervose, rapide.
Mi offrivano la via
perché io ti stringessi.
Ti strappo il colore, la forma.
Ti uccido il passo. Venivi
dritta verso di me. Ciò che
più mi ha fatto soffrire,
quando l'ho messa a tacere,
è la tua voce. Densa, calda,
più palpabile del tuo corpo.
Ma stava ormai per tradirci.
Così
il mio amore è libero, affrancato,
con la tua ombra spoglia di carne.
E posso vivere in te,
senza temere
ciò che desidero di più,
il tuo bacio, i tuoi abbracci.
Non pensare ormai ad altro
che alle labbra, alla voce,
al corpo,
che io stesso ti ho sottratto
per potere, senza di loro infine,
amarti.
Io, che li amavo tanto!
E stringere all'infinito, senza pena
- mentre se ne va inafferrabile,
e dietro a lei il mio grande amore,
la carne per il suo cammino -
il tuo solo corpo possibile:
il tuo dolce corpo pensato.
E GUARDA IL MONDO (Pedro Salinas)
RispondiEliminaE guarda il mondo. E riposa
senz’altro impegno che aggiungere
la tua perfezione a un altro giorno.
Il tuo compito
è sollevare la tua vita,
giocare con lei, lanciarla
come voce alle nubi,
a riafferrare le luci
che ci hanno lasciato.
Questo è il tuo destino: viverti.
Non devi fare nulla.
La tua opera sei tu, niente altro.
ecco l'originale, la traduzione per intero e la versione inglese:
EliminaXXIV - PEDRO SALINAS
Despierta. El día te llama
Despierta. El día te llama
a tu vida: tu deber.
Y nada más que a vivir.
Arráncale ya a la noche
negadora y a la sombra
que lo celaba, ese cuerpo
por quién aguarda la luz
de puntillas, en el alba.
Ponte en pie, afirma la recta
voluntad simple de ser
pura virgen vertical.
Tómale el temple a tu cuerpo.
¿Frío, calor? Lo dirá
tu sangre contra la nieve
de detrás de la ventana;
lo dirá
el color en las mejillas.
Y mira al mundo. Y descansa
sin más hacer que añadir
tu perfección a otro día.
Tu tarea
es llevar la vida en alto,
jugar con ella, lanzarla
como una voz a las nubes,
a que recoja las luces
que se nos marcharon ya.
Ese es tu sino: vivirte.
No hagas nada.
Tu obra eres tú, nada más.
Svegliati. Il giorno ti chiama
alla tua vita: il tuo dovere.
A nient’altro che a vivere.
Strappa ormai alla notte
negatrice e all’ombra
che lo celava, quel corpo
di cui è in attesa, sommessa,
la luce, nell’alba.
In piedi, afferma la retta
volontà semplice d’essere
pura vergine verticale.
Senti il tuo corpo.
Freddo, caldo? Lo dirà
il tuo sangue contro la neve
da dietro la finestra;
lo dirà
il colore sulle tue guance.
E guarda il mondo. E riposa
senz’altro impegno che aggiungere
la tua perfezione a un altro giorno.
Il tuo compito
è sollevare la tua vita,
giocare con lei, lanciarla
come voce alle nubi,
a riafferrare le luci
che ci hanno lasciato.
Questo è il tuo destino: viverti.
Non devi fare nulla.
La tua opera sei tu, niente altro.
Wake up. Day calls you
to your life: your duty.
And to live, nothing more.
Root it out of the glum
night and the darkness
that covered your body
for which light waited a
on tiptoe in the dawn.
Stand up, affirm the straight
simple will to be
a pure slender virgin.
Test your bodys metal.
cold, heat? Your blood
will tell against the snow,
or behind the window.
The colour
in your cheeks will tell.
And look at people. Rest
doing no more than adding
your perfection to another
day. Your task
is to carry your life high,
and play with it, hurl it
like a voice to the clouds
so it may retrieve the light
already gone from us.
That is your fate: to live
Do nothing.
Your work is you, nothing more.
NO TE VEO - PEDRO SALINAS (da "Presagios")
RispondiEliminaNo te veo. Bien sé
que estás aquí, detrás
de una frágil pared
de ladrillos y cal, bien al alcance
de mi voz, si llamara.
Pero no llamaré.
Te llamaré mañana,
cuando, al no verte ya
me imagine que sigues
aquí cerca, a mi lado,
y que basta hoy la voz
que ayer no quise dar.
Mañana... cuando estés
allá detrás de una
frágil pared de vientos,
de cielos y de años.
NON TI VEDO - PEDRO SALINAS
Non ti vedo. So bene
che sei qui,
dietro una parete fragile
di calce e di mattoni, alla portata
della mia voce, se chiamassi.
Ma io non chiamerò.
Ti chiamerò domani,
quando ormai non vedendoti,
immagini che ancora
tu sia qui, accanto a me,
e che basti oggi la voce
che ieri ho trattenuto.
Domani… quando tu sarai
al di là di una
fragile parete di venti,
di cieli e di anni.
NON HO BISOGNO DI TEMPO - PEDRO SALINAS
RispondiEliminaNon ho bisogno di tempo
per sapere chi sei:
conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere
là dove taci, o nelle
parole con cui tu taci?
Chi tu cerchi nella vita
che stai vivendo, non sa
di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
E seguirti all'indietro
in ciò che hai fatto, prima,
sommare azioni a sorriso,
anni a nomi, sarà
come perderti. Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
nuda ormai dell'equivoco,
della storia, del passato,
tu, amazzone sulla folgore,
palpitante di recente
ed inatteso arrivo,
sei così anticamente mia,
da tanto tempo ti conosco,
che nel tuo amore chiudo gli occhi,
e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla
a quella luce lenta e sicura
con cui si riconoscono lettere
e forme e si fanno conti
e si crede di vedere
chi tu sia, o mia invisibile.
YO NO NECESITO TIEMPO - PEDRO SALINAS
EliminaYo no necesito tiempo
para saber cómo eres:
conocerse es el relámpago.
¿Quién te va a ti a conocer
en lo que callas, o en esas
palabras con que lo callas?
El que te busque en la vida
que estás viviendo, no sabe
mas que alusiones de ti,
pretextos donde te escondes.
Ir siguiéndote hacia atrás
en lo que tù has hecho, antes,
sumar acción con sonrisa,
años con nombres, serà
ir perdiéndote. Yo no.
Te conocì en la tormenta.
Te conocì, repentina,
en ese desgarramiento
brutal de tiniebla y luz,
donde se revela el fondo
que escapa al día y la noche.
Te vi, me has visto, y ahora,
desnuda ya del equívoco,
de la historia, del pasado,
tù, amazona en la centella,
palpitante de recién
llegada sin esperarte,
eres tan antigua mía,
te conozco tan de tiempo,
que en tu amor cierro los ojos,
y camino sin errar,
a ciegas, sin pedir nada
a esa luz lenta y segura
con que se conocen letras
y formas y se echan cuentas
y se cree que se ve
quién eres tù, mi invisible.
—"Perdóname por ir así buscándote"
RispondiElimina—"Qué paseo de noche"
—"La noche es la gran duda"
LA NOCHE ES LA GRAN DUDA - PEDRO SALINAS
XLVIII - La voz a ti debida
La noche es la gran duda
del mundo y de tu amor.
Necesito que el día
cada día me diga
que es el día, que es él,
que es la luz: y allí tú.
Ese enorme hundimiento
de mármoles y cañas,
ese gran despintarse
del ala y de la flor:
la noche; la amenaza
ya de una abolición
del color y de ti,
me hace temblar: ¿la nada?
¿Me quisiste una vez?
Y mientras tú te callas
y es de noche, no sé
si luz, amor existen.
Necesito el milagro
insólito: otro día
y tu voz, confirmándome
el prodigio de siempre.
Y aunque te calles tú,
en la enorme distancia,
la aurora, por lo menos,
la aurora, sí. La luz
que ella me traiga hoy
será el gran sí del mundo
al amor que te tengo.
LA NOTTE E' IL GRANDE DUBBIO - PEDRO SALINAS
XLVIII - La voce a te dovuta
La notte è il grande dubbio
del mondo e del tuo amore.
Ho bisogno che il giorno
ogni giorno mi dica
che è il giorno, che è lui,
che è la luce: e lì tu.
Quel crollo immenso
di marmi e di canne,
quel grande scolorire
dell'ala e del fiore:
la notte; la minaccia
di una soppressione
del colore e di te,
mi fa tremare: il nulla?
Mi hai mai amato?
E mentre tu taci
ed è notte, non so
se luce, amore, esistono.
Ho bisogno del miracolo
insolito: un altro giorno
e la tua voce, a conferma
del prodigio di sempre.
Ed anche se tu taci,
nell'enorme distanza,
l'aurora, almeno,
l'aurora, sì. La luce
che oggi lei mi porterà
sarà il gran sì del mondo
all'amore che ho per te.
¿SERAS, AMOR - PEDRO SALINAS
RispondiElimina( RAZÓN DE AMOR)
¿Serás, amor
un largo adiós que no se acaba?
Vivir, desde el principio, es separarse.
En el mismo encuentro
con la luz, con los labios,
el corazón percibe la congoja
de tener que estar ciego y sólo un día.
Amor es el retraso milagroso
de su término mismo:
es prolongar el hecho mágico
de que uno y uno sean dos, en contra
de la primer condena de la vida.
Con los besos,
con la pena y el pecho se conquistan,
en afanosas lides, entre gozos
parecidos a juegos,
días, tierras, espacios fabulosos,
a la gran disyunción que está esperando,
hermana de la muerte o muerte misma.
Cada beso perfecto aparta el tiempo,
le echa hacia atrás, ensancha el mundo breve
donde puede besarse todavía.
Ni en el lugar, ni en el hallazgo
tiene el amor su cima:
es en la resistencia a separarse
en donde se le siente,
desnudo altísimo, temblando.
Y la separación no es el momento
cuando brazos, o voces,
se despiden con señas materiales.
Es de antes, de después.
Si se estrechan las manos, si se abraza,
nunca es para apartarse,
es porque el alma ciegamente siente
que la forma posible de estar juntos
es una despedida larga, clara
y que lo más seguro es el adiós.
SARAI, AMORE - PEDRO SALINAS
(da Ragioni d'Amore)
Sarai, amore,
un lungo addio che non finisce?
Vivere, dal principio, è separarsi.
Già fin dal primo incontro
con la luce, e le labbra,
il cuore percepisce quell'angoscia
di dover esser cieco e solo un giorno.
Miracoloso ritardo, l'amore,
del suo termine stesso:
è prolungare il fatto magico,
che uno e uno siano due, di contro
alla prima condanna della vita.
Con i baci,
col dolore e col petto si conquistano,
in affannose zuffe, godimenti
che sembrano giochi,
o giorni, terre, spazi favolosi,
la grande disgiunzione che è in attesa,
sorella della morte o proprio morte.
Ogni bacio perfetto scosta il tempo,
lo getta indietro, amplia il mondo breve
dove ancora è possibile baciare.
Non ha il suo culmine l'amore
quando arriva o si trova:
ma nella resistenza a separarsi
dove si può sentire,
altissimo, nudo, tremante.
Né la separazione è quel momento
in cui le braccia, o voci,
con segni materiali si congedano.
E' di prima, di dopo.
Se si stringono mani, se si abbraccia,
non è mai per dividersi,
ma perché l'anima alla cieca sente
che la forma possibile di stare
insieme è un lungo, e chiaro congedo.
E che è l'addio ciò che è più sicuro.
XVIII - PEDRO SALINAS
RispondiEliminaPresagios (1924).
Cuando yo alcé los ojos a mirarte
(por tu bien o tu mal)
para mirarme alzabas tú los ojos
(por mi bien o mi mal).
Esa palabra que iba yo a decir
(¿de bendición o maldición sería?)
se te asomó a los labios, sin decirla.
(De bendeción o maldición sería.)
Nunca fuiste primera ni yo último.
(¿En qué final o para qué comienzo?)
Los dos exactamente a un tiempo mismo.
Y así todos los actos se abolieron
(ir yo hacia ti, venir tú a mí)
en la inutilidad de todo acto
(ir yo hacía ti, venir tú a mí)
previsto ya al nacer por otro idéntico.
Y así la identidad que nos unía
(tú y yo perdidos o tú y yo salvados)
separó nuestras vidas para siempre.
(Tú y yo salvados o tú y yo perdidos.)
XVIII - PEDRO SALINAS
da Presagi - 1924
Quando io sollevai gli occhi per guardarti
(per tuo bene o tuo male)
tu per guardarmi sollevavi gli occhi
(per mio bene o mio male).
Quella parola che stavo per dire
(Cos’era, a benedire o maledire?)
ti si affacciò alle labbra senza dirla.
(Cos’era, a benedire o maledire?).
Non fosti mai la prima né io l’ultimo.
(In quale fine o per quale principio?)
Non fui mai io il primo né tu l’ultima.
(In quale fine o per quale principio?)
Noi due esattamente al tempo stesso.
E ogni azione così venne abolita
(venire io da te, e tu da me)
nell’inutilità di ogni altra azione
(venire io da te, e tu da me)
già prevista all’inizio da una identica
Così l’identità che ci legava
(tu ed io perduti o tu ed io salvati)
le nostre vite disgiunse per sempre.
(Tu ed io salvati o tu ed io perduti).
XLV - PEDRO SALINAS
RispondiEliminaLa materia no pesa.
Ni tu cuerpo ni el mío,
Juntos se sienten nunca
Servidumbre, sí alas.
Los besos que me das
son siempre redenciones:
tú besas hacia arriba,
librando algo de mi,
que aún estaba sujeto
en los fondos oscuros.
Lo salvas, lo miramos
para ver cómo asciende,
volando, por su impulso,
hacia su paraíso
donde ya nos espera.
No, tu carne no oprime
ni la tierra que pisas
ni mi cuerpo que estrechas.
Cuando me abrazas, siento
que tuve contra el pecho
un palpitar sin tacto.
cerquísima, de estrella,
que viene de otra vida.
el mundo material
nace cuando te marcas.
Yo siento sobre el alma
esa opresión enorme
de sombras que dejaste,
de palabras sin labios,
escritas en papeles.
Devuelto ya a la ley
del metal y la roca,
de carne. Tu forma
corporal,
tu dulce peso rosa,
es lo que me volvía
el mundo más ingrávido.
Pero lo insoportable,
lo que me está agobiando,
llamándome a la tierra,
sin ti que me defiendas,
es la distancia, es
el hueco de tu cuerpo.
Sí, tú nunca, tú nunca:
tu memoria es materia.
XLV - PEDRO SALINAS
La materia non pesa.
Il tuo corpo ed il mio,
uniti, non sentono mai
schiavitù, sentono ali.
I baci che tu mi dài
sono sempre redenzioni:
tu baci verso l’alto,
e qualcosa di me porti a luce,
costretto prima
nel fondo oscuro.
Lo salvi, lo guardiamo
per vedere come ascende,
e vola, per l’impulso che gli dài,
verso il suo paradiso
dove ci aspetta.
No, non opprime la tua carne
e neppure la terra che calpesti
né il mio corpo che stringi.
Sento, quando mi abbracci,
che ho tenuto contro il petto
un lieve palpitare,
vicinissimo, di stella,
che viene da un’altra vita.
Il mondo materiale
nasce quando tu parti.
E sull’anima sento
quest’oppressione enorme
di ombre che hai lasciato,
di parole, senza labbra,
scritte su fogli di carta.
Restituito alla legge
del metallo, della roccia,
della carne. La tua forma
corporea,
il tuo dolce peso rosa,
è ciò che mi rendeva
il mondo più lieve.
Ma ciò che non sopporto
e che mi schiaccia,
chiamandomi alla terra,
senza te per difendermi,
è la distanza,
è il vuoto del tuo corpo.
Sì, tu mai, tu mai:
il tuo ricordo, è materia.
XXIX - PEDRO SALINAS
RispondiEliminaCuando cierras los ojos
tus párpados son aire.
Me arrebatan:
me voy contigo, adentro.
No se ve nada, no
se oye nada. Me sobran
los ojos y los labios,
en este mundo tuyo.
Para sentirte a ti
no sirven
los sentidos de siempre,
usados con los otros.
Hay que esperar los nuevos.
Se anda a tu lado
sordamente, en lo oscuro,
tropezando en acasos,
en vísperas; hundiéndose
hacia arriba
con un gran peso de alas.
Cuando vuelves a abrir
los ojos yo me vuelvo
afuera, ciego ya,
tropezando también,
sin ver, tampoco, aquí.
Sin saber más vivir
ni en el otro, en el tuyo,
ni en este
mundo descolorido
en donde yo vivía.
Inútil, desvalido
entre los dos.
Yendo, viniendo
de uno a otro
cuando tú quieres,
cuando abres, cuando cierras
los párpados, los ojos.
XXIX - PEDRO SALINAS
Quando tu chiudi gli occhi
le tue palpebre sono aria.
Mi trascinano:
vado con te, dentro.
Non si vede nulla,
non si sente nulla. Superflui
gli occhi e le labbra,
in questo mondo tuo.
Per sentire te
non valgono
i sensi consueti,
che si usano con gli altri.
Bisogna attenderne di nuovi.
Si cammina al tuo fianco
sordamente, al buio,
inciampando nei forse,
nelle attese; sprofondando
verso l'alto
con gran peso di ali.
Quando tu riapri gli occhi
io torno fuori,
ormai cieco,
inciampando ancora,
senza vedere, nemmeno, qui.
Senza sapere più vivere
né in quell'altro, nel tuo,
né in questo
mondo scolorito
dove io vivevo.
Incapace, indifeso
fra l'uno e l'altro.
Andando, venendo
dall'uno all'altro
quando tu vuoi,
quando apri, quando chiudi
le palpebre, gli occhi.
QUELLO CHE SEI - PEDRO SALINAS
RispondiEliminaQuello che sei
mi distrae da quello che dici.
Lanci parole veloci,
pavesate di risa,
invitandomi
ad andare dove mi porteranno.
Non ti presto attenzione, non le seguo:
sto guardando
le labbra da cui sono nate.
Intanto guardi lontano.
Fissi lo sguardo laggiù,
non so in cosa, e già si precipita
a cercarlo la tua anima
affilata, come saetta.
Io non guardo dove guardi:
io ti vedo guardare.
E quando desideri qualcosa
non penso a quello che vuoi
né lo invidio: è il meno.
Ciò che ami oggi, lo desideri;
domani lo dimenticherai per un nuovo amore.
No.
Ti aspetto oltre qualsiasi fine o termine
in ciò che non deve succedere.
Io resto nel puro atto del tuo desiderio,
amandoti.
E non voglio altro
che vederti amare.
ecco l'originale:
EliminaXXXIV - PEDRO SALINAS
Lo que eres
me distrae de lo que dices.
Lanzas palabras veloces,
empavesadas de risas,
invitándome
a ir adonde ellas me lleven.
No te atiendo, no las sigo:
estoy mirando
los labios donde nacieron.
Miras de pronto a los lejos.
Clavas la mirada allí,
no sé en qué, y se te dispara
a buscarlo ya tu alma
afilada, de saeta.
Yo no miro adonde miras:
yo te estoy viendo mirar.
Y cuando deseas algo
no pienso en lo que tú quieres,
ni lo envidio: es lo de menos.
Lo quieres hoy, lo deseas;
mañana lo olvidarás
por una querencia nueva.
No. Te espero más allá
de los fines y los términos.
En lo que no ha de pasar
me quedo, en el puro acto
de tu deseo, queriéndote.
Y no quiero ya otra cosa
más que verte a ti querer.
DOMANI - PEDRO SALINAS
RispondiElimina"Domani". La parola
libera, vacante, senza peso,
si muoveva nell’aria,
così senz’anima e corpo,
senza colore nè bacio,
che l’ho lasciata passare
al mio fianco, nel mio oggi.
Ma all’improvviso tu
hai detto: “Io, domani…”
E tutto si è animato
di carne e di bandiere.
Mi si precipitavano
addosso le promesse
di seicento colori,
con vestiti alla moda
nude, ma tutte
ricolme di carezze
In treni o gazzelle
mi giungevano - acute,
suoni di violini -
snelle speranze
di bocche verginali.
O veloci e grandi
come navi, di lontano,
come balene
da mari remoti
immense speranze
d’un amore senza termine.
Domani! Che parola
vibrante, tutta tesa
di anima e carne rosata,
corda dell’arco dove
tu hai messo, acutissima,
arma di venti anni,
la freccia più sicura
quando hai detto: “Io…”
ecco l'originale:
EliminaVII - PEDRO SALINAS
«Mañana». La palabra
iba suelta, vacante,
ingrávida, en el aire,
tan sin alma y sin cuerpo,
tan sin color ni beso,
que la dejé pasar
por mi lado, en mi hoy.
Pero de pronto tú
dijiste: «Yo, mañana...»
Y todo se pobló
de carne y de banderas.
Se me precipitaban
encima las promesas
de seiscientos colores,
con vestidos de moda,
desnudas, pero todas
cargadas de caricias.
En trenes o en gacelas
me llegaban -agudas,
sones de violines-
esperanzas delgadas
de bocas virginales.
O veloces y grandes
como buques, de lejos,
como ballenas
desde mares distantes,
inmensas esperanzas
de un amor sin final.
¡Mañana! Qué palabra
toda vibrante, tensa
de alma y carne rosada,
cuerda del arco donde
tú pusiste, agudísima,
arma de veinte años,
la flecha más segura
cuando dijiste: «Yo...»
STO MODELLANDO LA TUA OMBRA – Pedro Salinas
RispondiEliminaSto modellando la tua ombra.
Le ho già tolto le labbra,
rosse e dure: bruciavano.
Te le avrei baciate
ancora molte volte.
Ti fermo poi le braccia,
lunghe nervose, rapide.
Mi offrivano la via
perché io ti stringessi.
Ti strappo il colore, la forma.
Ti uccido il passo. Venivi
dritta verso di me. Ciò che
piú mi ha fatto soffrire,
quando l’ho messa a tacere,
è la tua voce. Densa, calda,
piú palpabile del tuo corpo.
Ma stava ormai per tradirci.
Così
il mio amore è libero, affrancato,
con la tua ombra spoglia di carne.
E posso vivere in te,
senza temere
ciò che desidero di più,
il tuo bacio, i tuoi abbracci.
Non pensare ormai ad altro
che alle labbra, alla voce,
al corpo,
che io stesso ti ho sottratto
per potere, senza di loro infine,
amarti.
Io, che li amavo tanto!
E stringere all’infinito, senza pena
– mentre se ne va inafferrabile,
e dietro a lei il mio grande amore,
la carne per il suo cammino -
il tuo solo corpo possibile:
il tuo dolce corpo pensato.
Pedro Salinas
(Traduzione di Emma Scoles)
da “Pedro Salinas, La voce a te dovuta”, Einaudi Editore, 1979
***
«Me estoy labrando tu sombra»
Me estoy labrando tu sombra.
La tengo ya sin los labios,
rojos y duros: ardían.
Te los habría besado
aún mucho más.
Luego te paro los brazos,
rápidos, largos, nerviosos.
Me ofrecían el camino
para que yo te estrechara.
Te arranco el color, el bulto.
Te mato el paso. Venías
derecha a mí. Lo que más
pena me ha dado, al callártela,
es tu voz. Densa, tan cálida,
más palpable que tu cuerpo.
Pero ya iba a traicionarnos.
Así
mi amor está libre, suelto,
con tu sombra descarnada.
Y puedo vivir en ti
sin temor
a lo que yo más deseo,
a tu beso, a tus abrazos.
Estar ya siempre pensando
en los labios, en la voz,
en el cuerpo,
que yo mismo te arranqué
para poder, ya sin ellos,
quererte.
¡Yo, que los quería tanto!
Y estrechar sin fin, sin pena
-mientras se va inasidera,
con mi gran amor detrás,
la carne por su camino-
tu solo cuerpo posible:
tu dulce cuerpo pensado
Pedro Salinas
de “Pedro Salinas, La voz a ti debida”, Madrid, Signo, 1933
(grazie a tittideluca)
«Te ne sei appena andata » – Pedro Salinas
RispondiElimina(grazie a tittideluca)
Te ne sei appena andata
– o appena morta –,
io però già ti aspetto.
Tutti i tuoi movimenti,
passi, palpiti, ansie,
o la tua morte, quiete,
anche vogliano trarti
verso una solitudine
celestiale o terrestre
non ti sanno distogliere
da quello che stai amando:
vai via, ma ti avvicini,
presto, più tardi, subito.
Lo so, te ne stai andando,
a infinita distanza,
ma i tuoi passi risuonano
in tutte le vaghe ombre
di rumore che, tenui,
a notte fonda incrinano
l’azzurro del silenzio:
suonando come echi.
Se è un rumore di ruote,
sono i treni a portarti,
o le ali, o le nuvole.
Se è un frangersi di onde,
è perché le cavalca
la nave di cristallo
su cui torni. Se foglie
secche, che il vento spinge,
sei tu che vieni piano,
che cammini in un abito
di seta, e va frusciando,
contro il limpido suolo
dell’aria, il suo strascico.
Ogni suono in un’eco
di te me lo trasforma
l’anima che ti attende.
Solo a me sei diretta,
e i tuoi passi si sentono
sempre come venissero
dall’assenza, quel lungo
volteggio
che fai per ritornare.
Ti si vide all’andartene
il rovescio: il tuo arrivo,
vibrante nell’addio.
Così vibra anche l’alba
o nel grigio, o nel rosa,
che percorrendo i cieli,
con passo di crepuscolo,
sul finire del giorno
sembrano – e sono lei,
lei che arriva, imminente –
luce che se ne va.
Pedro Salinas
(Traduzione di Valerio Nardoni)
da “Ragioni d’amore”, Passigli Poesia, 2006
***
[31]
Apenas te has marchado
—o te has muerto—,
pero yo ya te espero.
Todos tus movimientos,
pasos, latidos, ansias,
o tu muerte, quietud,
aunque arrastrarte quieran
hacia una soledad
celestial o terrestre
no te saben llevar
de lo que estás queriendo:
te vas, pero te acercas,
pronto, más tarde, luego.
Ahora marchas, lo sé,
a infinita distancia,
pero laten tus pasos
en todas esas vagas
sombras de ruido, tenues,
que en la alta noche estrellan
el azul del silencio:
todas suenan a ecos.
Si es un rumor de ruedas,
es que te traen los trenes,
las alas o las nubes.
Si es un romper de olas,
es que va cabalgándolas
el barco de cristal
en que vuelves. Si hojas
secas, que empuja el viento,
es que vienes despacio,
andando, con un traje
de seda, y que te cruje,
sobre los tersos suelos
de los aires, su cola.
Todo sonido en eco
tuyo me lo convierte
el alma que te espera.
Andas sólo hacia mí,
y tus pasos se sienten
siempre de estar viniendo
por la ausencia, ese largo
rodeo
que das para volver.
Se te vio en tu marchar
el revés: tu venida,
vibrante en el adiós.
Igual que vibra el alba
en el gris, en el rosa,
que pisando los cielos,
con paso de crepúsculo,
al acabar el día
parecen —y son ella,
la que viene, inminente—
una luz que se va.
Pedro Salinas
da “Razón de amor”, Cruz y Raya, Madrid, 1936
«Per vivere non voglio» – Pedro Salinas
RispondiElimina(grazie a tittideluca)
[XIV]
Per vivere non voglio
isole, palazzi, torri.
Che altissima allegria:
vivere nei pronomi!
Getta via i vestiti,
i connotati, i ritratti;
non ti voglio cosí,
travestita da altra,
figlia sempre di qualcosa.
Ti voglio libera, pura,
irriducibile: tu.
Quando ti chiamerò, so bene,
fra tutte le genti
del mondo,
solo tu sarai tu.
E quando mi chiederai
chi è che ti chiama,
che ti vuole sua,
sotterrerò i nomi,
le pergamene, la storia.
Comincerò a distruggere quanto
m’hanno gettato addosso
da prima ancora ch’io nascessi.
E ritornato ormai
all’eterno anonimato
del nudo, della pietra, del mondo,
ti dirò:
«Io ti voglio, sono io».
Pedro Salinas
(Traduzione di Emma Scoles)
da “La voce a te dovuta”, Einaudi, Torino, 1979
***
[XIV]
Para vivir no quiero
islas, palacios, torres.
¡Qué alegría más alta:
vivir en los pronombres!
Quítate ya los trajes,
las señas, los retratos;
yo no te quiero así,
disfrazada de otra,
hija siempre de algo.
Te quiero pura, libre,
irreductible: tú.
Sé que cuando te llame
entre todas las gentes
del mundo,
sólo tú serás tú.
Y cuando me preguntes
quién es el que te llama,
el que te quiere suya,
enterraré los nombres,
los rótulos, la historia.
Iré rompiendo todo
lo que encima me echaron
desde antes de nacer.
Y vuelto ya al anónimo
eterno del desnudo,
de la piedra, del mundo,
te diré:
«Yo te quiero, soy yo».
Pedro Salinas
da “La voz a ti debida”, Madrid, Signo, 1933
E lentamente stai
RispondiEliminaformandoti da sola,
nascendoti,
all'interno del tuo amore,
del mio amore, confusi,
come si forma il giorno
nel grande dubbio oscuro.
(Pedro Salinas)
La tua libertà dammi.
RispondiEliminaE non la tua fatica,
no, nè foglie secche,
il tuo sonno, occhi chiusi.
Vieni a me da te stessa,
non dalla tua stanchezza
di te. Voglio sentirla.
La tua libertà, un vento
universale che mi porta
quell'odore di legna
antica dei tuoi armadi,
in uno stormo di visioni
che tu vedevi,
quando era al colmo la tua libertà
e chiudevi ormai gli occhi.
Com'eri bella, in piedi, libera!
(Pedro Salinas)
Ieri ti ho baciato sulle labbra - Pedro Salinas
RispondiEliminaIeri ti ho baciato sulle labbra.
Ti ho baciato sulle labbra. Intense,
rosse. Un bacio così corto
durato più di un lampo,
di un miracolo, più ancora.
Il tempo
dopo averti baciato
non valeva più a nulla
ormai, a nulla
era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.
Oggi sto baciando un bacio;
sono solo con le mie labbra.
Le poso
non sulla bocca, no, non più
– dov’è fuggita? –
Le poso
sul bacio che ieri ti ho dato,
sulle bocche unite
dal bacio che hanno baciato.
E dura, questo bacio
più del silenzio, della luce.
Perché io non bacio ora
né una carne né una bocca,
che scappa, che mi sfugge.
No.
Ti sto baciando più lontano.
[“Ieri ti ho baciato sulle labbra.
” poesia XXXVI di “LA VOCE A TE DOVUTA” , Pedro Salinas]
Ayer te besé en los labios.
EliminaTe besé en los labios. Densos,
rojos. Fue un beso tan corto,
que duró más que un relámpago,
que un milagro, más.
El tiempo
después de dártelo
no lo quise para nada ya,
para nada
lo había querido antes.
Se empezó, se acabó en él.
Hoy estoy besando un beso;
estoy solo con mis labios.
Los pongo
no en tu boca, no, ya no…
-¿Adónde se me ha escapado?-.
Los pongo
en el beso que te di
ayer, en las bocas juntas
del beso que se besaron.
Y dura este beso más
que el silencio, que la luz.
Porque ya no es una carne
ni una boca lo que beso,
que se escapa, que me huye.
No.
Te estoy besando más lejos.
( “Ayer te besé en los labios” poema n. XXXVI – LA VOZ A TI DEBIDA – Pedro Salinas)