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giovedì 24 maggio 2012

I Fiori del Male - Charles Baudelaire



(Les Fleurs du Mal - 1857)

LXXVIII - Spleen

Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
II nous verse un jour noir plus triste que les nuits;
Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauve-souris,
S'en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;
Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D'une vaste prison imite les barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,
Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrement.
- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.


LXXVIII - Spleen
Quando, come un coperchio, il cielo pesa greve 
Sull'anima gemente in preda a lunghi affanni, 

E in un unico cerchio stringendo l'orizzonte 

Riversa un giorno nero più triste dell notti; 

Quando la terra cambia in un'umida cella, 
Entro cui la Speranza va, come un pipistrello, 
Sbattendo la sua timida ala contro i muri 
E picchiando la testa sul fradicio soffitto; 

Quando la pioggia stende le sue immense strisce 
Imitando le sbarre di una vasta prigione, 
E, muto e ripugnante, un popolo di ragni 
Tende le proprie reti dentro i nostri cervelli; 

Delle campane a un tratto esplodono con furia 
Lanciando verso il cielo un urlo spaventoso, 
Che fa pensare a spiriti erranti e senza patria 
Che si mettano a gemere in maniera ostinata. 

- E lunghi funerali, senza tamburi o musica, 
Sfilano lentamente nell' anima; la Speranza, 
Vinta, piange, e l'Angoscia, dispotica ed atroce, 
Infilza sul mio cranio la sua bandiera nera.

A volte capita di sentirsi, se non proprio paralizzati, perlomeno stagnanti nell'indecisione, nel dubbio, nell'incapacità di reagire. In questi momenti vale la pena di andarsi a leggere le opere di qualcuno che della stagnazione ha fatto davvero un modo di vivere. 
MAUDIT. Una parola, uno stile, un'epoca.  Lui, bohemien per eccellenza, evoca con le sue parole angosciate tutto il disagio, la tristezza e la malinconia che hanno contraddistinto  la generazione dei poeti maledetti. E ancora oggi, le sue poesie emanano un fascino immortale di romanticismo evanescente, come fiori preziosissimi che spuntano dal male di vivere. 



Charles Pierre Baudelaire (France 1821-1867)


52 commenti:

  1. immergersi nello spleen quando siamo depressi? Ottima cura omeopatica!

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    1. Si guarisce dal male attraverso la coscienza del male stesso

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  2. Mi permetto di postare una splendida poesia, la mia preferita, provate a leggerla ad alta voce, e ne sentirete la magia :

    XXI Hymne à la beauté - Charles Baudelaire

    Viens-tu du ciel profond ou sors-tu de l'abîme,
    Ô Beauté ! ton regard, infernal et divin,
    Verse confusément le bienfait et le crime,
    Et l'on peut pour cela te comparer au vin.

    Tu contiens dans ton oeil le couchant et l'aurore ;
    Tu répands des parfums comme un soir orageux ;
    Tes baisers sont un philtre et ta bouche une amphore
    Qui font le héros lâche et l'enfant courageux.

    Sors-tu du gouffre noir ou descends-tu des astres ?
    Le Destin charmé suit tes jupons comme un chien ;
    Tu sèmes au hasard la joie et les désastres,
    Et tu gouvernes tout et ne réponds de rien.

    Tu marches sur des morts, Beauté, dont tu te moques ;
    De tes bijoux l'Horreur n'est pas le moins charmant,
    Et le Meurtre, parmi tes plus chères breloques,
    Sur ton ventre orgueilleux danse amoureusement.

    L'éphémère ébloui vole vers toi, chandelle,
    Crépite, flambe et dit : Bénissons ce flambeau !
    L'amoureux pantelant incliné sur sa belle
    A l'air d'un moribond caressant son tombeau.

    Que tu viennes du ciel ou de l'enfer, qu'importe,
    Ô Beauté ! monstre énorme, effrayant, ingénu !
    Si ton oeil, ton souris, ton pied, m'ouvrent la porte
    D'un Infini que j'aime et n'ai jamais connu ?

    De Satan ou de Dieu, qu'importe ? Ange ou Sirène,
    Qu'importe, si tu rends, - fée aux yeux de velours,
    Rythme, parfum, lueur, ô mon unique reine ! -
    L'univers moins hideux et les instants moins lourds ?

    posto anche la traduzione, non rende bene in musicalità, ma in significato eccome.

    Inno alla bellezza - Charles Baudelaire

    Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall'abisso, Beltà? Il tuo sguardo, infernale e divino, versa, mischiandoli, beneficio e delitto: per questo ti si può comparare al vino.
    Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l'aurora, diffondi profumi come una sera di tempesta; i tuoi baci sono un filtro, la tua bocca un'anfora, che rendono audace il fanciullo, l'eroe vile.
    Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri? Il Destino incantato segue le tue gonne come un cane: tu semini a casaccio la gioia e i disastri, hai imperio su tutto, non rispondi di nulla.
    Cammini sopra i morti, Beltà, e ti ridi di essi, fra i tuoi gioielli l'Orrore non è il meno affascinante e il Delitto, che sta fra i tuoi gingilli più cari, sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
    La farfalla abbagliata vola verso di te, o candela, e crepita, fiammeggia e dice: "Benediciamo questa fiaccola!" L'innamorato palpitante chinato sulla bella sembra un morente che accarezzi la propria tomba.
    Venga tu dal cielo o dall'inferno, che importa, o Beltà, mostro enorme, pauroso, ingenuo; se il tuo occhio, e sorriso, se il tuo piede, aprono per me la porta d'un Infinito adorato che non ho conosciuto?
    Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena, che importa se tu - fata dagli occhi vellutati, profumo, luce, mia unica regina - fai l'universo meno orribile e questi istanti meno gravi?

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  3. Spleen, come milza, dove gli antichi collocavano la sensazione del male fisico. C'è un fil rouge tra alcuni libri che hai proposto, Paroles di Prévert, Festa Mobile di Hemingway e appunto I fiori del male. Parigi, boheme, la Senna, l'absinthe... Se mi chiedessero cosa manca, non avrei dubbi: alcuni quadri, o Jacques Brel. Quello che provo in questo momento è la voglia di tornare a Parigi ancora, e ancora, a caccia delle emozioni profonde che solo quella città riesce a regalarmi.

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  4. Parigi o cara, cantano Violetta e Alfredo. Bello questo libro, affresco di un'epoca intensissima, seppure nella sua accezione più estrema, quella della disperazione, nel senso letterale: senza più speranze, e quasi orgogliosi di esserlo.

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  5. Il Male... una parola grossa, più esibizionista che applicata. Nulla fa pensare che Baudelaire sia in effetti un delinquente, o un seguace satanico. Ma ama circondarsi di un'aura dark, parola che allora non esisteva, mentre oggi serve benissimo a catalogare l'intera sua vita. Associo le Visioni di Blake ai Fiori del male, lo stesso intento, la stessa resa pubblica, lo stesso tributo da parte degli utenti. Volevo scrivere subito, e non ho preparato una poesia, che mi riservo di scegliere tra almeno dieci che mi piacciono troppo. Sono d'accordo con Ele: ripercorrere le strade degli artisti, bere assenzio nei loro bistrot mentre si prendono appunti di viaggio, perdersi nelle viuzze del lungo Senna fa letteralmente scoppiare dalla voglia di saltare sul primo Air France (esiste ancora? Spero, di questi tempi...) e ALLEZ!

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    1. Infatti ,Baudelaire non ha scelto l'inferno, come non ha scelto il Paradiso, ma attraverso il male ed anche al di là di esso, ha scelto la POESIA.
      Il vero protagonista è il poeta,che con il suo dolore,tende perennemente alla ricerca della felicità ,che non trovando in questo Mondo spera di trovare altrove.
      Nelle sue poesie, insieme all'orrore della vita ,vi è anche l'estasi della vita stessa, che appare, in quei rari momenti di serenità ,proprio perchè solcano un paesaggio tenebroso, ancora più brillante di colori propri

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  6. Più che poeta maledetto si potrebbe definire un poeta innovativo,che attraverso un viaggio immaginario, ai limiti dell'inferno che rappresenta la vita e del paradiso , riscatto della stessa,scava negli angoli più profondi e bui dello spirito,esplorando la sofferenza umana con estrema lucidità

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  7. apprezzo le opere di Baudelaire, ma non è tra i miei autori preferiti la sua visione della vita è lontana da me, dal mio sentire,leggerlo non mi aiuta anzi mi mette continui interrogativi su tutti i sentimenti. Certo è affascinante,nella sua interpretazione del male,ma alla fine della lettura anche il bello è messo in discussione, vita e morte si confondono...lo dicono anticipatore del decadentismo,per me invece c'è già dentro.Comunque non si rimane indifferenti, perchè il suo portare al parossismo ogni forma di passione, sia positiva che negativa coinvolge. Nell'inno alla bellezza esprime tutto se stesso,la poesia è bellissima, ma quell'inferno che aleggia sempre mi angoscia un pò.

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    1. anche per me è già Decadente, immobile davanti ad un mondo che inevitabilmente prosegue nelle sue mutazioni, senza curarsi di chi rimane indietro.

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  8. julia.junior24/05/12, 21:38

    Capisco che sia un capolavoro, ma il messaggio che invia è negativo, e penso la stessa cosa di Vasco Rossi. Meglio ammirarli senza farsi coinvolgere.

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  9. Ahhh non mi divertivo tanto da quando ho postato il Necronomicon! Eppure sono d'accordo con tutti. La cosa giusta è ammirarlo e goderselo senza pensare di farne una guida galattica, ascoltarne la musicalità e apprezzarne lo stile, unico. Come per Bukowski.

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  10. È vero che il tuo cuore a volte fugge? Disse una volta Baudelaire. E io rispondo: sì, fugge a Parigi, spesso, volentieri e daccapo. perché io in comune con lui ho solo Parigi, per il resto preferisco la luce alle tenebre, e posso apprezzare il suo stile, e la capacità infinita di crogiolarsi nei mali di vivere, ma che diamine! Un po' di ottimismo ogni tanto! Anche Bukowski va preso con le molle, sono d'accordo, ma almeno quest'ultimo osserva e descrive, assolutamente privo di autocompiacimento.

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  11. Questa è la poesia indicata da Marianna. E mi sembra molto bella, per niente funerea o pessimista!


    MOESTA ET ERRABUNDA, CHARLES BAUDELAIRE

    Dis-moi, ton coeur parfois s'envole-t-il, Agathe,
    Loin du noir océan de l'immonde cité,
    Vers un autre océan où la splendeur éclate,
    Bleu, clair, profond, ainsi que la virginité ?
    Dis-moi, ton coeur parfois s'envole-t-il, Agathe!
    La mer, la vaste mer, console nos labeurs!
    Quel démon a doté la mer, rauque chanteuse
    Qu'accompagne l'immense orgue des vents grondeurs,
    De cette fonction sublime de berceuse?
    La mer, la vaste mer, console nos labeurs!
    Emporte-moi, wagon! enlève-moi, frégate!
    Loin! loin! ici la boue est faite de nos pleurs!
    - Est-il vrai que parfois le triste coeur d'Agathe
    Dise : Loin des remords, des crimes, des douleurs,
    Emporte-moi, wagon, enlève-moi, frégate?
    Comme vous êtes loin, paradis parfumé,
    Où sous un clair azur tout n'est qu'amour et joie,
    Où tout ce que l'on aime est digne d'être aimé,
    Où dans la volupté pure le coeur se noie!
    Comme vous êtes loin, paradis parfumé!



    Agata, è vero che il tuo cuore a volte fugge
    lontano dall'oceano nero dell'immonda città?
    verso un altro oceano sfavillante di splendore,
    bello, chiaro, profondo come verginità?
    Agata, è vero che il tuo cuore a volte fugge?

    Il mare, il  vasto mare, consola le fatiche!
    Quale demonio ha dato questa dolce finzione
    di berceuse a quel canto rauco del mare
    che accompagna l'organo immenso dei venti rombanti?
    Il mare, il vasto mare, consola le fatiche!

    Portami via, vagone! Rapiscimi, vascello!
    Lontano! Lontano! il fango è fatto con le lacrime
    - Agata, è vero che a volte il cuore triste
    dice: Lontano da rimorsi, crimini e dolori
    portami via, vagone, rapiscimi, vascello?

    Come sei lontano, paradiso profumato
    dove è solo amore e gioia sotto un cielo limpido,
    dove è degno di essere amato tutto quel che s'ama,
    dove il cuore si sprofonda nella pura voluttà!

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  12. Rubo a Baku & Friends questa meraviglia:

    La Bellezza....► Charles Baudelaire

    Sono bella, o mortali, come un sogno di pietra
    e il mio seno, cui volta a volta ciascuno s'è scontrato,
    è fatto per ispirare al poeta un amore
    eterno e muto come la materia.

    Troneggio nell'azzurro quale Sfinge incompresa,
    unisco un cuore di neve alla bianchezza dei cigni,
    odio il movimento che scompone le linee
    e mai piango, mai rido.

    I poeti, di fronte alle mie grandi pose,
    che ho l'aria di imitare dai più fieri monumenti, consumeranno i giorni in studi severi,

    perché, onde affascinare quei docili amanti,
    ho degli specchi puri che fanno più bella ogni cosa:
    sono i miei occhi, i miei grandi occhi dalla luce immortale!

    (Baku)

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    1. La Beauté - Charles Baudelaire

      Je suis belle, ô mortels! comme un rêve de pierre,
      Et mon sein, où chacun s'est meurtri tour à tour,
      Est fait pour inspirer au poète un amour
      Eternel et muet ainsi que la matière.
      Je trône dans l'azur comme un sphinx incompris;
      J'unis un coeur de neige à la blancheur des cygnes;
      Je hais le mouvement qui déplace les lignes,
      Et jamais je ne pleure et jamais je ne ris.
      Les poètes, devant mes grandes attitudes,
      Que j'ai l'air d'emprunter aux plus fiers monuments,
      Consumeront leurs jours en d'austères études;
      Car j'ai, pour fasciner ces dociles amants,
      De purs miroirs qui font toutes choses plus belles:
      Mes yeux, mes larges yeux aux clartés éternelles!

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    2. XVII. La beauté, da Spleen et Idéal - Les Fleurs du mal, Charles Baudelaire.

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  13. E gli rubo anche quest'altra:

    Armonia della sera - Charles Baudelaire

    Già s'avvicina l'ora che trepido ogni fiore
    come un vaso d'incenso svapora sullo stelo;
    solcano effluvi e musiche la sera senza velo;
    malinconico valzer, delirante languore!

    Ogni fiore svapora trepido sullo stelo;
    il violino geme come un afflitto cuore;
    malinconico valzer, delirante languore!
    Come un altare immenso è triste e bello il cielo.

    Il violino geme come un afflitto cuore,
    un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido!
    Come un altare immenso è triste e bello il cielo;
    nel suo sangue rappreso il sole immoto muore.

    Un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido,
    dei bei giorni che furono raccoglie ogni bagliore;
    nel suo sangue rappreso il sole immoto muore....
    Il tuo ricordo in me brilla come un cimelio.

    (Baku)

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    1. Harmonie du soir - Charles Baudelaire

      Voici venir les temps où vibrant sur sa tige
      Chaque fleur s'évapore ainsi qu'un encensoir ;
      Les sons et les parfums tournent dans l'air du soir ;
      Valse mélancolique et langoureux vertige !

      Chaque fleur s'évapore ainsi qu'un encensoir ;
      Le violon frémit comme un cœur qu'on afflige ;
      Valse mélancolique et langoureux vertige !
      Le ciel est triste et beau comme un grand reposoir.

      Le violon frémit comme un cœur qu'on afflige,
      Un cœur tendre, qui hait le néant vaste et noir !
      Le ciel est triste et beau comme un grand reposoir ;
      Le soleil s'est noyé dans son sang qui se fige.

      Un cœur tendre, qui hait le néant vaste et noir,
      Du passé lumineux recueille tout vestige !
      Le soleil s'est noyé dans son sang qui se fige...
      Ton souvenir en moi luit comme un ostensoir !

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  14. e i furti a Baku & Friends continuano....

    Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;
    ritira le unghie nelle zampe,
    lasciami sprofondare nei tuoi occhi
    in cui l'agata si mescola al metallo.
    Quando le mie dita carezzano a piacere
    la tua testa e il tuo dorso elastico e la mia mano
    s'inebria del piacere di palpare il tuo corpo elettrizzato,
    vedo in ispirito la mia donna.
    Il suo sguardo, profondo e freddo come il tuo, amabile bestia,
    taglia e fende simile a un dardo, e dai piedi alla testa
    un'aria sottile, un temibile profumo
    ondeggiano intorno al suo corpo bruno.

    ►Charles Pierre Baudelaire

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    1. Le Chat


      Viens, mon beau chat, sur mon coeur amoureux;
      Retiens les griffes de ta patte,
      Et laisse-moi plonger dans tes beaux yeux,
      Mêlés de métal et d'agate.

      Lorsque mes doigts caressent à loisir
      Ta tête et ton dos élastique,
      Et que ma main s'enivre du plaisir
      De palper ton corps électrique,

      Je vois ma femme en esprit. Son regard,
      Comme le tien, aimable bête
      Profond et froid, coupe et fend comme un dard,

      Et, des pieds jusques à la tête,
      Un air subtil, un dangereux parfum
      Nagent autour de son corps brun.

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  15. Elle cherchait, d’un oeil troublé par la tempête
    de sa naïveté le ciel déjà lointain
    ainsi qu’un voyageur qui retourne la tête
    vers les horizons bleus dépassés le matin

    De ses yeux amortis les paresseuses larmes
    l’air brisé, la stupeur, la morne volupté
    ses bras vaincus, jetés comme de vaines armes
    tout servait, tout parait sa fragile beauté

    Charles Baudelaire, Les Fleurs du mal

    E cercava con occhi
    ciechi di vento
    il cielo della sua innocenza
    sempre meno vicino
    come si volge indietro il viaggiatore
    anelo
    alle azzurre montagne
    valicate il mattino

    Tutto
    lacrime pigre dei suoi occhi sbattuti
    oscura voluttà
    aria estatica
    braccia vinte
    deposte come armi disutili
    tutto serviva a crescerne la delicata grazia.

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  16. Come capita spesso, chapeau a Baku

    Lasciami respirare a lungo, ancora e ancora, l'odore dei tuoi capelli, lascia che io vi immerga il viso, come fa l'assetato nell'acqua della sorgente, e che li scuota con la mia mano come un fazzoletto odoroso, per farne uscire i ricordi nell'aria.

    Se tu potessi sapere tutto quello che vedo, tutto quello che sento, tutto quello che scopro nei tuoi capelli! La mia anima viaggia seguendo un profumo, come l'anima di altri viaggia seguendo una musica.

    Nei tuoi capelli c'è un intero sogno, pieno di vele e alberature; mari aperti i cui monsoni mi portano verso climi incantati, dove lo spazio è più azzurro e profondo, dove l'aria ha il profumo dei frutti, delle foglie e della pelle umana.

    Nell'oceano dei tuoi capelli vedo un porto brulicante di canzoni tristi, di uomini vigorosi dei più diversi paesi, e navi d'ogni forma, le cui intricate, delicate architetture si stagliano nel cielo immenso, invaso da un'immobile calura.

    Se carezzo i tuoi capelli, ritrovo il languore delle ore passate su un divano, nella cabina di una bella nave, cullato dal dolce rollio del porto, tra vasi di fiori e terrine rinfrescanti.

    Nella brace dei tuoi capelli, respiro l'odore di tabacco mescolato all'oppio e allo zucchero; nel buio dei tuoi capelli vedo splendere l'infinito dell'azzurro tropicale; sulle rive muscose dei tuoi capelli mi inebrio degli odori mescolati del catrame, del muschio e dell'olio di cocco.

    Lasciami mordere ancora le tue trecce pesanti e nere. Quando prendo a piccoli morsi i tuoi capelli elastici e ribelli, mi sembra di mangiare ricordi.

    Charles Baudelaire

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  18. La rubo a Poeti Maledetti:

    Spesso la musica mi rapisce come fa il mare.
    Spiego la vela,
    sotto una volta di bruma o nel vasto azzurro,
    verso la mia pallida stella;
    petto in avanti e polmoni gonfi
    come la vela,
    scavalco il dorso di alti cavalloni
    nel velo della notte;
    in me sento vibrare tutte le passioni
    d'un vascello che soffre;
    il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi
    mi cullano sull'abisso immenso.
    Altre volte, invece, piatta bonaccia,
    grande specchio della mia disperazione!

    Charles Pierre Baudelaire

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    1. Ecco l'originale

      LA MUSIQUE - CHARLES BAUDELAIRE
      (Da: «Les fleurs du mal»)

      La musique souvent me prend comme une mer!
      Vers ma pâle étoile,
      Sous un plafond de brume ou dans un vaste éther,
      Je mets à la voile;
      La poitrine en avant et les poumons gonflés
      Comme de la toile,
      J'escalade le dos des flots amoncelés
      Que la nuit me voile;
      Je sens vibrer en moi toutes les passions
      D'un vaisseau qui souffre;
      Le bon vent, la tempête et ses convulsions
      Sur l'immense gouffre
      Me bercent. D'autres fois, calme plat, grand miroir
      De mon désespoir!

      Elimina
  19. Il mare e la musica, simbiosi ideale.

    LA MUSIQUE - CHARLES BAUDELAIRE ( LXIX «Les fleurs du mal»)

    La musique souvent me prend comme une mer!
    Vers ma pâle étoile,
    Sous un plafond de brume ou dans un vaste éther,
    Je mets à la voile;
    La poitrine en avant et les poumons gonflés
    Comme de la toile,
    J'escalade le dos des flots amoncelés
    Que la nuit me voile;
    Je sens vibrer en moi toutes les passions
    D'un vaisseau qui souffre;
    Le bon vent, la tempête et ses convulsions
    Sur l'immense gouffre
    Me bercent. D'autres fois, calme plat, grand miroir
    De mon désespoir!

    MUSICA - CHARLES BAUDELAIRE

    Spesso la musica mi rapisce come un mare!
    Sotto una volta di nebbia o nel vasto azzurro
    metto vela verso
    la mia pallida stella;
    Petto in avanti e polmoni gonfi
    come la vela
    scalo la cresta
    dei flutti accavallati
    che la notte mi nasconde;
    sento vibrare in me tutte le passioni
    d'un vascello che soffre,
    il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi
    sull'immenso abisso
    mi cullano. Altre volte, piatta bonaccia, grande specchio
    della mia disperazione!

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  20. L'amore del Nulla - Charles Baudelaire

    Cuore incupito, un tempo volevi esser pugnace:
    Speranza, che spronava infiammando il volere,
    non ti cavalca più. Sdraiati, non temere,
    vecchio cavallo, di balzi ormai incapace.

    Rassegnati, cuor mio: nel sonno inerte giaci.

    Spirito vinto e affranto, tu vecchio rapitore,
    amor più non ti punge, nè più la discussione.
    Addio, nenie di flauti, addio, canti di ottoni.
    Piaceri, non tentate questo avvilito cuore !

    L'amata Primavera ha perduto il suo odore.

    Ecco, il Tempo m'inghiotte pur che un istante volga,
    come alta neve un gelido corpo in cammino. Miro
    dall'alto il globo compiere lentamente il suo giro,
    ma non cerco un rifugio che conforto mi porga.

    Se scende una valanga, mi trascini e travolga !

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    1. ecco l'originale:
      Le Goût du néant - LXXX CHARLES BAUDELAIRE

      Morne esprit, autrefois amoureux de la lutte,
      L'Espoir, dont l'éperon attisait ton ardeur,
      Ne veut plus t'enfourcher! Couche-toi sans pudeur,
      Vieux cheval dont le pied à chaque obstacle butte.
      Résigne-toi, mon coeur; dors ton sommeil de brute.
      Esprit vaincu, fourbu! Pour toi, vieux maraudeur,
      L'amour n'a plus de goût, non plus que la dispute;
      Adieu donc, chants du cuivre et soupirs de la flûte!
      Plaisirs, ne tentez plus un coeur sombre et boudeur!
      Le Printemps adorable a perdu son odeur!
      Et le Temps m'engloutit minute par minute,
      Comme la neige immense un corps pris de roideur;
      — Je contemple d'en haut le globe en sa rondeur
      Et je n'y cherche plus l'abri d'une cahute.
      Avalanche, veux-tu m'emporter dans ta chute?

      Elimina
    2. e la versione inglese:

      The Desire for Annihilation - LXXX CHARLES BAUDELAIRE

      Dejected soul, once anxious for the strife,
      Hope, whose spur fanned your ardor into flame,
      No longer wishes to mount you! Lie down shamelessly,
      Old horse who stumbles over every rut.
      Resign yourself, my heart; sleep your brutish sleep.
      Conquered, foundered spirit! For you, old jade,
      Love has no more relish, no more than war;
      Farewell then, songs of the brass and sighs of the flute!
      Pleasure, tempt no more a dark, sullen heart!
      Adorable spring has lost its fragrance!
      And Time engulfs me minute by minute,
      As the immense snow a stiffening corpse;
      I survey from above the roundness of the globe
      And I no longer seek there the shelter of a hut.
      Avalanche, will you sweep me along in your fall?

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  21. Charles Baudelaire – Raccoglimento

    Sta calmo mio Dolore e placati. La Sera
    invocavi: eccola: sta scendendo;
    la città si ravvolge in un’oscura atmosfera
    che agli uni porta pace, agli altri tormento.
    Mentre dei mortali la caterva vile,
    sferzata dal Piacere, carnefice spietato,
    va a cogliere rimorsi alla festa servile,
    dammi la mano Dolore; vieni qui e in disparte
    restiamo. Vedi affacciarsi le defunte Annate
    ai balconi del cielo, nelle vesti antiquate;
    dall’acqua fonda il Rimpianto sorgere sorridente;
    il Sole moribondo addormentarsi sotto un ponte,
    e strascicando a Oriente, come un lungo sudario,
    senti senti la dolce Notte camminare.

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    1. Recueillement - Charles Baudelaire

      Sois sage, ô ma Douleur, et tiens-toi plus tranquille.
      Tu réclamais le Soir ; il descend ; le voici :
      Une atmosphère obscure enveloppe la ville,
      Aux uns portant la paix, aux autres le souci.

      Pendant que des mortels la multitude vile,
      Sous le fouet du Plaisir, ce bourreau sans merci,
      Va cueillir des remords dans la fête servile,
      Ma douleur, donne-moi la main ; viens par ici,

      Loin d'eux. Vois se pencher les défuntes Années,
      Sur les balcons du ciel, en robes surannées ;
      Surgir du fond des eaux le Regret souriant ;

      Le Soleil moribond s'endormir sous une arche,
      Et, comme un long linceul traînant à l'Orient,
      Entends, ma chère, entends la douce Nuit qui marche.

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  22. Charles Baudelaire - Il tramonto del sole romantico -

    Com’è bello il sole quando freschissimo sorge
    e come un’esplosione ci lancia il suo buongiorno!
    - Fortunato colui che potrà con amore
    salutarne il tramonto più fastoso d’un sogno!

    Ricordo... ho visto tutto, fiore, solco, sorgente
    Come un cuore in deliquio fremere sotto il suo sguardo...
    - Corriamo, è tardi, corriamo verso l’orizzonte,
    per afferrarne almeno qualche obliquo raggio!

    Ma io inseguo invano il Dio che si nasconde;
    la Notte inarrestabile stabilisce il suo regno,
    nera e piena di brividi, umida, funesta;

    galleggia nelle tenebre un odore di tomba
    e il mio piede pauroso sull’orlo dello stagno
    urta rospi imprevisti, fredde lumache calpesta.

    (grazie a Poeti Maledetti)

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    1. ecco l'originale:

      Le coucher du soleil romantique - Charles Baudelaire

      Que le soleil est beau quand tout frais il se lève,
      Comme une explosion nous lançant son bonjour !
      - Bienheureux celui-là qui peut avec amour
      Saluer son coucher plus glorieux qu'un rêve !

      Je me souviens ! J'ai vu tout, fleur, source, sillon,
      Se pâmer sous son oeil comme un coeur qui palpite...
      - Courons vers l'horizon, il est tard, courons vite,
      Pour attraper au moins un oblique rayon !

      Mais je poursuis en vain le Dieu qui se retire ;
      L'irrésistible Nuit établit son empire,
      Noire, humide, funeste et pleine de frissons ;

      Une odeur de tombeau dans les ténèbres nage,
      Et mon pied peureux froisse, au bord du marécage,
      Des crapauds imprévus et de froids limaçons.

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  23. Federico P.17/09/13, 17:18

    Propongo una poesia tratta appunto dai Fiori del male, dalla quale traspare tutta l'irresistibile ansia di evasione di Baudelaire.

    Elévation - Charles Baudelaire
    III Les Fleurs du Mal

    Au-dessus des étangs, au-dessus des vallées,
    Des montagnes, des bois, des nuages, des mers,
    Par delà le soleil, par delà les éthers,
    Par delà les confins des sphères étoilées,

    Mon esprit, tu te meus avec agilité,
    Et, comme un bon nageur qui se pâme dans l'onde,
    Tu sillonnes gaiement l'immensité profonde
    Avec une indicible et mâle volupté.

    Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides;
    Va te purifier dans l'air supérieur,
    Et bois, comme une pure et divine liqueur,
    Le feu clair qui remplit les espaces limpides.

    Derrière les ennuis et les vastes chagrins
    Qui chargent de leur poids l'existence brumeuse,
    Heureux celui qui peut d'une aile vigoureuse
    S'élancer vers les champs lumineux et sereins;

    Celui dont les pensers, comme des alouettes,
    Vers les cieux le matin prennent un libre essor,
    - Qui plane sur la vie, et comprend sans effort
    Le langage des fleurs et des choses muettes!


    ELEVAZIONE - CHARLES BAUDELAIRE
    III - I Fiori del Male

    Al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli,
    delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari,
    oltre il sole e l'etere, al di là dei confini delle sfere stellate,
    anima mia tu ti muovi con agilità,
    e, come un bravo nuotatore che fende l' onda,
    tu solchi gaiamente, l'immensità profonda
    con indicibile e maschia voluttà.
    Via da questi miasmi putridi, va' a purificarti nell'aria superiore,
    e bevi come un puro e divin liquore
    il fuoco chiaro che riempie i limpidi spazi.
    Alle spalle le noie e i molti dispiaceri
    che gravano col loro peso sulla grigia esistenza
    Felice chi può con un colpo d'ala vigoroso
    slanciarsi verso campi luminosi e sereni;
    colui i cui pensieri, come allodole,
    verso i cieli al mattino spiccano un volo
    - che plana sulla vita. e comprende senza sforzo
    il linguaggio dei fiori e delle cose mute.

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  24. Federico P.17/09/13, 17:30

    L'albatro è un grande uccello marino, elegantissimo mentre vola sulla spuma del mare, ma goffo e indifeso quando cammina a terra o si posa sulla tolda delle navi. Come il poeta, incompreso dalle masse e destinato perciò a preferire una vita solitaria.

    L'ALBATROS - CHARLES BAUDELAIRE
    II - Les fleurs du Mal

    Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
    Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
    Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
    Le navire glissant sur les gouffres amers.
    À peine les ont-ils déposés sur les planches,
    Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
    Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
    Comme des avirons traîner à côté d'eux.
    Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
    Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
    L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
    L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!
    Le Poète est semblable au prince des nuées
    Qui hante la tempête et se rit de l'archer;
    Exilé sur le sol au milieu des huées,
    Ses ailes de géant l'empêchent de marcher.

    The Albatross - Charles Baudelaire
    II - Flowers of Evil

    Often, to amuse themselves, the men of a crew
    Catch albatrosses, those vast sea birds
    That indolently follow a ship
    As it glides over the deep, briny sea.
    Scarcely have they placed them on the deck
    Than these kings of the sky, clumsy, ashamed,
    Pathetically let their great white wings
    Drag beside them like oars.
    That winged voyager, how weak and gauche he is,
    So beautiful before, now comic and ugly!
    One man worries his beak with a stubby clay pipe;
    Another limps, mimics the cripple who once flew!
    The poet resembles this prince of cloud and sky
    Who frequents the tempest and laughs at the bowman;
    When exiled on the earth, the butt of hoots and jeers,
    His giant wings prevent him from walking.

    L'ALBATRO - CHARLES BAUDELAIRE
    III - I Fiori del Male

    Spesso, per divertirsi, le ciurme
    Catturano degli albatri, grandi uccelli marini,
    che seguono, compagni di viaggio pigri,
    il veliero che scivola sugli amari abissi.
    E li hanno appena deposti sul ponte,
    che questi re dell’azzurro, impotenti e vergognosi,
    abbandonano malinconicamente le grandi ali candide
    come remi ai loro fianchi.
    Questo alato viaggiatore, com’è goffo e leggero!
    Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto!
    Qualcuno gli stuzzica il becco con la pipa,
    un altro scimmiotta, zoppicando, l’infermo che volava!
    Il poeta è come il principe delle nuvole
    Che abituato alla tempesta ride dell’arciere;
    esiliato sulla terra fra gli scherni,
    non riesce a camminare per le sue ali di gigante.

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  25. Maria Grazia20/12/13, 16:45

    Amo la poesia che segue, perché descrive la "foresta di simboli" in cui viviamo e suggerisce come penetrare nelle cose per comprendere la realtà: attraverso quelle sottili corrispondenze che le legano e che i sensi intuiscono esistere tra esse, confrontando anche elementi lontani per scoprire somiglianze impensabili ma illuminanti.

    Correspondances - Charles Baudelaire

    La Nature est un temple où de vivants piliers
    Laissent parfois sortir de confuses paroles;
    L'homme y passe à travers des forêts de symboles
    Qui l'observent avec des regards familiers.
    Comme de longs échos qui de loin se confondent
    Dans une ténébreuse et profonde unité,
    Vaste comme la nuit et comme la clarté,
    Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.
    II est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
    Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
    — Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,
    Ayant l'expansion des choses infinies,
    Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
    Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.

    ++++++

    Di tutte le traduzioni esistenti, io scelgo quella di Attilio Bertolucci:

    Corrispondenze - Charles Baudelaire

    La Natura è un tempio ove pilastri viventi
    lasciano sfuggire a tratti confuse parole;
    l'uomo vi attraversa foreste di simboli,
    che l'osservano con sguardi familiari.

    Come lunghi echi che da lungi si confondono
    in una tenebrosa e profonda unità,
    vasta come la notte e il chiarore del giorno,
    profumi, colori e suoni si rispondono.

    Vi sono profumi freschi come carni di bimbo,
    dolci come òboi, verdi come i prati -
    altri, corrotti, ricchi e trionfanti,

    che posseggono il respiro delle cose infinite:
    come l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso;
    e cantano i moti dell'anima e dei sensi.

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  26. Everyman's Library31/03/14, 07:40

    "At One O'Clock In The Morning" by Charles Baudelaire

    "Alone, at last! Not a sound to be heard but the rumbling of some belated and decrepit cabs. For a few hours
    we shall have silence, if not repose. At last the tyranny of the human face has disappeared, and I myself shall be the
    only cause of my sufferings.
    At last, then, I am allowed to refresh myself in a bath of darkness! First of all, a double turn of the lock. It
    seems to me that this twist of the key will increase my solitude and fortify the barricades which at this instant
    separate me from the world.
    Horrible life! Horrible town! Let us recapitulate the day: seen several men of letters, one of whom asked me
    whether one could go to Russia by a land route (no doubt he took Russia to be an island); disputed generously with
    the editor of a review, who, to each of my objections, replied: 'We represent the cause of decent people,' which
    implies that all the other newspapers are edited by scoundrels; greeted some twenty persons, with fifteen of whom I
    am not acquainted; distributed handshakes in the same proportion, and this without having taken the precaution of
    buying gloves; to kill time, during a shower, went to see an acrobat, who asked me to design for her the costume of a
    Venustra; paid court to the director of a theatre, who, while dismissing me, said to me: 'Perhaps you would do well to
    apply to Z------; he is the clumsiest, the stupidest and the most celebrated of my authors; together with him, perhaps,
    you would get somewhere. Go to see him, and after that we'll see;' boasted (why?) of several vile actions which I
    have never committed, and faint-heartedly denied some other misdeeds which I accomplished with joy, an error of
    bravado, an offence against human respect; refused a friend an easy service, and gave a written recommendation to a
    perfect clown; oh, isn't that enough?
    Discontented with everyone and discontented with myself, I would gladly redeem myself and elate myself a
    little in the silence and solitude of night. Souls of those I have loved, souls of those I have sung, strengthen me,
    support me, rid me of lies and the corrupting vapours of the world; and you, O Lord God, grant me the grace to
    produce a few good verses, which shall prove to myself that I am not the lowest of men, that I am not inferior to
    those whom I despise."

    Modern poetry begins with Charles Baudelaire (1821-67), who employed his unequalled technical mastery to create the shadowy, desperately dramatic urban landscape -- populated by the addicted and the damned -- which so compellingly mirrors our modern condition. Deeply though darkly spiritual, titanic in the changes he wrought, Baudelaire looms over all the work, great and small, created in his wake.

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  27. Correspondances - Charles Baudelaire

    La Nature est un temple où de vivants piliers
    Laissent parfois sortir de confuses paroles;
    L'homme y passe à travers des forêts de symboles
    Qui l'observent avec des regards familiers.
    Comme de longs échos qui de loin se confondent
    Dans une ténébreuse et profonde unité,
    Vaste comme la nuit et comme la clarté,
    Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.
    II est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
    Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
    — Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,
    Ayant l'expansion des choses infinies,
    Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
    Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.
    *******
    Corrispondenze - Charles Baudelaire

    E’ un tempio la Natura ove viventi
    pilastri a volte confuse parole
    mandano fuori; la attraversa l’uomo
    tra foreste di simboli dagli occhi
    familiari. I profumi e i colori
    e i suoni si rispondono come echi
    lunghi che di lontano si confondono
    in unità profonda e tenebrosa,
    vasta come la notte ed il chiarore.
    Esistono profumi freschi come
    carni di bimbo, dolci come gli òboi,
    e verdi come praterie; e degli altri
    corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
    l’espansione propria alle infinite
    cose, come l’incenso, l’ambra, il muschio,
    il benzoino, e cantano dei sensi
    e dell’anima i lunghi rapimenti.

    ******

    Correspondences - Charles baudelaire

    Nature's a temple where each living column,
    At times, gives forth vague words. There Man advances
    Through forest-groves of symbols, strange and solemn,
    Who follow him with their familiar glances.
    As long-drawn echoes mingle and transfuse
    Till in a deep, dark unison they swoon,
    Vast as the night or as the vault of noon —
    So are commingled perfumes, sounds, and hues.
    There can be perfumes cool as children's flesh,
    Like fiddIes, sweet, like meadows greenly fresh.
    Rich, complex, and triumphant, others roll
    With the vast range of all non-finite things —
    Amber, musk, incense, benjamin, each sings
    The transports of the senses and the soul.

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  28. L'UOMO E IL MARE - CHARLES BAUDELAIRE

    Sempre il mare, uomo libero, amerai!
    perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
    nell'infinito svolgersi dell'onda
    l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito
    non meno amaro. Godi nel tuffarti
    in seno alla tua immagine; l'abbracci
    con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
    si distrae dal tuo suono al suon di questo
    selvaggio ed indomabile lamento.
    Discreti e tenebrosi ambedue siete:
    uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
    dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
    mare, le tue più intime ricchezze,
    tanto gelosi siete d'ogni vostro
    segreto. Ma da secoli infiniti
    senza rimorso né pietà lottate
    fra voi, talmente grande è il vostro amore
    per la strage e la morte, o lottatori
    eterni, o implacabili fratelli!

    ------
    L'HOMME ET LA MER - Charles Baudelaire

    Homme libre, toujours tu chériras la mer !
    La mer est ton miroir ; tu contemples ton âme
    Dans le déroulement infini de sa lame,
    Et ton esprit n'est pas un gouffre moins amer.

    Tu te plais à plonger au sein de ton image ;
    Tu l'embrasses des yeux et des bras, et ton coeur
    Se distrait quelquefois de sa propre rumeur
    Au bruit de cette plainte indomptable et sauvage.

    Vous êtes tous les deux ténébreux et discrets :
    Homme, nul n'a sondé le fond de tes abîmes ;
    Ô mer, nul ne connaît tes richesses intimes,
    Tant vous êtes jaloux de garder vos secrets !

    Et cependant voilà des siècles innombrables
    Que vous vous combattez sans pitié ni remord,
    Tellement vous aimez le carnage et la mort,
    Ô lutteurs éternels, ô frères implacables !

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  29. Musée Carnavalet - Histoire de Paris01/09/15, 06:39

    [Ephéméride] Le 31 août 1867, Charles Baudelaire décédait.
    "Ô Mort, vieux capitaine, il est temps ! levons l'ancre !
    Ce pays nous ennuie, ô Mort ! Appareillons !
    Si le ciel et la mer sont noirs comme de l'encre,
    Nos coeurs que tu connais sont remplis de rayons !
    Verse-nous ton poison pour qu'il nous réconforte !
    Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau,
    Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu'importe ?
    Au fond de l'Inconnu pour trouver du nouveau !"
    Baudelaire, "Le voyage" (extrait)
    Portrait de Baudelaire, Charles, (1821-1867), (poète). Carte de visite (recto). Photographie de Carjat & Cie. Tirage sur papier albuminé. 1870-1890. Paris, musée Carnavalet.
    PH46885
    © Carjat et Cie / Musée Carnavalet / Roger-Viollet

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  30. TRISTEZZE DELLA LUNA - CHARLES BAUDELAIRE

    LXV.

    Più pigra, questa sera, sta sognando la luna:
    bellezza che su un mucchio di cuscini,
    lieve e distratta, prima di dormire
    accarezza il contorno dei suoi seni,

    sulla serica schiena delle molli valanghe,
    morente, s’abbandona a deliqui infiniti,
    e volge gli occhi là dove bianche visioni
    salgono nell’azzurro come fiori.

    Quando su questa terra, nel suo pigro languore,
    lascia che giù furtiva una lacrima fili,
    un poeta adorante e al sonno ostile

    nella mano raccoglie quell’umido pallore
    dai riflessi iridati d’opale, e lo nasconde
    lontano dagli occhi del sole, nel suo cuore.

    Charles Baudelaire

    (Traduzione di Giovanni Raboni)

    da “Spleen e Ideale”, in “I fiori del male”, Einaudi, Torino, 1999

    ***

    LXV. Tristesses de la lune

    Ce soir, la lune rêve avec plus de paresse;
    Ainsi qu’une beauté, sur de nombreux coussins,
    Qui d’une main distraite et légère caresse
    Avant de s’endormir le contour de ses seins,

    Sur le dos satiné des molles avalanches,
    Mourante, elle se livre aux longues pâmoisons,
    Et promène ses yeux sur les visions blanches
    Qui montent dans l’azur comme des floraisons.

    Quand parfois sur ce globe, en sa langueur oisive,
    Elle laisse filer une larme furtive,
    Un poète pieux, ennemi du sommeil,

    Dans le creux de sa main prend cette larme pâle,
    Aux reflets irisés comme un fragment d’opale,
    Et la met dans son cœur loin des yeux du soleil.

    Charles Baudelaire

    da “Spleen et Idéal”, in “Les Fleurs du mal”, Éditeur Auguste Poulet-Malassis, 1857

    (grazie a tittideluca)

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  31. Il veleno – Charles Baudelaire

    XLIX.

    Il vino sa rivestire il più sordido tugurio
    di un lusso miracoloso
    e fa sorgere più di un portico favoloso
    nell’oro del suo vapore rosso
    come un sole al tramonto in un cielo nuvoloso.

    Allarga l’oppio ciò che non ha confini,
    allunga l’illimitato,
    rende profondo il tempo, accresce la voluttà,
    e di piaceri oscuri
    e tetri riempie l’anima oltre ogni capacità.

    Tutto ciò non è pari al veleno che scorre
    dai tuoi occhi, dai tuoi verdi occhi,
    laghi in cui trema la mia anima e si vede all’inverso…
    I miei sogni accorrono a frotte
    per dissetarsi a questi abissi amari.

    Tutto ciò non è pari al prodigio terribile
    della tua saliva che corrode,
    che spinge senza rimorso la mia anima nell’oblio,
    e trascinata dalla vertigine
    la rotola indebolita fin sulle rive della morte!

    Charles Baudelaire

    (Traduzione di Marcello Comitini)

    da “Spleen e Ideale”, in “I fiori del male”

    ***

    XLIX. Le poison

    Le vin sait revêtir le plus sordide bouge
    D’un luxe miraculeux,
    Et fait surgir plus d’un portique fabuleux
    Dans l’or de sa vapeur rouge,
    Comme un soleil couchant dans un ciel nébuleux.

    L’opium agrandit ce qui n’a pas de bornes,
    Allonge l’illimité,
    Approfondit le temps, creuse la volupté,
    Et de plaisirs noirs et mornes
    Remplit l’âme au-delà de sa capacité.

    Tout cela ne vaut pas le poison qui découle
    De tes yeux, de tes yeux verts,
    Lacs où mon âme tremble et se voit à l’envers…
    Mes songes viennent en foule
    Pour se désaltérer à ces gouffres amers.

    Tout cela ne vaut pas le terrible prodige
    De ta salive qui mord,
    Qui plonge dans l’oubli mon âme sans remords,
    Et, charriant le vertige,
    La roule défaillante aux rives de la mort!

    Charles Baudelaire

    da “Spleen et Idéal”, in “Les Fleurs du mal”, Éditeur Auguste Poulet-Malassis, 1857


    (GRAZIE a tittideluca)

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  32. Le Voyage - CHARLES BAUDELAIRE
    (Fleur du Mal)
    À Maxime du Camp
    I

    Pour l'enfant, amoureux de cartes et d'estampes,
    L'univers est égal à son vaste appétit.
    Ah! que le monde est grand à la clarté des lampes!
    Aux yeux du souvenir que le monde est petit!
    Un matin nous partons, le cerveau plein de flamme,
    Le coeur gros de rancune et de désirs amers,
    Et nous allons, suivant le rythme de la lame,
    Berçant notre infini sur le fini des mers:
    Les uns, joyeux de fuir une patrie infâme;
    D'autres, l'horreur de leurs berceaux, et quelques-uns,
    Astrologues noyés dans les yeux d'une femme,
    La Circé tyrannique aux dangereux parfums.
    Pour n'être pas changés en bêtes, ils s'enivrent
    D'espace et de lumière et de cieux embrasés;
    La glace qui les mord, les soleils qui les cuivrent,
    Effacent lentement la marque des baisers.
    Mais les vrais voyageurs sont ceux-là seuls qui partent
    Pour partir; coeurs légers, semblables aux ballons,
    De leur fatalité jamais ils ne s'écartent,
    Et, sans savoir pourquoi, disent toujours: Allons!
    Ceux-là dont les désirs ont la forme des nues,
    Et qui rêvent, ainsi qu'un conscrit le canon,
    De vastes voluptés, changeantes, inconnues,
    Et dont l'esprit humain n'a jamais su le nom!
    II

    Nous imitons, horreur! la toupie et la boule
    Dans leur valse et leurs bonds; même dans nos sommeils
    La Curiosité nous tourmente et nous roule
    Comme un Ange cruel qui fouette des soleils.
    Singulière fortune où le but se déplace,
    Et, n'étant nulle part, peut être n'importe où!
    Où l'Homme, dont jamais l'espérance n'est lasse,
    Pour trouver le repos court toujours comme un fou!
    Notre âme est un trois-mâts cherchant son Icarie;
    Une voix retentit sur le pont: «Ouvre l'oeil!»
    Une voix de la hune, ardente et folle, crie:
    «Amour... gloire... bonheur!» Enfer! c'est un écueil!
    Chaque îlot signalé par l'homme de vigie
    Est un Eldorado promis par le Destin;
    L'Imagination qui dresse son orgie
    Ne trouve qu'un récif aux clartés du matin.
    Ô le pauvre amoureux des pays chimériques!
    Faut-il le mettre aux fers, le jeter à la mer,
    Ce matelot ivrogne, inventeur d'Amériques
    Dont le mirage rend le gouffre plus amer?
    Tel le vieux vagabond, piétinant dans la boue,
    Rêve, le nez en l'air, de brillants paradis;
    Son oeil ensorcelé découvre une Capoue
    Partout où la chandelle illumine un taudis.

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    1. III

      Etonnants voyageurs! quelles nobles histoires
      Nous lisons dans vos yeux profonds comme les mers!
      Montrez-nous les écrins de vos riches mémoires,
      Ces bijoux merveilleux, faits d'astres et d'éthers.
      Nous voulons voyager sans vapeur et sans voile!
      Faites, pour égayer l'ennui de nos prisons,
      Passer sur nos esprits, tendus comme une toile,
      Vos souvenirs avec leurs cadres d'horizons.
      Dites, qu'avez-vous vu?
      IV

      «Nous avons vu des astres
      Et des flots, nous avons vu des sables aussi;
      Et, malgré bien des chocs et d'imprévus désastres,
      Nous nous sommes souvent ennuyés, comme ici.
      La gloire du soleil sur la mer violette,
      La gloire des cités dans le soleil couchant,
      Allumaient dans nos coeurs une ardeur inquiète
      De plonger dans un ciel au reflet alléchant.
      Les plus riches cités, les plus grands paysages,
      Jamais ne contenaient l'attrait mystérieux
      De ceux que le hasard fait avec les nuages.
      Et toujours le désir nous rendait soucieux!
      — La jouissance ajoute au désir de la force.
      Désir, vieil arbre à qui le plaisir sert d'engrais,
      Cependant que grossit et durcit ton écorce,
      Tes branches veulent voir le soleil de plus près!
      Grandiras-tu toujours, grand arbre plus vivace
      Que le cyprès? — Pourtant nous avons, avec soin,
      Cueilli quelques croquis pour votre album vorace
      Frères qui trouvez beau tout ce qui vient de loin!
      Nous avons salué des idoles à trompe;
      Des trônes constellés de joyaux lumineux;
      Des palais ouvragés dont la féerique pompe
      Serait pour vos banquiers un rêve ruineux;
      Des costumes qui sont pour les yeux une ivresse;
      Des femmes dont les dents et les ongles sont teints,
      Et des jongleurs savants que le serpent caresse.»
      V

      Et puis, et puis encore?

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    2. VI

      «Ô cerveaux enfantins!
      Pour ne pas oublier la chose capitale,
      Nous avons vu partout, et sans l'avoir cherché,
      Du haut jusques en bas de l'échelle fatale,
      Le spectacle ennuyeux de l'immortel péché:
      La femme, esclave vile, orgueilleuse et stupide,
      Sans rire s'adorant et s'aimant sans dégoût;
      L'homme, tyran goulu, paillard, dur et cupide,
      Esclave de l'esclave et ruisseau dans l'égout;
      Le bourreau qui jouit, le martyr qui sanglote;
      La fête qu'assaisonne et parfume le sang;
      Le poison du pouvoir énervant le despote,
      Et le peuple amoureux du fouet abrutissant;
      Plusieurs religions semblables à la nôtre,
      Toutes escaladant le ciel; la Sainteté,
      Comme en un lit de plume un délicat se vautre,
      Dans les clous et le crin cherchant la volupté;
      L'Humanité bavarde, ivre de son génie,
      Et, folle maintenant comme elle était jadis,
      Criant à Dieu, dans sa furibonde agonie:
      »Ô mon semblable, mon maître, je te maudis!«
      Et les moins sots, hardis amants de la Démence,
      Fuyant le grand troupeau parqué par le Destin,
      Et se réfugiant dans l'opium immense!
      — Tel est du globe entier l'éternel bulletin.»
      VII

      Amer savoir, celui qu'on tire du voyage!
      Le monde, monotone et petit, aujourd'hui,
      Hier, demain, toujours, nous fait voir notre image:
      Une oasis d'horreur dans un désert d'ennui!
      Faut-il partir? rester? Si tu peux rester, reste;
      Pars, s'il le faut. L'un court, et l'autre se tapit
      Pour tromper l'ennemi vigilant et funeste,
      Le Temps! Il est, hélas! des coureurs sans répit,
      Comme le Juif errant et comme les apôtres,
      À qui rien ne suffit, ni wagon ni vaisseau,
      Pour fuir ce rétiaire infâme; il en est d'autres
      Qui savent le tuer sans quitter leur berceau.
      Lorsque enfin il mettra le pied sur notre échine,
      Nous pourrons espérer et crier: En avant!
      De même qu'autrefois nous partions pour la Chine,
      Les yeux fixés au large et les cheveux au vent,
      Nous nous embarquerons sur la mer des Ténèbres
      Avec le coeur joyeux d'un jeune passager.
      Entendez-vous ces voix charmantes et funèbres,
      Qui chantent: «Par ici vous qui voulez manger
      Le Lotus parfumé! c'est ici qu'on vendange
      Les fruits miraculeux dont votre coeur a faim;
      Venez vous enivrer de la douceur étrange
      De cette après-midi qui n'a jamais de fin!»
      À l'accent familier nous devinons le spectre;
      Nos Pylades là-bas tendent leurs bras vers nous.
      «Pour rafraîchir ton coeur nage vers ton Electre!»
      Dit celle dont jadis nous baisions les genoux.
      VIII

      Ô Mort, vieux capitaine, il est temps! levons l'ancre!
      Ce pays nous ennuie, ô Mort! Appareillons!
      Si le ciel et la mer sont noirs comme de l'encre,
      Nos coeurs que tu connais sont remplis de rayons!
      Verse-nous ton poison pour qu'il nous réconforte!
      Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau,
      Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu'importe?
      Au fond de l'Inconnu pour trouver du nouveau!

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    3. The Voyage Charles Baudelaire

      To Maxime du Camp

      To a child who is fond of maps and engravings
      The universe is the size of his immense hunger.
      Ah! how vast is the world in the light of a lamp!
      In memory's eyes how small the world is!
      One morning we set out, our brains aflame,
      Our hearts full of resentment and bitter desires,
      And we go, following the rhythm of the wave,
      Lulling our infinite on the finite of the seas:
      Some, joyful at fleeing a wretched fatherland;
      Others, the horror of their birthplace; a few,
      Astrologers drowned in the eyes of some woman,
      Some tyrannic Circe with dangerous perfumes.
      Not to be changed into beasts, they get drunk
      With space, with light, and with fiery skies;
      The ice that bites them, the suns that bronze them,
      Slowly efface the bruise of the kisses.
      But the true voyagers are only those who leave
      Just to be leaving; hearts light, like balloons,
      They never turn aside from their fatality
      And without knowing why they always say: "Let's go!"
      Those whose desires have the form of the clouds,
      And who, as a raw recruit dreams of the cannon,
      Dream of vast voluptuousness, changing and strange,
      Whose name the human mind has never known!
      II
      Horror! We imitate the top and bowling ball,
      Their bounding and their waltz; even in our slumber
      Curiosity torments us, rolls us about,
      Like a cruel Angel who lashes suns.
      Singular destiny where the goal moves about,
      And being nowhere can be anywhere!
      Toward which Man, whose hope never grows weary,
      Is ever running like a madman to find rest!
      Our soul's a three-master seeking Icaria;
      A voice resounds upon the bridge: "Keep a sharp eye!"
      From aloft a voice, ardent and wild, cries:
      "Love... glory... happiness!" –Damnation! It's a shoal!
      Every small island sighted by the man on watch
      Is the Eldorado promised by Destiny;
      Imagination preparing for her orgy
      Finds but a reef in the light of the dawn.
      O the poor lover of imaginary lands!
      Must he be put in irons, thrown into the sea,
      That drunken tar, inventor of Americas,
      Whose mirage makes the abyss more bitter?
      Thus the old vagabond tramping through the mire
      Dreams with his nose in the air of brilliant Edens;
      His enchanted eye discovers a Capua
      Wherever a candle lights up a hut.
      III
      Astonishing voyagers! What splendid stories
      We read in your eyes as deep as the seas!
      Show us the chest of your rich memories,
      Those marvelous jewels, made of ether and stars.
      We wish to voyage without steam and without sails!
      To brighten the ennui of our prisons,
      Make your memories, framed in their horizons,
      Pass across our minds stretched like canvasses.
      Tell us what you have seen.

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    4. IV
      "We have seen stars
      And waves; we have also seen sandy wastes;
      And in spite of many a shock and unforeseen
      Disaster, we were often bored, as we are here.
      The glory of sunlight upon the purple sea,
      The glory of cities against the setting sun,
      Kindled in our hearts a troubling desire
      To plunge into a sky of alluring colors.
      The richest cities, the finest landscapes,
      Never contained the mysterious attraction
      Of the ones that chance fashions from the clouds
      And desire was always making us more avid!
      — Enjoyment fortifies desire.
      Desire, old tree fertilized by pleasure,
      While your bark grows thick and hardens,
      Your branches strive to get closer to the sun!
      Will you always grow, tall tree more hardy
      Than the cypress? — However, we have carefully
      Gathered a few sketches for your greedy album,
      Brothers who think lovely all that comes from afar!
      We have bowed to idols with elephantine trunks;
      Thrones studded with luminous jewels;
      Palaces so wrought that their fairly-like splendor
      Would make your bankers have dreams of ruination;
      And costumes that intoxicate the eyes;
      Women whose teeth and fingernails are dyed
      And clever mountebanks whom the snake caresses."
      V
      And then, and then what else?

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    5. VI
      "O childish minds!
      Not to forget the most important thing,
      We saw everywhere, without seeking it,
      From the foot to the top of the fatal ladder,
      The wearisome spectacle of immortal sin:
      Woman, a base slave, haughty and stupid,
      Adoring herself without laughter or disgust;
      Man, a greedy tyrant, ribald, hard and grasping,
      A slave of the slave, a gutter in the sewer;
      The hangman who feels joy and the martyr who sobs,
      The festival that blood flavors and perfumes;
      The poison of power making the despot weak,
      And the people loving the brutalizing whip;
      Several religions similar to our own,
      All climbing up to heaven; Saintliness
      Like a dilettante who sprawls in a feather bed,
      Seeking voluptuousness on horsehair and nails;
      Prating humanity, drunken with its genius,
      And mad now as it was in former times,
      Crying to God in its furious death-struggle:
      'O my fellow, O my master, may you be damned!'
      The less foolish, bold lovers of Madness,
      Fleeing the great flock that Destiny has folded,
      Taking refuge in opium's immensity!
      — That's the unchanging report of the entire globe."
      VII
      Bitter is the knowledge one gains from voyaging!
      The world, monotonous and small, today,
      Yesterday, tomorrow, always, shows us our image:
      An oasis of horror in a desert of ennui!
      Must one depart? Remain? If you can stay, remain;
      Leave, if you must. One runs, another hides
      To elude the vigilant, fatal enemy,
      Time! There are, alas! those who rove without respite,
      Like the Wandering Jew and like the Apostles,
      Whom nothing suffices, neither coach nor vessel,
      To flee this infamous retiary; and others
      Who know how to kill him without leaving their cribs.
      And when at last he sets his foot upon our spine,
      We can hope and cry out: Forward!
      Just as in other times we set out for China,
      Our eyes fixed on the open sea, hair in the wind,
      We shall embark on the sea of Darkness
      With the glad heart of a young traveler.
      Do you hear those charming, melancholy voices
      Singing: "Come this way! You who wish to eat
      The perfumed Lotus! It's here you gather
      The miraculous fruits for which your heart hungers;
      Come and get drunken with the strange sweetness
      Of this eternal afternoon?"
      By the familiar accent we know the specter;
      Our Pylades yonder stretch out their arms towards us.
      "To refresh your heart swim to your Electra!"
      Cries she whose knees we kissed in other days.
      VIll
      O Death, old captain, it is time! let's weigh anchor!
      This country wearies us, O Death! Let us set sail!
      Though the sea and the sky are black as ink,
      Our hearts which you know well are filled with rays of light
      Pour out your poison that it may refresh us!
      This fire burns our brains so fiercely, we wish to plunge
      To the abyss' depths, Heaven or Hell, does it matter?
      To the depths of the Unknown to find something new!"

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    6. IL VIAGGIO - Charles Baudelaire (A Maxime Du Camp)
      I
      Per il ragazzo, amante delle mappe e delle stampe,
      l´universo è pari al suo smisurato appetito.
      Com´è grande il mondo al lume delle lampade!
      Com´è piccolo il mondo agli occhi del ricordo!

      Un mattino partiamo, il cervello in fiamme,
      il cuore gonfio di rancori e desideri amari,
      e andiamo, al ritmo delle onde, cullando
      il nostro infinito sull´infinito dei mari:

      c´è chi è lieto di fuggire una patria infame;
      altri, l´orrore dei propri natali, e alcuni,
      astrologhi annegati negli occhi d´una donna,
      la Circe tirannica dai subdoli profumi.

      Per non esser mutati in bestie, s´inebriano
      di spazio e luce e di cieli ardenti come braci;
      il gelo che li morde, i soli che li abbronzano,
      cancellano lentamente la traccia dei baci.

      Ma i veri viaggiatori partono per partire;
      cuori leggeri, s´allontanano come palloni,
      al loro destino mai cercano di sfuggire,
      e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!

      I loro desideri hanno la forma delle nuvole,
      e, come un coscritto sogna il cannone,
      sognano voluttà vaste, ignote, mutevoli
      di cui lo spirito umano non conosce il nome!
      II
      Imitiamo, orrore! nei salti e nella danza
      la palla e la trottola; la Curiosità, Angelo
      crudele che fa ruotare gli astri con la sferza,
      anche nel sonno ci ossessiona e ci voltola.

      Destino singolare in cui la meta si sposta;
      se non è in alcun luogo, può essere dappertutto;
      l´Uomo, la cui speranza non è mai esausta,
      per potersi riposare corre come un matto!

      L´anima è un veliero che cerca la sua Icaria;
      una voce sul ponte: «Occhio! Fa´ attenzione!»
      Dalla coffa un´altra voce, ardente e visionaria:
      «Amore… gioia… gloria!» È uno scoglio, maledizione!

      Ogni isolotto avvistato dall´uomo di vedetta
      è un Eldorado promesso dal Destino;
      ma la Fantasia, che un´orgia subito s´aspetta,
      non trova che un frangente alla luce del mattino.

      Povero innamorato di terre chimeriche!
      Bisognerà incatenarti e buttarti a mare,
      marinaio ubriaco, scopritore d´Americhe
      il cui miraggio fa l´abisso più amaro?

      Così il vecchio vagabondo cammina nel fango
      sognando paradisi sfavillanti col naso in aria;
      il suo sguardo stregato scopre una Capua
      ovunque una candela illumini una topaia
      III
      Strabilianti viaggiatori! Quali nobili storie
      leggiamo nei vostri occhi profondi come il mare!
      Mostrateci gli scrigni delle vostre ricche memorie,
      quei magnifici gioielli fatti di stelle e di etere.

      Vogliamo navigare senza vapore e senza vele!
      Per distrarci dal tedio delle nostre prigioni,
      fate scorrere sui nostri spiriti, tesi come tele,
      i vostri ricordi incorniciati d´orizzonti.

      Diteci, che avete visto?

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    7. IV
      «Abbiamo visto astri
      e flutti; abbiamo visto anche distese di sabbia;
      e malgrado sorprese e improvvisi disastri,
      molte volte ci siamo annoiati, come qui.

      La gloria del sole sopra il violaceo mare,
      la gloria delle città nel sole morente,
      accendevano nei nostri cuori un inquieto ardore
      di tuffarci in un cielo dal riflesso seducente.

      Le più ricche città, i più vasti paesaggi,
      non possedevano mai gl´incanti misteriosi
      di quelli che il caso creava con le nuvole.
      E sempre il desiderio ci rendeva pensosi!

      - Il godimento dà al desiderio più forza.
      Desiderio, vecchio albero che il piacere concima,
      mentre s´ingrossa e s´indurisce la tua scorza,
      verso il sole si tendono i rami della tua cima!

      Crescerai sempre, grande albero più vivace
      del cipresso? – Eppure con scrupolo abbiamo
      raccolto qualche schizzo per l´album vorace
      di chi adora tutto ciò che vien da lontano!

      Abbiamo salutato idoli dal volto proboscidato;
      troni tempestati di gemme luminose;
      palazzi cesellati il cui splendore fatato
      sarebbe per i vostri cresi un sogno rovinoso;

      costumi che per gli occhi son un´ebbrezza;
      donne che hanno dipinte le unghie e i denti,
      e giocolieri esperti che il serpente accarezza.»

      V
      E poi, e poi ancora?

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    8. VI
      «O infantili menti!

      Per non dimenticare la cosa principale,
      abbiam visto ovunque, senza averlo cercato,
      dall´alto fino al basso della scala fatale,
      il noioso spettacolo dell´eterno peccato;

      la donna, schiava vile, superba e stupida,
      s´ama senza disgusto e s´adora senza vergogna;
      l´uomo, tiranno ingordo, duro, lascivo e cupido,
      si fa schiavo della schiava, rigagnolo di fogna;

      il martire che geme, il carnefice contento;
      il popolo innamorato della brutale frusta;
      il sangue che dà alla festa aroma e condimento,
      il veleno del potere che snerva il despota;

      tante religioni che alla nostra somigliano,
      tutte che scalano il Cielo; la Santità,
      come un uomo fine su un letto di piume,
      fra i chiodi e il crine cerca la voluttà;

      l´Umanità ciarlona, ebbra del suo genio,
      e delirante, adesso come in passato,
      nella sua furibonda agonia urla a Dio:
      «Mio simile, mio padrone, io ti maledico!»

      E i meno stolti, della Demenza arditi accoliti,
      in fuga dal grande gregge recinto dal Destino,
      per trovare rifugio nell´oppio senza limiti!
      - Questo del globo intero l´eterno bollettino.»

      VII
      Dai viaggi che amara conoscenza si ricava!
      Il mondo monotono e meschino ci mostra,
      ieri e oggi, domani e sempre, l´immagine nostra:
      un´oasi d´orrore in un deserto di noia!

      Partire? restare? Se puoi restare, resta;
      parti, se devi. C´è chi corre, e chi si rintana
      per ingannare quel nemico che vigila funesto,
      il Tempo! Qualcuno, ahimè! corre senza sosta,

      come l´Ebreo errante e come l´apostolo,
      al quale non basta treno o naviglio,
      per fuggire l´infame reziario; e chi invece
      sa ucciderlo senza uscire dal nascondiglio.

      Infine quando ci metterà il piede sulla schiena,
      potremo sperare e urlare: Avanti!
      E come quando partivamo per la Cina,
      gli occhi fissi al largo e i capelli al vento,

      così c´imbarcheremo sul mare delle Tenebre
      col cuore del giovane che è felice di viaggiare.
      Di quelle voci ascoltate il canto funebre
      e seducente: «Di qui! Voi che volete assaporare

      il Loto profumato! è qui che si vendemmiano
      i frutti prodigiosi che il vostro cuore brama;
      venite a inebriarvi della dolcezza strana
      di questo pomeriggio che non avrà mai fine!»

      Dal tono familiare riconosciamo lo spettro;
      laggiù i nostri Piladi ci tendon le braccia.
      «Per rinfrescarti il cuore naviga verso la tua Elettra!»
      dice quella cui un tempo baciavamo le ginocchia.

      VIII
      “O Morte, vecchio capitano, è tempo!
      Sù l´ancora!
      Ci tedia questa terra, o Morte!
      Verso l´alto, a piene vele!
      Se nero come inchiostro
      è il mare e il cielo,
      sono colmi di raggi
      i nostri cuori, e tu lo sai!
      Su, versaci il veleno
      perché ci riconforti!
      E tanto brucia nel cervello
      il suo fuoco,
      che vogliamo tuffarci nell´abisso
      Inferno o Cielo cosa importa ?
      discendere l´Ignoto nel trovarvi
      nel fondo alfine il nuovo!

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