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mercoledì 30 maggio 2012

Dracula - Bram Stoker





(Dracula - 1897)

Uno strano silenzio sembrava posare su ogni cosa, ma, tendendo l'orecchio, ho udito, come se provenisse dal fondovalle, l'ululare di molti lupi. 
Gli occhi del Conte hanno avuto un lampo, ed egli ha detto:
"Ascoltateli, i figli della notte. Che musica fanno, eh?"



Bela Lugosi

Romanzo gotico davvero epocale, talmente letto e adattato cinematograficamente da rendere superflua qualunque introduzione. Ci sono personaggi che arrivano alla totalità della gente:  anche quelli che non leggeranno mai un libro sanno chi è Dracula.  Storia radicata  nel torbido delle paure, dell'inconscio e del soprannaturale, al limite tra il fiabesco e l'horror,  entra di diritto nell'immaginario universale, andando ad eclissare ogni altro romanzo sui vampiri precedente, come quello di Polidori, per non parlare dei successivi, assolutamente inferiori e meno coinvolgenti.
Francis Ford Coppola ne trae nel 1992 un film spettacolare sotto tutti gli aspetti: la fotografia, i costumi, la recitazione stessa, in particolare Gary Oldman, perfetto nel ruolo del Conte Dracula/Principe Vlad III.


Gary Oldman nel film di Coppola del 1992


Sadie Frost (Lucy) ne film di Coppola del 1992


Christopher Lee, che mai si liberò del ruolo di Dracula


 Bram Stoker died at No. 26 St George's Square, London. He was cremated, and his ashes placed in a display urn at Golders Green Crematorium.

“Faith, that faculty which enables us to believe things which we know to be untrue.” 
― Bram Stoker, Dracula

sabato 26 maggio 2012

Un albero cresce a Brooklyn - Betty Smith





(A Tree Grows in Brooklyn - 1943)

La biblioteca era in un piccolo edificio, vecchio e cadente, ma Francie pensava che fosse bellissimo. I sentimenti che la biblioteca risvegliava in lei somigliavano a quelli che provava nei confronti della chiesa. Spinse la porta ed entrò. 
Come le piaceva l'odore della biblioteca, un miscuglio di vecchie rilegature di cuoio, di colla e di libri freschi di stampa! Le piaceva molto di più  dell'odore di incenso che bruciava durante la messa solenne.

Avevo 14 anni quando un'amica di mia mamma me lo ha regalato, io l'ho aperto, ci ho piantato dentro il naso e ho cominciato a leggere. Mia madre mi spintonava: almeno ringrazia, diceva. Ma io niente, continuavo a leggere ormai decollata su un'altro pianeta. Mio padre diceva: almeno saluta, maleducata! E io niente, e la signora se ne era già andata. Anni dopo l'ho rivista, e si ricordava ancora. Queste le sue parole: "Non potevo ricevere un ringraziamento più grande". E io non potevo ricevere un libro più speciale! C'è  tutto, in queste 600 pagine che si leggono con grandissimo piacere e senza mai stancarsi. Una mia amica mi ha raccontato che si lega molto ai libri che descrivono personaggi che le sono quasi gemelli: tutti si dovrebbero affezionare a questa bimba, non tanto per gli eventi personali, quanto per lo spirito.
Di cosa parla? E' il romanzo di formazione per eccellenza: Brooklyn, New York, 1912. Francie ha 11 anni, ama leggere, ragionare, crescere, vivere.


giovedì 24 maggio 2012

I Fiori del Male - Charles Baudelaire



(Les Fleurs du Mal - 1857)

LXXVIII - Spleen

Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
II nous verse un jour noir plus triste que les nuits;
Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauve-souris,
S'en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;
Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D'une vaste prison imite les barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,
Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrement.
- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.


LXXVIII - Spleen
Quando, come un coperchio, il cielo pesa greve 
Sull'anima gemente in preda a lunghi affanni, 

E in un unico cerchio stringendo l'orizzonte 

Riversa un giorno nero più triste dell notti; 

Quando la terra cambia in un'umida cella, 
Entro cui la Speranza va, come un pipistrello, 
Sbattendo la sua timida ala contro i muri 
E picchiando la testa sul fradicio soffitto; 

Quando la pioggia stende le sue immense strisce 
Imitando le sbarre di una vasta prigione, 
E, muto e ripugnante, un popolo di ragni 
Tende le proprie reti dentro i nostri cervelli; 

Delle campane a un tratto esplodono con furia 
Lanciando verso il cielo un urlo spaventoso, 
Che fa pensare a spiriti erranti e senza patria 
Che si mettano a gemere in maniera ostinata. 

- E lunghi funerali, senza tamburi o musica, 
Sfilano lentamente nell' anima; la Speranza, 
Vinta, piange, e l'Angoscia, dispotica ed atroce, 
Infilza sul mio cranio la sua bandiera nera.

A volte capita di sentirsi, se non proprio paralizzati, perlomeno stagnanti nell'indecisione, nel dubbio, nell'incapacità di reagire. In questi momenti vale la pena di andarsi a leggere le opere di qualcuno che della stagnazione ha fatto davvero un modo di vivere. 
MAUDIT. Una parola, uno stile, un'epoca.  Lui, bohemien per eccellenza, evoca con le sue parole angosciate tutto il disagio, la tristezza e la malinconia che hanno contraddistinto  la generazione dei poeti maledetti. E ancora oggi, le sue poesie emanano un fascino immortale di romanticismo evanescente, come fiori preziosissimi che spuntano dal male di vivere. 



Charles Pierre Baudelaire (France 1821-1867)


lunedì 21 maggio 2012

Festa Mobile - Ernest Hemingway



(A Moveable Feast - 1964)

Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa ti accompagna perché Parigi è una festa mobile. 



Come già avevano fatto generazioni di artisti di tutto il mondo, Hemingway arriva a Parigi nel 1921, con l'intenzione di berla fino all'ultima goccia. Affamato di esperienze, sensazioni, ispirazioni, vive "povero ma felice" artista fra gli artisti, e si innamora perdutamente dei bistrot, caffè e boulevards, delle mille luci, dei mille locali;  frequenta pittori, scrittori, toreri, poeti, farabutti, oppiomani, tutto quello che la  città ha da offrire generosamente. Quarant'anni dopo, ormai stanco e deluso, affida a questo suo ultimo, incompiuto romanzo, i ricordi nostalgici della sua entusiasmante giovinezza  a Parigi.


Ernest Miller Hemingway (USA 1899-1961)


martedì 15 maggio 2012

Foglie d'erba - Walt Whitman


                                                     (Leaves of Grass - 1855)


O Captain! My Captain! 

O Captain! My Captain! our fearful trip is done;
The ship has weather'd every rack, the prize we sought is won;
The port is near, the bells I hear, the people all exulting,
While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring
But O heart! heart! heart!
O the bleeding drops of red,
Where on the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.
O Captain! My Captain! rise up and hear the bells;
Rise up-for you the flag is flung-for you the bugle trills;
For you bouquets and ribbon'd wreaths-for you the shores a-crowding;
For you they call, the swaying mass, their eager faces turning
Here Captain! dear father!
This arm beneath your head;
It is some dream that on the deck,
You've fallen cold and dead.
My Captain does not answer, his lips are pale and still;
My father does not feel my arm, he has no pulse nor will;
The ship is anchor'd safe and sound, its voyage closed and done;
From fearful trip the victor ship comes in with object won
Exult, O shores, and ring, O bells!
But I with mournful tread,
Walk the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.

O capitano! Mio capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l'ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,
Gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.

O capitano! Mio capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.

Ma non risponde il mio capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio capitano
Caduto morto, freddato.


Capolavoro assoluto della letteratura americana e pietra miliare della democrazia, questo fantastico libro è da conservare gelosamente, non fosse altro per capire meglio l'America stessa. Il capitano ovviamente è Lincoln, il cui assassinio sconvolse Whitman. 
La poesia è entrata nella raccolta nel 1865, in una delle tante edizioni successive.
Questa è l'introduzione a Foglie d'Erba:


Come, said my soul,
Such verses for my Body let us write, (for we are one,)
That should I after return,
Or, long, long hence, in other spheres,
There to some group of mates the chants resuming,
Tallying Earth's soil, trees, winds, tumultuous waves,)
Ever with pleas'd smile I may keep on,
Ever and ever yet the verses owning—as, first, I here and now
Signing for Soul and Body, set to them my name,
Walt Whitman


Senti, m'informò l'anima,
Scriviamo per il corpo (siamo infatti una cosa), versi tali,
Che, dopo morte, dovessi invisibil tornare,
O, più tardi, più tardi, in altre sfere,
A un gruppo di compagni i miei canti riprendere,
(In accordo con suono, alberi, venti della terra, tumulto delle onde),
Possa con soddisfatto sorriso continuare,
A sempre riconoscere miei questi versi - come, qui ed ora,
per la prima volta,
Firmando per anima e corpo, il nome mio v'appongo,
Walt Whitman



Walt Withman (USA 1819-1892)

domenica 13 maggio 2012

Poesie - Percy Bysshe Shelley







(Poems - 1819)

 Shelley annegò nell'affondamento del suo vascello al largo della costa tirrenica fra Portovenere e la Toscana e fu cremato sulla spiaggia vicino a Viareggio, là dove le onde avevano spinto il suo corpo. Le sue ceneri furono sepolte nel cimitero Acattolico di Roma; il suo cuore, che il suo amico Edward John Trelawny aveva strappato dalle fiamme, fu conservato dalla sua vedova, Mary Wollstonecraft Shelley, fino alla sua morte e fu sepolto con lei a Bournemouth. L'epigrafe, in riferimento alla sua morte in mare, riprende tre versi del canto di Ariel dalla "Tempesta" di Shakespeare:
"Nothing of him that doth fade, but doth suffer a sea change, into something rich and strange" (Niente di lui si dissolve, ma subisce una metamorfosi marina per divenire qualcosa di ricco e strano).
Romantico, avventuroso, colto, vegetariano, bello, anticonformista e idealista. Non so trovare qualcosa di meglio. Metto le due odi che amo di più. Sono lunghe, lo so.


Ode to the West Wind

I
O wild West Wind, thou breath of Autumn's being,


Thou, from whose unseen presence the leaves dead

Are driven, like ghosts from an enchanter fleeing,


Yellow, and black, and pale, and hectic red,
Pestilence-stricken multitudes: 0 thou,
Who chariotest to their dark wintry bed

The wingèd seeds, where they lie cold and low,
Each like a corpse within its grave,until
Thine azure sister of the Spring shall blow

Her clarion o'er the dreaming earth, and fill
(Driving sweet buds like flocks to feed in air)
With living hues and odours plain and hill:

Wild Spirit, which art moving everywhere;
Destroyer and Preserver; hear, O hear!

II

Thou on whose stream, 'mid the steep sky's commotion,
Loose clouds like Earth's decaying leaves are shed,
Shook from the tangled boughs of Heaven and Ocean,

Angels of rain and lightning: there are spread
On the blue surface of thine airy surge,
Like the bright hair uplifted from the head

Of some fierce Maenad, even from the dim verge
Of the horizon to the zenith's height,
The locks of the approaching storm. Thou dirge

Of the dying year, to which this closing night
Will be the dome of a vast sepulchre
Vaulted with all thy congregated might

Of vapours, from whose solid atmosphere
Black rain, and fire, and hail will burst: O hear!

III
Thou who didst waken from his summer dreams
The blue Mediterranean, where he lay,
Lulled by the coil of his crystalline streams,

Beside a pumice isle in Baiae's bay,
And saw in sleep old palaces and towers
Quivering within the wave's intenser day,

All overgrown with azure moss and flowers
So sweet, the sense faints picturing them! Thou
For whose path the Atlantic's level powers

Cleave themselves into chasms, while far below
The sea-blooms and the oozy woods which wear
The sapless foliage of the ocean, know

Thy voice, and suddenly grow grey with fear,
And tremble and despoil themselves: O hear!

IV
If I were a dead leaf thou mightest bear;
If I were a swift cloud to fly with thee;
A wave to pant beneath thy power, and share

The impulse of thy strength, only less free
Than thou, O Uncontrollable! If even
I were as in my boyhood, and could be

The comrade of thy wanderings over Heaven,
As then, when to outstrip thy skiey speed
Scarce seemed a vision; I would ne'er have striven

As thus with thee in prayer in my sore need.
Oh! lift me as a wave, a leaf, a cloud!
I fall upon the thorns of life! I bleed!

A heavy weight of hours has chained and bowed
One too like thee: tameless, and swift, and proud.

V
Make me thy lyre, even as the forest is:
What if my leaves are falling like its own!
The tumult of thy mighty harmonies

Will take from both a deep, autumnal tone,
Sweet though in sadness. Be thou, Spirit fierce,
My spirit! Be thou me, impetuous one!

Drive my dead thoughts over the universe
Like withered leaves to quicken a new birth!
And, by the incantation of this verse,

Scatter, as from an unextinguished hearth
Ashes and sparks, my words among mankind!
Be through my lips to unawakened Earth

The trumpet of a prophecy! O Wind,
If Winter comes, can Spring be far behind?



Ode al vento dell'ovest
I
Oh tu selvaggio vento dell’Ovest, respiro dell’essenza dell’autunno,
tu, dalla cui invisibile presenza le foglie morte
sono trascinate, come spettri in fuga da un incantatore.
Gialle e nere e pallide e febbrilmente rosse,
moltitudini colpite dalla pestilenza: oh tu
che sospingi ai loro oscuri letti dell’inverno
i semi alati, dove giacciono freddi e profondi,
ognuno come cadavere nella sua tomba, finché
la tua azzurra sorella della primavera soffierà
nel suo corno sulla sognante terra, e colmerà
(guidando i dolci germogli come greggi a pascolare nell’aria)
di vivaci colori e profumi pianura e collina:
oh Spirito selvaggio, che spiri per ogni dove;
distruttore e preservatore; ascolta, oh ascolta!
II
Tu nella cui corrente, in mezzo al tumulto dell’alto cielo,
nuvole sciolte come foglie cadenti della terra sono sparse,
scosse dai rami aggrovigliati di Cielo e Oceano,
messaggeri di pioggia e lampi: là sono disperse
sull'azzurra superficie del tuo aereo ondeggiare,
come i lucenti capelli sollevati dalla testa
d'una feroce Menade, perfino dal fosco margine
dell'orizzonte fino all’altezza dello zenit,
le serrature della tempesta in arrivo. Tu, canto funebre
dell'anno morente, al quale questa notte che sta finendo
sarà la cupola di un sepolcro immenso,
cui fa da volta da tutta la potenza concentrata
di vapori, dalla cui densa atmosfera
esploderanno nera pioggia e fuoco e grandine: oh, ascolta!
III
Tu che svegliasti dai suoi sogni estivi
l’azzurro Mediterraneo, dove giaceva
cullato dal gorgoglio dei suoi flutti cristallini,
accanto a un'isola di pomice nella baia di Baiae,
e vedesti nel sonno antichi palazzi e torri
tremolanti nella luce più intensa dell'onda
tutti sommersi da muschio azzurro e fiori
così dolci, che nel raffigurarli il senso viene meno! Tu
al cui passaggio la potente superficie d'Atlantico
si squarcia in abissi, mentre giù in profondità
le inflorescenze marine e i boschi fangosi, che indossano
le foglie avvizzite dell'oceano, conoscono
la tua voce, e si fanno all'improvviso grigi di paura,
e tremano e si spogliano: oh, ascolta!
IV
Se io fossi una foglia appassita che tu potessi portare;
se fossi una veloce nuvola per volare con te;
un'onda che ansima sotto il tuo potere, e condivide
l'impulso della tua forza, soltanto meno libera
di te, oh tu che sei incontrollabile! Se anche
io fossi nella mia fanciullezza, e potessi essere
il compagno dei tuoi vagabondaggi nel cielo,
come allora, quando superare la tua celeste velocità
a mala pena sembrava una visione, io mai avrei gareggiato
così con te in preghiera nel mio estremo bisogno.
Ti prego, innalzami come un'onda, una foglia, una nuvola.
Cado sopra le spine della vita! Sanguino!
Un grave peso di ore ha incatenato, piegato
uno a te troppo simile: indomito, veloce e orgoglioso.
V
Fa di me la tua cetra, come lo è anche la foresta;
che cosa importa se le mie foglie cadono come le sue!
Il tumulto delle tue potenti armonie
acquisterà da entrambi un profondo canto autunnale
dolce nella sua tristezza. Che tu sia, o spirito fiero,
il mio spirito! Che tu sia me, spirito impetuoso!
Guida i miei morti pensieri per l'universo
come foglie ingiallite per affrettarmi una nascita nuova;
e con l'incanto di questi miei versi,
spargi, come da un focolare non ancora spento
ceneri e faville, le mie parole fra il genere umano!
Che tu sia attraverso le mie labbra, per una terra non ancora desta
la tromba d'una profezia! Oh, vento,
se viene l'Inverno, può essere lontana la primavera?

Percy Bisshe Shelley (England 1792-1822)

Ode to a Skylark


                 Hail to thee, blithe Spirit!
                     Bird thou never wert -
                 That from Heaven or near it
                       Pourest thy full heart
In profuse strains of unpremeditated art.
                Higher still and higher
                     From the earth thou springest,
                Like a cloud of fire;
                     The blue deep thou wingest,
And singing still dost soar, and soaring ever singest.
                In the golden lightning
                    Of the sunken sun,
                O'er which clouds are bright'ning,
                    Thou dost float and run,
Like an unbodied joy whose race is just begun.
                 The pale purple even
                     Melts around thy flight;
                 Like a star of Heaven,
                     In the broad daylight
Thou art unseen, but yet I hear thy shrill delight -
                 Keen as are the arrows
                     Of that silver sphere
                 Whose intense lamp narrows
                     In the white dawn clear,
Until we hardly see, we feel that it is there.
                 All the earth and air
                    With thy voice is loud,
                 As, when night is bare,
                     From one lonely cloud
The moon rains out her beams, and Heaven is overflowed.
                 What thou art we know not;
                     What is most like thee?
                  From rainbow clouds there flow not
                     Drops so bright to see,
As from thy presence showers a rain of melody: -
                 Like a Poet hidden
                     In the light of thought,
                 Singing hymns unbidden,
                     Till the world is wrought 
To sympathy with hopes and fears it heeded not:
                 Like a high-born maiden
                     In a palace-tower,
                 Soothing her love-laden
                     Soul in secret hour
With music sweet as love, which overflows her bower:
                 Like a glow-worm golden
                     In a dell of dew,
                 Scattering unbeholden
                     Its aërial hue
Among the flowers and grass which screen it from the view:
                   Like a rose embowered
                       In its own green leaves,
                   By warm winds deflowered,
                       Till the scent it gives
Makes faint with too much sweet these heavy-wingéd thieves:
                   Sound of vernal showers
                       On the twinkling grass,
                   Rain-awakened flowers -
                       All that ever was
Joyous and clear and fresh - thy music doth surpass.
                    Teach us, Sprite or Bird,
                        What sweet thoughts are thine:
                     I have never heard
                         Praise of love or wine
That panted forth a flood of rapture so divine.
                     Chorus hymeneal,
                         Or triumphal chant,
                    Matched with thine would be all
                         but an empty vaunt -
A thing wherein we feel there is some hidden want.
                    What objects are the fountains
                        Of thy happy strain?
                    What fields, or waves, or mountains?
                        What shapes of sky or plain?
What love of thine own kind? what ignorance of pain?
                     With thy clear keen joyance
                          Languor cannot be:
                     Shadow of annoyance
                         Never came near thee:
Thou lovest, but ne'er knew love's sad satiety.
                     Waking or asleep,
                         Thou of death must deem
                     Things more true and deep
                         Than we mortals dream,
Or how could thy notes flow in such a crystal stream?
                     We look before and after,
                         And pine for what is not:
                     Our sincerest laughter
                         With some pain is fraught;
Our sweetest songs are those that tell of saddest thought.
                     Yet, if we could scorn
                        Hate and pride and fear,
                     If we were things born
                         Not to shed a tear,
I know not how thy joy we ever should come near.
                     Better than all measures
                         Of delightful sound,
                     Better than all treasures
                         That in books are found,
Thy skill to poet were, thou scorner of the ground!
                     Teach me half the gladness
                         That thy brain must know;
                     Such harmonious madness
                         From my lips would flow,
The world should listen then, as I am listening now.





Ode ad un'allodola


Salute a te, o spirito di gioia! 
Tu che non fosti mai uccello, e dall'alto 
del Cielo, o vicino, rovesci 
la piena del tuo cuore in generose 
melodie di un'arte non premeditata. 
Sempre più in alto, più in alto, ti vedo 
guizzare dalla terra, una nube di fuoco, 
e percorri con l'ali l'infinito azzurro, 
ti levi nell'aria cantando, 
e librandoti alta ancora canti. 
Nei bagliori dorati del sole 
che sta per tramontare, là dove 
s'accendono in alto le nubi 
tu corri e veleggi, una gioia incorporea 
che ha appena dato inizio alla sua corsa. 
La pallida sera di porpora 
attorno al tuo volo si scioglie; 
come una stella del Cielo nel colmo 
della luce del giorno tu resti 
completamente invisibile, eppure 
odo la tua felicità squillante, acuta 
come le frecce di quella sfera argentea 
la cui lampada intensa si sfoca 
nel bianco chiarore dell'alba, 
così che noi faticosamente 
la riusciamo a vedere, pur sapendo 
dove si trova: della tua voce risuonano 
l'aria e la terra, come quando è limpida 
la notte e da una nube solitaria 
la luna piove i suoi raggi e n'è sommerso il cielo. 
Noi non sappiamo cosa sei, né a cosa 
più rassomigli. Dalle nubi accese 
dal colorato arcobaleno non si versa goccia 
che tanto splenda a vedersi come dalla 
tua presenza un rovescio di pioggia melodiosa. 
Sei come un poeta nascosto 
entro la luce del pensiero, un poeta che canta 
liberamente i suoi inni, finché il mondo 
entra in perfetto accordo 
con le speranze e i timori che prima ignorava; 
sei come una fanciulla di nobile nascita 
che acquieta nella torre di un palazzo 
la sua anima oppressa dall'amore, 
in un'ora segreta, con una musica dolce 
come l'amore stesso, e ne inonda la camera; 
sei come una lucciola d'oro 
in una piccola valle coperta di rugiada, 
che diffonde nascosta agli sguardi 
la sua aerea luminescenza 
in mezzo ai fiori e all'erba che la celano; 
sei come una rosa protetta 
dalle sue foglie verdi, violata 
dai venti caldi, finché il suo profumo 
illanguidisce con troppa dolcezza 
quei ladri dall'ala pesante; 
il suono dei rovesci della pioggia 
primaverile sull'erba scintillante, 
i fiori risvegliati dagli scrosci, e ogni cosa 
che sia stata felice e chiara e fresca 
la tua musica sempre la supera. 
Insegnaci, Spirito o Uccello, 
quali dolci pensieri sono i tuoi: 
io non ho mai udito una lode d'amore o di vino 
da cui fluisse così palpitante 
un simile celeste rapimento. 
Cori d'Imene o canti di trionfo 
paragonati al tuo non sarebbero altro 
che una misera vuota vanteria, 
cose in cui noi sentiamo si nasconde 
sicuramente un difetto. 
Quali ragioni sono la sorgente 
di questa tua felice melodia? 
Che prati, onde o montagne? Quali aspetti 
della pianura o del cielo? Che amore 
della tua stessa specie? Che ignoranza 
perfino del dolore? con la tua 
chiara ed acuta gioia non potrà mai esistere 
il languore, né un'ombra di noia 
mai t'è venuta accanto; tu ami, eppure mai 
hai conosciuto la triste sazietà d'amore. 
Che tu sia desta o in sonno, della morte 
devi considerare cose più vere e profonde 
di quanto in sogno gli uomini, altrimenti 
come potrebbero mai le tue note 
fluire in simili rivi cristallini? 
Noi guardiamo in avanti, guardiamo 
dietro di noi, e siamo tormentati 
da tutto ciò che non è: le nostre risa, 
anche le più sincere, nascondono la pena, 
e le nostre canzoni più dolci sono quelle 
che raccontano sempre il pensiero più triste. 
Anche se noi potessimo schernire 
odio paura e orgoglio, anche fossimo nati 
per non versare lacrime, non so 
come potremmo giungere alla tua stessa gioia. 
Più di qualsiasi misura di suoni deliziosi 
sarebbe adatta al poeta la tua maestria, 
più di qualsiasi tesoro nascosto nei libri, 
o tu che hai in dispregio la terra! 
E dunque insegnami almeno la metà 
di tutta quella gioia che conosci: 
dalle mie labbra allora fluirebbe 
una follia armoniosa, e finalmente il mondo 
ascolterebbe, proprio come me 
che sono qui in ascolto della tua.