(Cien sonetos de amor - 1959)
XVII
XVII
No
te amo como si fueras rosa de sal, topacio
o
flecha de claveles que propagan el fuego:
te
amo como se aman ciertas cosas oscuras,
secretamente,
entre la sombra y el alma.
Te
amo como la planta que no florece y lleva
dentro
de sí, escondida, la luz de aquellas flores,
y
gracias a tu amor vive oscuro en mi cuerpo
el
apretado aroma que ascendió de la tierra.
Te
amo sin saber cómo, ni cuándo, ni de dónde,
te
amo directamente sin problemas ni orgullo:
asì
te amo porque no sé amar de otra manera,
sino
así de este modo en que no soy ni eres,
tan
cerca que tu mano sobre mi pecho es mía,
tan
cerca que se cierran tus ojos con mi sueño.
o freccia di garofani che propagano il fuoco;
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé,nascosta,la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come né quando né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
Neruda fu una delle scoperte più appassionanti fatte al liceo, perché sottolineava gli innamoramenti e i sogni ad occhi aperti. Noi ragazzi lontani anni luce dal Cile, ci scambiavamo sospirando le sue poesie, immaginando un poeta ottimista, pieno di speranza e intriso d'amore. Invece nello stesso periodo lui, travolto come tutta la sua nazione da avvenimenti atroci, stava rinunciando alla vita, disperato, demotivato, in attesa di una morte desiderata, avvenuta due settimane dopo Salvador Allende.
Pablo Neruda (Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto - Chile 1904-1973)
E'vero, eravamo tutte scioccherelle, ben lungi da sapere, e capire, gli orrori di Pinochet. Ho cercato la poesia che più mi piace, anche se ce ne sono altre
RispondiEliminaPablo Neruda, Se tu mi dimentichi
Voglio che tu sappia
Una cosa.
Tu sai com’è questa cosa:
se guardo
la luna di cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco
l’impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te,
come se ciò che esiste
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m’attendono.
Orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d’amarti poco a poco.
"Se d’improvviso
mi dimentichi,
non cercarmi,
chè già ti avrò dimenticata"
Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
Che passa per la mia vita
e ti decidi
a lasciarmi sulla riva
del cuore in cui ho le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell’ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.
Ma
se ogni giorno,
ogni ora
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile.
Se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amor mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne né si dimentica,
il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
e finchè tu vivrai starà tra le tue braccia
senza uscire dalle mie.
SI TU' ME OLVIDAS - Pablo Neruda
EliminaQuiero que sepas
una cosa.
Tú sabes cómo es esto:
si miro
la luna de cristal, la rama roja
del lento otoño en mi ventana,
si toco
junto al fuego
la impalpable ceniza
o el arrugado cuerpo de la leña,
todo me lleva a ti,
como si todo lo que existe,
aromas, luz, metales,
fueran pequeños barcos que navegan
hacia las islas tuyas que me aguardan.
Ahora bien,
si poco a poco dejas de quererme
dejaré de quererte poco a poco.
Si de pronto
me olvidas
no me busques,
que ya te habré olvidado.
Si consideras largo y loco
el viento de banderas
que pasa por mi vida
y te decides
a dejarme a la orilla
del corazón en que tengo raíces,
piensa
que en ese día,
a esa hora
levantaré los brazos
y saldrán mis raíces
a buscar otra tierra.
Pero
si cada día,
cada hora
sientes que a mí estás destinada
con dulzura implacable.
Si cada día sube
una flor a tus labios a buscarme,
ay amor mío, ay mía,
en mí todo ese fuego se repite,
en mí nada se apaga ni se olvida,
mi amor se nutre de tu amor, amada,
y mientras vivas estará en tus brazos
sin salir de los míos.
Aggiungo anche questa, sfruttando come sempre la competenza di Baku & Friends
RispondiEliminaE' oggi: tutto l'ieri andò cadendo
entro dita di luce e occhi di sogno,
domani arriverà con passi verdi:
nessuno arresta il fiume dell'aurora.
Nessuno arresta il fiume delle tue mani,
gli occhi dei tuoi sogni, beneamata,
sei tremito del tempo che trascorre
tra luce verticale e sole cupo,
e il cielo chiude su te le sue ali
portandoti, traendoti alle mie braccia
con puntuale, misteriosa cortesia.
Per questo canto il giorno e la luna,
il mare, il tempo, tutti i pianeti,
la tua voce diurna e la tua pelle notturna.
Pablo Neruda
Baku
SONETO XLIX
EliminaEs hoy: todo el ayer se fue cayendo
entre dedos de luz y ojos de sueño,
mañana llegará con pasos verdes:
nadie detiene el río de la aurora.
Nadie detiene el río de tus manos,
los ojos de tu sueño, bienamada,
eres temblor del tiempo que transcurre
entre luz vertical y sol sombrío,
y el cielo cierra sobre ti sus alas
llevándote y trayéndote a mis brazos
con puntual, misteriosa cortesía:
Por eso canto al día y a la luna,
al mar, al tiempo, a todos los planetas,
a tu voz diurna y a tu piel nocturna.
Le sue poesie appartengono a tutte le generazioni, ma davvero per la nostra è stato qualcosa di diverso. Sinonimi di amore felice, corrisposto, adulto, anche sensuale.
RispondiEliminaAmore, amore, le nubi sulla torre del cielo
salirono come trionfanti lavandaie,
e tutto arse d'azzurro, tutto fu stella:
il mare, la nave, il giorno si esiliarono uniti.
Come non restare affascinati da queste parole, come non sentirsi ancora più innamorati e spensierati. Hai detto bene, eravamo distanti dall'amarissima realtà del suo contesto, che avremmo scoperto anni dopo, quando ormai l'estasi delle sue parole d'amore si era forse affievolita, oppure diventata più consapevole.
Ho un ricordo molto bello e profondo di Neruda, anche se adesso ormai non è più tra i miei preferiti, quello che intendo è che quando si è innamorati si respira assieme a Neruda, ma quando si diventa assuefatti e rilassati non si coglie più il battito animale... in ogni caso provo nostalgia rileggendo soprattutto il sonetto XVII, nostalgia del passato e nostalgia di me innamorato!
RispondiEliminaNeruda sapeva magnificamente descrivere ciò che definiva il miracolo dell' amore, di esso si nutriva a piene mani in un'epoca nella quale era inteso come passione,rinuncia ,gelosia,ma anche coinvolgimento, romanticismo e sensualità
RispondiEliminaAmore che è fiore, pane,frutta,terra,nutrimento ma anche un fondersi delle anime, dei desideri, dei sogni, dei corpi....
Non t’amo se non perché t’amo
e dall’amarti a non amarti giungo
e dall’attenderti quando non t’attendo
passa dal freddo al fuoco il mio cuore.
Ti amo solo perché io ti amo,
senza fine io t’odio, e odiandoti ti prego,
e la misura del mio amor viandante
è non vederti e amarti come un cieco.
Forse consumerà la luce di gennaio,
il raggio crudo, il mio cuore puro,
rubandomi la chiave della calma.
In questa storia solo io muoio
e morirò d’amore perché t’amo,
perché t’amo, amore, a sangue e fuoco.
Penso che qualunque poesia vada letta per prima in lingua originale
per meglio comprenderne la muscalità con la quale è stata pensata e mi sarebbe piaciuto mettere il sonetto che ho postato in lingua spagnola e mi scuso per non averlo trovato
Eccolo, è il sonetto LXVI
EliminaNo te quiero sino porque te quiero
y de quererte a no quererte llego
y de esperarte cuando no te espero
pasa mi corazón del frío al fuego.
Te quiero sólo porque a ti te quiero,
te odio sin fin, y odiándote te ruego,
y la medida de mi amor viajero
es no verte y amarte como un ciego.
Tal vez consumirá la luz de enero,
su rayo cruel, mi corazón entero,
robándome la llave del sosiego.
En esta historia sólo yo me muero
y moriré de amor porque te quiero,
porque te quiero, amor, a sangre y fuego.
Grazie per la versione in lingua originale di questo meraviglioso sonetto,non sempre la traduzione riesce a far cogliere la vera essenza del testo
EliminaIl traduttore ha un compito molto delicato,che è quello di tenere insieme, nella nuova lingua,l'dentità del testo originale ovvero di non far perdere al testo il suo timbro,il carattere e lo stile,compito non sempre facile.
Ho amato Neruda: ogni stagione ha il suo tempo. Ora sono più in sintonia con Prevert, presto lo sarò con Bukowski, questioni di amarezza che a vent'anni non era nemmeno all'orizzonte e tra vent'anni ci distruggerà. Ma lui sarà sempre il poeta di:
RispondiEliminaIVRESSE
Hoy que danza en mi cuerpo la pasión de Paolo
y ebrio de un sueño alegre mi corazón se agita :
hoy que sé la alegría de ser libre y ser solo
como el pistilo de una margarita infinita :
Oh mujer - carne y sueño - ven a encantarme un poco,
ven a vaciar tus copas de sol en mi camino :
que en mi barco amarillo tiemblen tus senos locos
y ebrios de juventud, que es el más bello vino.
Es bello porque nosotros lo bebemos
en estos temblorosos vasos de nuestro ser
que nos niegan el goce para que lo gocemos.
Bebamos. Nunca dejemos de beber.
Nunca, mujer, rayo de luz, pulpa blanca de poma,
suavices la pisada que no te hará sufrir.
Sembremos la llanura antes de arar la loma.
Vivir será primero, después será morir.
Y después que en la ruta se apaguen nuestras huellas
y en el azul paremos nuestras blancas escalas
- flechas de oro que atajan en vano las estrellas -
oh Francesca hacia donde te llevarán mis alas !
Oggi che danza nel mio corpo la passione di Paolo
ed ebbro di un sogno gioioso si agita nel mio cuore;
oggi che ho la gioia d'esser libero e solo
come pistillo di una margherita infinita:
oh donna - carne e sogno - vieni ad incantarmi un poco,
vieni a vuotare le tue coppe di sole nella mia strada:
tremino sulla mia nave gialla i tuoi seni pazzi
ed ebbri di gioventù, che è il vino più bello.
È bello perché noi lo beviamo
in queste tremanti coppe del nostro essere
che ci negano il godimento perché lo godiamo.
Beviamo, non cessiamo mai di bere.
Mai, donna, raggio di luce, polpa bianca di mela,
addolcisci l'orma che non ti fa soffrire.
Seminiamo la pianura prima di arare il colle.
Vivere sarà prima, poi sarà morire.
E poi che nella strada si spegneranno le nostre orme
e nell'azzurro arresteranno le nostre bianche scale
- frecce d'oro che inseguono invano le stelle -
oh Francesca, dove ti porteranno le mie ali!
Soneto XLVIII
RispondiEliminaDos amantes dichosos hacen un solo pan,
una sola gota de luna en la hierba,
dejan andando dos sombras que se reúnen,
dejan un solo sol vacío en una cama.
De todas las verdades escogieron el día:
no se ataron con hilos sino con un aroma,
y no despedazaron la paz ni las palabras.
La dicha es una torre transparente.
El aire, el vino van con los dos amantes,
la noche les regala sus pétalos dichosos,
tienen derecho a todos los claveles.
Dos amantes dichosos no tienen fin ni muerte,
nacen y mueren muchas veces mientras viven,
tienen la eternidad de la naturaleza.
Due amanti felici
Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'unisco,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.
Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s'uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E' la felicità una torre trasparente.
L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.
Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.
capita spesso che vengano attribuite a Neruda poesie di altri. Questo ne è un esempio, ma grazie ad ENRICA la trasferisco qui, perché è il suo posto:
RispondiEliminaÈ proibito
piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta'.
È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perche' le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.
È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che cio' che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo puo' togliere.
È proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso. (Pablo Neruda)
La Fondazione Pablo Neruda ha pubblicamente dichiarato che questa poesia, ed anche “Muore lentamente” e “Non incolpare nessuno” che da anni circolano su Internet attribuite a Pablo Neruda, sono in realtà di altre autori. “ E’ proibito” è di Alfredo Cuervo Barrero.
Ecco l'altra poesia attribuita a Neruda, ma sicuramente di altro autore
EliminaNon incolpare nessuno,
non lamentarti mai di nessuno, di niente,
perché in fondo
Tu hai fatto quello che volevi nella vita.
Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.
Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.
Non amareggiarti del tuo fallimento
né attribuirlo agli altri.
Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bimbo.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno è così terribile per cedere.
Non dimenticare
che la causa del tuo presente è il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.
Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto
pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.
I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.
Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.
Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.
Non sappiamo le ragioni per cui vengono attribuite queste poesie a Pablo Neruda. Se avete letto i tre testi è evidente che tutti hanno un tono edificante, prescrittivo, si percepisce una parentela con la letteratura di auto-aiuto, non tipica dell’epoca di Neruda. Senza nulla togliere queste poesie, l’opera di Pablo Neruda è lontana da questo genere di poesia in tono, contenuto, linguaggio e per le immagini che crea.
EliminaDarío Oses
Director Biblioteca
Fundación Pablo Neruda
La classica delle classiche attribuzioni errate
Eliminaa Pablo Neruda:
LENTAMENTE MUORE - Martha Medeiros
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.
*******
A MORTE DEVAGAR - Martha Medeiros
Muere lentamente
quien se transforma en esclavo del hábito,
repitiendo todos los días los mismos trayectos,
quien no cambia de marca,
no arriesga vestir un color nuevo
y no le habla a quien no conoce.
Muere lentamente quien evita una pasión,
quien prefiere el negro sobre blanco
y los puntos sobre las "íes"
a un remolino de emociones,
justamente las que rescatan el brillo de los ojos, sonrisas de los bostezos,
corazones a los tropiezos y sentimientos.
Muere lentamente
quien no voltea la mesa,
cuando está infeliz en el trabajo,
quien no arriesga lo cierto por lo incierto
para ir detrás de un sueño,
quien no se permite
por lo menos una vez en la vida,
huir de los consejos sensatos.
Muere lentamente quien no viaja,
quien no lee,
quien no oye música,
quien no encuentra gracia en sí mismo.
Muere lentamente
quien destruye su amor propio,
quien no se deja ayudar.
Muere lentamente,
quien pasa los días quejándose
de su mala suerte o de la lluvia incesante.
Muere lentamente,
quien abandona un proyecto
antes de iniciarlo,
no preguntando de un asunto
que desconoce
o no respondiendo
cuando le indagan sobre algo que sabe.
Evitemos la muerte en suaves cuotas,
recordando siempre que estar vivo
exige un esfuerzo mucho mayor
que el simple hecho de respirar.
Solamente la ardiente paciencia
hará que conquistemos
una espléndida felicidad.
Le tue mani - Pablo Neruda
RispondiEliminaQuando le tue mani muovono,
amore, verso le mie,
cosa mi portano in volo?
Perché si sono fermate
sulla mia bocca, all'improvviso,
perché le riconosco
come se una volta, prima,
le avessi toccate,
come se prima di esistere
avessero già percorso
la mia fronte, la mia cintura?
La loro morbidezza giungeva
volando sul tempo,
sul mare, sul fumo,
sulla primavera,
e quando tu hai posato
le tue mani sul mio petto,
ho riconosciuto quelle ali
di colomba dorata,
ho riconosciuto quella creta
e quel colore di grano.
Per tutti gli anni della mia vita
ho vagato cercandole.
Ho salito scale,
ho attraversato scogliere,
mi hanno trascinato via treni,
le acque mi hanno riportato,
e nella pelle dell'uva
mi è sembrato di toccarti.
Il legno di colpo
mi ha portato il tuo contatto,
la mandorla mi annunciava
la tua morbidezza segreta,
finché si sono strette
le tue mani sul mio petto
e lì come due ali
hanno concluso il loro viaggio.
Baku
Tus manos - Pablo Neruda
EliminaCuando tus manos salen,
y amor, hacia las mías,
qué me traen volando?
Por qué se detuvieron en mi boca,
de pronto,
por qué las reconozco
como si entonces antes,
las hubiera tocado,
como si antes de ser
hubieran recorrido
mi frente, mi cintura?
Su suavidad venía
volando sobre el tiempo,
sobre el mar, sobre el humo,
sobre la primavera,
y cuando tú pusiste
tus manos en mi pecho,
reconocí esas alas
de paloma dorada,
reconocí esa greda
y ese color de trigo.
Los años de mi vida
yo caminé buscándolas.
Subí las escaleras,
crucé los arrecifes,
me llevaron los trenes,
las aguas me trajeron,
y en la piel de las uvas
me pareció tocarte.
La madera de pronto
me trajo tu contacto,
la almendra me anunciaba
tu suavidad secreta,
hasta que se cerraron
tus manos en mi pecho
y allí como dos alas
terminaron su viaje.
Non star lontana da me un solo giorno, perché,
RispondiEliminaperché, non so dirlo, è lungo il giorno,
e ti starò attendendo come nelle stazioni
quando in qualche parte si addormentano i treni.
Non andartene per un'ora perché allora
in quell'ora s'uniscono le gocce dell'insonnia
e forse tutto il fumo che va cercando casa
verrà ancora a uccidere il mio cuore perduto.
Ahi non s'infranga la tua figura nell'arena,
ahi, non volino le tue palpebre nell'assenza:
non andartene per un minuto, adorata,
perché in quel minuto sarai andata sì lungi
che attraverserò tutta la terra interrogando
se tornerai o se mi lascerai morire.
(Pablo Neruda, sonetto XLV)
Birdy
SONETO XLV
EliminaPablo Neruda
No estés lejos de mí un solo día, porque cómo,
porque, no sé decirlo, es largo el día,
y te estaré esperando como en las estaciones
cuando en alguna parte se durmieron los trenes.
No te vayas por una hora porque entonces
en esa hora se juntan las gotas del desvelo
y tal vez todo el humo que anda buscando casa
venga a matar aún mi corazón perdido.
Ay que no se quebrante tu silueta en la arena,
ay que no vuelen tus párpados en la ausencia:
no te vayas por un minuto, bienamada,
porque en ese minuto te habrás ido tan lejos
que yo cruzaré toda la tierra preguntando
si volverás o si me dejarás muriendo.
E per una volta ancora ricorro a Baku & Friends, che riesce a scovare sempre qualcosa di bello.
RispondiEliminaODA AL DÍA FELIZ - PABLO NERUDA
Esta vez dejadme
ser feliz,
nada ha pasado a nadie,
no estoy en parte alguna,
sucede solamente
que soy feliz
por los cuatro costados
del corazón, andando,
durmiendo o escribiendo.
Qué voy a hacerle, soy
feliz.
Soy más innumerable
que el pasto
en las praderas,
siento la piel como un árbol rugoso
y el agua abajo,
los pájaros arriba,
el mar como un anillo
en mi cintura,
hecha de pan y piedra la tierra
el aire canta como una guitarra.
Tú a mi lado en la arena
eres arena,
tú cantas y eres canto,
el mundo
es hoy mi alma,
canto y arena,
el mundo
es hoy tu boca,
dejadme
en tu boca y en la arena
ser feliz,
ser feliz porque si, porque respiro
y porque tú respiras,
ser feliz porque toco
tu rodilla
y es como si tocara
la piel azul del cielo
y su frescura.
Hoy dejadme
a mí solo
ser feliz,
con todos o sin todos,
ser feliz
con el pasto
y la arena,
ser feliz
con el aire y la tierra,
ser feliz,
contigo, con tu boca,
ser feliz.
ODE AL GIORNO FELICE - PABLO NERUDA
Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
Baku
Riportami, o sole,
RispondiEliminaal mio destino agreste,
pioggia del vecchio bosco,
riportami il profumo e le spade
che cadevano dal cielo,
la solitaria pace d'erba e pietra,
l'umidità dei margini dei fiumi,
il profumo del larice,
il vento vivo come un cuore
che palpita tra la scontrosa massa
della grande araucaria.
Terra, redimi i tuoi doni puri,
le torri del silenzio che saliamo
dalla sommità delle radici:
voglio essere di nuovo ciò che non sono stato
imparare a tornare così dal profondo
che fra tutte le coose naturali
io possa vivere o non vivere: non importa:
essere un'altra pietra, la pietra oscura,
la pietra pura che il fiume porta via.
Pablo Neruda
Empiti di me.
RispondiEliminaDesiderami, stremami, versami, sacrificami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio esser di qualcuno, voglio esser tuo,
è la tua ora.
Sono colui che passò saltando sopra le cose
il fuggitivo, il dolente.
Ma sento la tua ora,
l’ora in cui la mia vita gocciolerà sulla tua anima,
l’ora delle tenerezze che mai non versai,
l’ora dei silenzi che non hanno parole,
la tua ora, alba di sangue che mi nutrì d’angosce,
la tua ora, mezzanotte che mi fu solitaria.
Liberami di me. Voglio uscire dalla mia anima.
Io sono ciò che geme, che arde, che soffre.
Io sono ciò che attacca, che ulula, che canta.
No, non voglio esser questo.
Aiutami a rompere queste porte immense.
Con le tue spalle di seta disseppellisci
queste àncore.
Così una sera crocifissero il mio dolore.
Liberami di me. Voglio uscire dalla mia anima.
Voglio non aver limiti ed elevarmi verso quell’astro. Il mio cuore non deve tacere oggi o domani.
Deve partecipare di ciò che tocca,
dev’essere di metalli, di radici, d’ali.
Non posso esser la pietra che s’innalza e non torna,
non posso esser l’ombra che si disfa e passa.
No, non può essere, non può essere.
Allora griderei, piangerei, gemerei.
Non può essere, non può essere.
Chi avrebbe rotto questa vibrazione delle mie ali?
Chi m’avrebbe sterminato? Quale disegno, quale parola?
Non può essere, non può essere, non può essere.
Liberami di me, voglio uscire dalla mia anima.
Perché tu sei la mia rotta.
T’ho forgiata in lotta viva.
Dalla mia lotta oscura contro me stesso, fosti.
Hai da me quell’impronta di avidità non sazia.
Da quando io li guardo i tuoi occhi son più tristi.
Andiamo insieme. Spezziamo questa strada insieme.
Sarò la tua rotta. Passa. Lasciami andare.
Desiderami, stremami, versami, sacrificami.
Fai vacillare le cinte dei miei ultimi limiti.
E che io possa, alfine, correre in fuga pazza,
inondando le terre come un fiume terribile,
sciogliendo questi nodi, ah Dio mio, questi nodi,
spezzando,
bruciando,
distruggendo
come una lava pazza ciò che esiste,
correre fuor di me stesso, perdutamente,
libero di me, furiosamente libero.
Andarmene,
Dio mio,
Andarmene
Pablo Neruda
by Olga
LLENATE DE MI - PABLO NERUDA
EliminaLlénate de mí.
Ansíame, agótame, viérteme, sacrifícame.
Pídeme. Recógeme, contiéneme, ocúltame.
Quiero ser de alguien, quiero ser tuyo, es tu hora,
Soy el que pasó saltando sobre las cosas,
el fugante, el doliente.
Pero siento tu hora,
la hora de que mi vida gotee sobre tu alma,
la hora de las ternuras que no derramé nunca,
la hora de los silencios que no tienen palabras,
tu hora, alba de sangre que me nutrió de angustias,
tu hora, medianoche que me fue solitaria.
Libértame de mí. Quiero salir de mi alma.
Yo soy esto que gime, esto que arde, esto que sufre.
Yo soy esto que ataca, esto que aúlla, esto que canta.
No, no quiero ser esto.
Ayúdame a romper estas puertas inmensas.
Con tus hombros de seda desentierra estas anclas.
Así crucificaron mi dolor una tarde.
Libértame de mí. Quiero salir de mi alma.
Quiero no tener límites y alzarme hacia aquel astro.
Mi corazón no debe callar hoy o mañana.
Debe participar de lo que toca,
debe ser de metales, de raíces, de alas.
No puedo ser la piedra que se alza y que no vuelve,
no puedo ser la sombra que se deshace y pasa.
No, no puede ser, no puede ser, no puede ser.
Entonces gritaría, lloraría, gemiría.
No puede ser, no puede ser.
Quién iba a romper esta vibración de mis alas?
Quién iba a exterminarme? Qué designio, qué palabra?
No puede ser, no puede ser, no puede ser.
Libértame de mí. Quiero salir de mi alma.
Porque tú eres mi ruta. Te forjé en lucha viva.
De mi pelea oscura contra mí mismo, fuiste.
Tienes de mí ese sello de avidéz no saciada.
Desde que yo los miro tus ojos son más tristes.
Vamos juntos. Rompamos este camino juntos.
Ser la ruta tuya. Pasa. Déjame irme.
Ansíame, agótame, viérteme, sacrificarme.
Haz tambalear los cercos de mis últimos límites.
Y que yo pueda, al fin, correr en fuga loca,
inundando las tierras como un río terrible,
desatando estos nudos, ah Dios mío, estos nudos,
destrozando,
quemando,
arrasando
como una lava loca lo que existe,
correr fuera de mi mismo, perdidamente,
libre de mí, furiosamente libre.
¡Irme,
Dios mío,
irme
La casa trasparente, i quadri appesi all'aria...
RispondiEliminaLa trasporto qui rubandola a Baku & Friends, perché come sempre qui la posso ritrovare quando voglio:
Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
che desti la furia del pallido e del freddo,
da sud a sud leva i tuoi occhi indelebili,
da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.
Non voglio che vacillino il tuo riso o i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità d'allegria,
non bussare al mio petto, sono assente.
Vivi in mia assenza come in una casa.
È una casa tanto grande l'assenza
che v'entrerai traverso i muri
e appenderai i quadri all'aria.
È una casa tanto trasparente l'assenza
che senza vita ti vedrò vivere
e se soffri, amor mio, morirò un'altra volta.
(Pablo Neruda)
Baku
SONETO XCIV -PABLO NERUDA
EliminaSi muero sobrevíveme con tanta fuerza pura
que despiertes la furia del pálido y del frío,
de sur a sur levanta tus ojos indelebles,
de sol a sol que suene tu boca de guitarra.
No quiero que vacilen tu risa ni tus pasos,
no quiero que se muera mi herencia de alegría,
no llames a mi pecho, estoy ausente.
Vive en mi ausencia como en una casa.
Es una casa tan grande la ausencia
que pasarás en ella a través de los muros
y colgarás los cuadros en el aire.
Es una casa tan transparente la ausencia
que yo sin vida te veré vivir
y si sufres, mi amor, me moriré otra vez.
RispondiEliminaPablo Neruda - Ode al gatto
Gli animali furono imperfetti,
lunghi di coda,
plumbei di testa.
Piano piano si misero in ordine,
divennero paesaggio,
acquistarono nèi, grazia, volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso: nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.
L'uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere le ali,
il cane è un leone spaesato,
l'ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca di imitare la mosca,
ma il gatto
vuole essere solo gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.
Non c'è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio,
e l'elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola fessura
per gettarvi le monete della notte.
Oh piccolo
imperatore senz'orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto,
nuziale sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell'amore
all'aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto è immondo
per l'immacolato piede del gatto.
Oh fiera indipendente della casa,
arrogante vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un irreperibile velluto,
probabilmente non c'è enigma
nel tuo contegno,
forse sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all'abitante meno misterioso,
forse tutti si credono padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni, colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.
Io no.
Io non sono d'accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gl'imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l'atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare il gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d'oro stanno nei suoi occhi.
Rubata come spesso succede a chi ne sa più di me: Baku
ODA AL GATO – PABLO NERUDA
EliminaLos animales fueron
imperfectos,
largos de cola, tristes
de cabeza.
Poco a poco se fueron
componiendo,
haciéndose paisaje,
adquiriendo lunares, gracia, vuelo.
El gato,
sólo el gato
apareció completo
y orgulloso:
nació completamente terminado,
camina solo y sabe lo que quiere.
El hombre quiere ser pescado y pájaro,
la serpiente quisiera tener alas,
el perro es un león desorientado,
el ingeniero quiere ser poeta,
la mosca estudia para golondrina,
el poeta trata de imitar la mosca,
pero el gato
quiere ser sólo gato
y todo gato es gato
desde bigote a cola,
desde presentimiento a rata viva,
desde la noche hasta sus ojos de oro.
No hay unidad
como él,
no tienen
la luna ni la flor
tal contextura:
es una sola cosa
como el sol o el topacio,
y la elástica línea en su contorno
firme y sutil es como
la línea de la proa de una nave.
Sus ojos amarillos
dejaron una sola
ranura
para echar las monedas de la noche.
Oh pequeño
emperador sin orbe,
conquistador sin patria,
mínimo tigre de salón, nupcial
sultán del cielo
de las tejas eróticas,
el viento del amor
en la intemperie
reclamas
cuando pasas
y posas
cuatro pies delicados
en el suelo,
oliendo,
desconfiando
de todo lo terrestre,
porque todo
es inmundo
para el inmaculado pie del gato.
Oh fiera independiente
de la casa, arrogante
vestigio de la noche,
perezoso, gimnástico
y ajeno,
profundísimo gato,
policía secreta
de las habitaciones,
insignia
de un
desaparecido terciopelo,
seguramente no hay
enigma
en tu manera,
tal vez no eres misterio,
todo el mundo te sabe y perteneces
al habitante menos misterioso,
tal vez todos lo creen,
todos se creen dueños,
propietarios, tíos
de gatos, compañeros,
colegas,
discípulos o amigos
de su gato.
Yo no.
Yo no suscribo.
Yo no conozco al gato.
Todo lo sé, la vida y su archipiélago,
el mar y la ciudad incalculable,
la botánica,
el gineceo con sus extravíos,
el por y el menos de la matemática,
los embudos volcánicos del mundo,
la cáscara irreal del cocodrilo,
la bondad ignorada del bombero,
el atavismo azul del sacerdote,
pero no puedo descifrar un gato.
Mi razón resbaló en su indiferencia,
sus ojos tienen números de oro.
Veramente bello questo blog! Neruda è una mia grande passione e ho apprezzato molto questa pagina, un po' random nella composizione ma forse attraente proprio per questo. Bravi
RispondiEliminaChe ne dite di questa? Non so se è intera e da dove è tratta, ma la trovo bellissima
RispondiElimina"COME NASCONO LE BANDIERE" - PABLO NERUDA
Sono così oggi le nostre bandiere.
Il popolo le ricamò con amore,
cucì gli stracci con la sofferenza.
Con mano ardente conficcò la stella.
E tagliò, da camicia o firmamento,
l'azzurro per la stella della patria.
Il rosso, goccia a goccia, già nasceva.
Pablo Neruda - Cómo nacen las banderas
EliminaEstán así hasta hoy nuestras banderas.
El pueblo las bordó con su ternura,
cosió los trapos con su sufrimiento.
Clavó la estrella con su mano ardiente.
Y cortó, de camisa o firmamento,
azul para la estrella de la patria.
El rojo, gota a gota, iba naciendo.
estoy en España y medan ganas de volver a mi Chile, y estar entre amigos y buenos momentos
EliminaBuon Natale, con queste splendide parole!
RispondiEliminaPABLO NERUDA - Bella
Bella,
come nella pietra fresca
della sorgente, l'acqua
apre un ampio arco di spuma,
cosí è il sorriso sul tuo volto,
bella.
Bella,
di fini mani e di piccoli piedi
come un cavallino d'argento,
che corre, fiore del mondo,
così ti vedo,
bella.
Bella,
con un nido di rame intrecciato
sulla testa, un nido color
di miele e di ombra
dove il mio cuore riposa e brucia,
bella.
Bella,
gli occhi non li contiene il tuo volto,
non li contiene la terra.
Ci sono paesi, fiumi
nei tuoi occhi,
c'è la mia patria nei tuoi occhi,
io vi cammino,
essi danno luce al mondo
dove io cammino,
bella.
Bella,
i tuoi seni sono come due pani
fatti di terra, grano e luna d'oro,
bella.
Bella,
il mio braccio
ha cinto la tua vita come un fiume
passò mille anni per il tuo dolce corpo,
bella.
Bella,
non esiste nulla come i tuoi fianchi;
forse la terra possiede
in qualche luogo nascosto
la forma ed il profumo del tuo corpo,
forse, in qualche luogo,
bella.
Bella, mia bella,
la tua voce, la tua pelle, le tue unghie,
bella, mia bella,
la tua essenza, la tua luce, la tua ombra,
bella,
tutto questo è mio, bella,
tutto questo è mio, mia,
quando cammini o riposi,
quando canti o dormi,
quando soffri o sogni,
sempre,
quando sei vicina o lontana,
sempre,
sei mia, mia bella,
sempre.
************
Bella,
como en la piedra fresca
del manantial, el agua
abre un ancho relámpago de espuma,
así es la sonrisa en tu rostro,
bella.
Bella,
de finas manos y delgados pies
como un caballito de plata,
andando, flor del mundo,
así te veo,
bella.
Bella,
con un nido de cobre enmarañado
en tu cabeza, un nido
color de miel sombría
donde mi corazón arde y reposa,
bella.
Bella,
no te caben los ojos en la cara,
no te caben los ojos en la tierra.
Hay países, hay ríos
en tus ojos,
mi patria está en tus ojos,
yo camino por ellos,
ellos dan luz al mundo
por donde yo camino,
bella.
Bella,
tus senos son como dos panes hechos
de tierra cereal y luna de oro,
bella.
Bella,
tu cintura
la hizo mi brazo como un río cuando
pasó mil años por tu dulce cuerpo,
bella.
Bella,
no hay nada como tus caderas,
tal vez la tierra tiene
en algún sitio oculto
la curva y el aroma de tu cuerpo,
tal vez en algún sitio,
bella.
Bella, mi bella,
tu voz, tu piel, tus uñas,
bella, mi bella,
tu ser, tu luz, tu sombra,
bella,
todo eso es mío, bella,
todo eso es mío, mía,
cuando andas o reposas,
cuando cantas o duermes,
cuando sufres o sueñas,
siempre,
cuando estás cerca o lejos,
siempre,
eres mía, mi bella,
siempre.
La morte di Pablo Neruda
RispondiEliminaa me piace questa! ciao da Selena
Sono rinato molte volte, dal fondo
di stelle rovinate, ricostruendo il filo
delle eternità che popolai con le mie mani,
e ora vado a morire, senza nient’ altro, con la terra
sopra il mio corpo, destinato a essere terra.
Non ho comprato una porzione di cielo che vendevano
i sacerdoti e non ho accettato le tenebre
che il metafisico fabbricava
per potenti sfacendati.
Voglio stare nella morte insieme ai poveri
che non ebbero tempo di studiarla,
mentre li bastonavano quelli che hanno
un cielo suddiviso su misura.
Ho la mia morte pronta, come un vestito
che mi aspetta, del colore che amo,
dell’ estensione che cercai inutilmente,
della profondità che necessito.
Quando l’ amore consumo’ la sua materia evidente
e la lotta sgrana i suoi martelli
in altre mani di unita forza,
la morte viene a cancellare le tracce
che costruirono le tue frontiere.
SONETO XXI - PABLO NERUDA
EliminaLA MUERTE
HE renacido muchas veces, desde el fondo
de estrellas derrotadas, reconstruyendo el hilo
de las eternidades que poblé con mis manos,
y ahora voy a morir, sin nada más, con tierra
sobre mi cuerpo, destinado a ser tierra.
No compré una parcela del cielo que vendían
los sacerdotes, ni acepté tinieblas
que el metafísico manufacturaba
para despreocupados poderosos.
Quiero estar en la muerte con los pobres
que no tuvieron tiempo de estudiarla,
mientras los apaleaban los que tienen
el cielo dividido y arreglado.
Tengo lista mi muerte, como un traje
que me espera, del color que amo,
de la extensión que busqué inútilmente,
de la profundidad que necesito.
Cuando el amor gastó su materia evidente
y la lucha desgrana sus martillos
en otras manos de agregada fuerza,
viene a borrar la muerte las señales
que fueron construyendo tus fronteras.
Visto che su fb impazza " Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi", brano finale di questa poesia, mi decido a metterla per intero:
RispondiEliminaPOEMA XIV
Juegas todos los días con la luz del universo.
Sutil visitadora, llegas en la flor y en el agua.
Eres más que esta blanca cabecita que aprieto
como un racimo entre mis manos cada día.
A nadie te pareces desde que yo te amo.
Déjame tenderte entre guirnaldas amarillas.
Quién escribe tu nombre con letras de humo entre las estrellas del sur?
Ah déjame recordarte cómo eras entonces, cuando aún no existías.
De pronto el viento aúlla y golpea mi ventana cerrada.
El cielo es una red cuajada de peces sombríos.
Aquí vienen a dar todos los vientos, todos.
Se desviste la lluvia.
Pasan huyendo los pájaros.
El viento. El viento.
Yo sólo puedo luchar contra la fuerza de los hombres.
El temporal arremolina hojas oscuras
y suelta todas las barcas que anoche amarraron al cielo.
Tú estás aquí. Ah tú no huyes.
Tú me responderás hasta el último grito.
Ovíllate a mi lado como si tuvieras miedo.
Sin embargo alguna vez corrió una sombra extraña por tus ojos.
Ahora, ahora también, pequeña, me traes madreselvas,
y tienes hasta los senos perfumados.
Mientras el viento triste galopa matando mariposas
yo te amo, y mi alegría muerde tu boca de ciruela.
Cuanto te habrá dolido acostumbrarte a mí,
a mi alma sola y salvaje, a mi nombre que todos ahuyentan.
Hemos visto arder tantas veces el lucero besándonos los ojos
y sobre nuestras cabezas destorcerse los crepúsculos en abanicos girantes.
Mis palabras llovieron sobre ti acariciándote.
Amé desde hace tiempo tu cuerpo de nácar soleado.
Hasta te creo dueña del universo.
Te traeré de las montañas flores alegres, copihues,
avellanas oscuras, y cestas silvestres de besos.
Quiero hacer contigo
lo que la primavera hace con los cerezos.
GIOCHI OGNI GIORNO - PABLO NERUDA
Giochi ogni giorno con la luce dell'universo.
Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell'acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grappolo tra le mie mani ogni giorno.
A nessuno rassomigli da che ti amo.
Lasciami stenderti tra le ghirlande gialle.
chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah lascia che ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi.
Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.
Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
Qui vengono a finire i venti, tutti.
La pioggia si denuda.
Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.
Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ultimo grido.
Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.
Ora, anche ora, piccola mi rechi caprifogli,
ed hai persino i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.
Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci gli occhi
e sulle nostre teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.
Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.
TENGO HAMBRE DE TU BOCA - PABLO NERUDA
RispondiEliminaTengo hambre de tu boca, de tu voz, de tu pelo
y por las calles voy sin nutrirme, callado,
no me sostiene el pan, el alba me desquicia,
busco el sonido líquido de tus pies en el día.
Estoy hambriento de tu risa resbalada,
de tus manos color de furioso granero,
tengo hambre de la pálida piedra de tus uñas,
quiero comer tu piel como una intacta almendra.
Quiero comer el rayo quemado en tu hermosura,
la nariz soberana del arrogante rostro,
quiero comer la sombra fugaz de tus pestañas
y hambriento vengo y voy olfateando el crepúsculo
buscándote, buscando tu corazón caliente
como un puma en la soledad de Quitatrúe.
(Cien sonetos de amor»
HO FAME DELLA TUA BOCCA - PABLO NERUDA
Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.
Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe.
(da Cento sonetti d’amore)
Questa poesie è tratta da «El hondero entusiasta»
RispondiEliminaSED DE TI ME ACOSA - PABLO NERUDA
Sed de ti me acosa en las noches hambrientas.
Trémula mano roja que hasta tu vida se alza.
Ebria sed, loca sed, sed de selva en sequía.
Sed de metal ardiendo, sed de raíces ávidas.
Hacia dónde, en las tardes que no vayan tus ojos
en viaje hacia los ojos, esperándote entonces.
Estás llena de todas las sombras que me acechan.
Me sigues como siguen los astros a la noche.
Mi madre me dio lleno de preguntas agudas.
Tú las contestas todas.
Eres llena de voces.
Ancla blanca que cae sobre el mar que cruzamos.
Surco para la turbia semilla de mi nombre.
Que haya una tierra mía que no cubra tu huella.
Sin tus ojos viajeros, en la noche, hacia dónde.
Por eso eres la sed y lo que ha de saciarla.
Cómo poder no amarte si he de amarte por eso.
Si esa es la amarra cómo poder cortarla, cómo.
Cómo si hasta mis huesos tienen sed de tus huesos.
Sed de ti, sed de ti, guirnalda atroz y dulce.
Sed de ti que en las noches me muerde como un perro.
Los ojos tienen sed, para qué están tus ojos.
La boca tiene sed, para qué están tus besos.
El alma está encendida de estas brasas que te aman.
El cuerpo incendio vivo que ha de quemar tu cuerpo.
De sed.
Sed infinita.
Sed que busca tu sed.
Y en ella se aniquila como el agua en el fuego.
SETE DI TE MI INCALZA - PABLO NERUDA (da «Il fromboliere entusiasta»)
Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.
Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
Àncora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.
Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda atroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perché esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perché esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.
Posso lasciarvi questa anche se non è del libro Cento sonetti?
RispondiEliminaIL SOGNO - Pablo Neruda (I versi del capitano)
Camminando sulla sabbia
decisi di lasciarti.
Calpestavo un fango oscuro
che tremava,
e affondando e uscendo
decisi che tu uscissi
da me, ché mi pesavi
come pietra tagliente,
elaborai la tua perdita
passo a passo:
tagliarti le radici,
liberarti sola nel vento.
Ahi, in quel minuto,
cuor mio, un sogno
con le sue ali terribili
ti copriva.
Ti sentivi inghiottita dal fango,
mi chiamavi e io non accorrevo,
te n 'andavi, immobile,
senza difenderti,
fino ad affogare nella bocca della sabbia.
Poi
la mia decisione s'imbatté nel tuo sogno
e dallo strappo
che ci spezzava l'anima,
nuovamente sorgemmo, limpidi, nudi,
amandoci
senza sogno, senza sabbia,
completi e radianti,
segnati dal fuoco.
ecco l'originale:
EliminaEL SUEÑO - PABLO NERUDA (Los versos del Capitán)
Andando en las arenas
yo decidí dejarte.
Pisaba un barro oscuro
que temblaba,
y hundiéndome y saliendo
decidí que salieras
de mí, que me pesabas
como piedra cortante,
y elaboré tu pérdida
paso a paso:
cortarte las raíces,
soltarte sola al viento.
Ay, en ese minuto,
corazón mío, un sueño
con sus alas terribles te cubría.
Te sentías tragada por el barro,
y me llamabas y yo no acudía,
te ibas, inmóvil,
sin defenderte
hasta ahogarte en la boca de arena.
Después
mi decisión se encontró con tu sueño,
y desde la ruptura
que nos quebraba el alma,
surgimos limpios otra vez, desnudos,
amándonos
sin sueño, sin arena,
completos y radiantes,
sellados por el fuego.
Nella notte entreremo - Pablo Neruda
RispondiEliminaNella notte entreremo
a rubare
un ramo fiorito.
Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
due ombre nell'ombra.
Ancora non se n'è andato l'inverno,
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose.
Nella notte entreremo
fino al suo tremulo firmamento,
e le tue piccole mani e le mie
ruberanno le stelle.
E cautamente,
nella nostra casa,
nella notte e nell'ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera.
ecco l'originale, e fa parte dei Versi del Capitano:
EliminaLA RAMA ROBADA - PABLO NERUDA (Los versos del Capitán)
En la noche entraremos
a robar
una rama florida.
Pasaremos el muro,
en las tinieblas del jardín ajeno,
dos sombras en la sombra.
Aún no se fue el invierno,
y el manzano aparece
convertido de pronto
en cascada de estrellas olorosas.
En la noche entraremos
hasta su tembloroso firmamento,
y tus pequeñas manos y las mías
robarán las estrellas.
Y sigilosamente,
a nuestra casa,
en la noche y en la sombra,
entrará con tus pasos
el silencioso paso del perfume
y con pies estrellados
el cuerpo claro de la primavera.
Appena seppi - Pablo Neruda
RispondiEliminaAppena seppi, solamente, che esistevo
e che avrei potuto essere, continuare,
ebbi paura di ciò, della vita,
desiderai che non mi vedessero,
che non si conoscesse la mia esistenza.
Divenni magro, pallido, assente,
non volli parlare perché non potessero
riconoscere la mia voce, non volli vedere
perché non mi vedessero,
camminando, mi strinsi contro il muro
come un’ombra che scivoli via.
Mi sarei vestito
di tegole rosse, di fumo,
per restare lì, ma invisibile,
essere presente in tutto, ma lungi,
conservare la mia identità oscura,
legata al ritmo della primavera.
IL FIGLIO - PABLO NERUDA
RispondiElimina(I Versi del Capitano)
Sai da dove vieni? ...
vicino all'acqua d'inverno
io e lei sollevammo un rosso fuoco
consumandoci le labbra
baciandoci l'anima,
gettando al fuoco tutto,
bruciandoci la vita.
Così venisti al mondo.
Ma lei per vedermi
e per vederti un giorno
attraversò i mari
ed io per abbracciare
il suo fianco sottile tutta la terra percorsi,
con guerre e montagne,
con arene e spine.
Così venisti al mondo
Da tanti luoghi vieni,
dall'acqua e dalla terra,
dal fuoco e dalla neve,
da così lungi cammini
verso noi due,
dall'amore che ci ha incatenati,
che vogliamo sapere
come sei, che ci dici,
perché tu sai di più
del mondo che ti demmo.
Come una gran tempesta
noi scuotemmo
l'albero della vita
fino alle più occulte
fibre delle radici
ed ora appari
cantando nel fogliame,
sul più alto ramo
che con te raggiungemmo.
EL HIJO - PABLO NERUDA
EliminaAy hijo, sabes, sabes
de dónde vienes?
De un lago con gaviotas
blancas y hambrientas.
Junto al agua de invierno
ella y yo levantamos
una fogata roja
gastándonos los labios
de besarnos el alma,
echando al fuego todo,
quemándonos la vida.
Así llegaste al mundo.
Pero ella para verme
y para verte un día
atravesó los mares
y yo para abrazar
su pequeña cintura
toda la tierra anduve,
con guerras y montañas,
con arenas y espinas.
Así llegaste al mundo.
De tantos sitios vienes,
del agua y de la tierra,
del fuego y de la nieve,
de tan lejos caminas
hacia nosotros dos,
desde el amor terrible
que nos ha encadenado,
que queremos saber
cómo eres, qué nos dices,
porque tú sabes más
del mundo que te dimos.
Como una gran tormenta
sacudimos nosotros
el árbol de la vida
hasta las más ocultas
fibras de las raíces
y apareces ahora
cantando en el follaje,
en la más alta rama
que contigo alcanzamos.
Copio il bellissimo articolo della Libreria Post Office, che ringrazio:
RispondiElimina"La morte di Pablo Neruda [il 23 settembre 1973], che avrebbe meritato una giornata di lutto nazionale, fu ignorata dalla dittature. La sua casa sulla Isla Negra era stata perquisita dai militari, mentre le forze di sicurezza fecero irruzione nella sua casa di Santiago durante la veglia. Si sparse la voce del suo funerale e la gente iniziò a riunirsi per accompagnare il feretro al cimitero.
Sapevamo che era pericoloso. Il governo militare cercò di assicurarsi che non ci fossero dimostrazioni politiche durante la cerimonia. Ma a meno di sparare a tutti era impossibile impedire alla gente di recitare le poesie più rivoluzionarie di Neruda o inneggiare canti o slogan di protesta, come le canzoni di Victor Jara, che era stato torturato e ucciso nello Stadio nazionale alcuni giorni prima.
Camminammo per diversi isolati fino alla tomba in cui la bara di Neruda sarebbe stata messa temporaneamente. Il suo desiderio era di essere sepolto nella sua casa alla Isla Negra, con la vista sull'Oceano Pacifico, nel luogo che amava di più al mondo. All'inizio eravamo in pochi e avevamo paura dei soldati, ma mentre camminavamo sempre più persone si univano a noi, e ci sentivamo più forti. L'umore della folla cambiò. Qualcuno iniziò a cantare, qualcuno urlò il nome di Neruda, poi di Allende e Jara…. L'emozione e la paura erano palpabili. I soldati erano ansiosi, nervosi: non sapevano che fare. Vedevo le loro dita sui grilletti, le loro mascelle in tensione. Era una bellissima giornata primaverile e mentre ci avvicinavamo al cimitero tantissime persone ci raggiunsero dalle strade laterali, chi piangeva, chi cantava, chi si abbracciava.
Quel giorno seppellimmo non solo il poeta, seppellimmo anche Allende, Jara e centinaia di vittime.
Seppellimmo la nostra democrazia, seppellimmo la libertà.
Isabel Allende"
dedicato a tutti quelli che, come me, quando arriva l'11 settembre pensano innanzitutto al 1973.
EliminaImmenso poeta, attento ai problemi infiniti del suo tempo, Pablo Neruda affronta, con la poesia che propongo, il tema dei poveri picanos, ossia gli operai di miniera, sfruttati e destinati ad una morte precoce per le fatiche e le disumane condizioni di lavoro. Il mastro Huerta è il più bello, il più alto, il più bravo, ma a trent'anni si ammala, trasformandosi in un patetico fantasma allampanato. E' talmente semplice da tradurre che la lascio solo in spagnolo.
RispondiEliminaEl Maestro Huerta (De la mina “La Despreciada”, Antofagasta) - Canto General II: XII
Cuando vaya usted al Norte, señor,
vaya a la mina “La Despreciada”,
y pregunte por el maestro Huerta.
Desde lejos no verá nada,
sino los grises arenales.
Luego, verá las estructuras,
el andarivel, los desmontes.
Las fatigas, los sufrimientos
no se ven, están bajo tierra
moviéndose, rompiendo seres,
o bien descansan, extendidos,
transformándose, silenciosos.
Era “picano” el maestro Huerta.
Medía 1.95 m.
Los picanos son los que rompen
el terreno hacia el desnivel,
cuando la veta se rebaja.
500 metros abajo,
con el agua hasta la cintura,
el picano pica que pica.
No sale del infierno sino
cada cuarenta y ocho horas,
hasta que las perforadoras
en la roca, en la oscuridad,
en el barro, dejan la pulpa
por donde camina la mina.
El maestro Huerta, gran picano,
parecía que llenaba el pique
con sus espaldas. Entraba
cantando como un capitán.
Salía agrietado, amarillo,
corcovado, reseco, y sus ojos
miraban como los de un muerto.
Después se arrastró por la mina.
Ya no pudo bajar al pique.
El antimonio le comió las tripas.
Enflaqueció, que daba miedo,
pero no podía andar.
Las piernas las tenía picadas
como por puntas, y como era
tan alto, parecía
como un fantasma hambriento
pidiendo sin pedir, usted sabe.
No tenía treinta años cumplidos.
Pregunto dónde está enterrado.
Nadie se lo podrá decir,
porque la arena y el viento derriban
y entierran las cruces, más tarde.
Es arriba, en “La Despreciada”,
donde trabajó el maestro Huerta.
Ecco comunque la traduzione dallo spagnolo. Non conoscevo questa poesia, molto diversa da quelle che ho letto. Mi ha emozionato la grandissima dignità di quest’uomo, che sente arrivare la fine ma non implora l’aiuto di nessuno, pur avendone un bisogno estremo (pidiendo sin pedir, implorante senza implorare).
EliminaIL MASTRO HUERTA – PABLO NERUDA (da Canto Generale)
Quando, signore, lei andrà al Nord,
vada nella miniera “La Despreciada”,
e là domandi del mastro Huerta.
Da lontano non vedrà nulla,
vedrà solo grigi arenili.
Poi, vedrà le strutture,
la teleferica, i mucchi di detriti.
Le fatiche, le sofferenze
non si vedono, sono sotto terra,
là si muovono, schiacciano uomini,
oppure riposano, distese,
e diventano silenziose.
Era “picano” il mastro Huerta.
Altezza 1.95.
I picanos sono quelli che rompono
Il terreno in forte discesa,
quando la vena si sprofonda.
A 500 metri sotto il suolo,
con l’acqua fino alla cintola,
il picano no fa che scavare.
Non esce da quell’inferno
che ogni quarantotto ore,
quando le perforatrici
nella roccia, nell’oscurità,
nel fango, lasciando la polpa
entro cui passa la miniera.
Il mastro Huerta, gran picano,
sembrava che riempisse il pozzo
con le sue spalle. Entrava
cantando come un condottiero.
Usciva tutto graffiato, giallo,
incurvato, smunto, e i suoi occhi
avevano lo sguardo di un morto.
Poi si trascinò per la miniera.
Non poté più scendere nel pozzo.
L’antimonio l’aveva mangiato dentro.
Divenne magro da far paura.
E non poteva più camminare.
Aveva le gambe punzecchiate
come da spilli, e poiché era
così alto sembrava
un fantasma affamato,
e, lei sa, implorante senza implorare.
Non aveva ancora trent’anni.
Mi domando dove sta sepolto.
Nessuno lo potrà mai dire,
perché la sabbia e il vento abbattono
e poi ricoprono le croci.
E’ lassù, a “La Despreciada”,
dove ha lavorato il mastro Huerta.
Nella poesia che scelgo, Neruda canta la bellezza prorompente della donna amata e l'amore che prova per lei, mescolando desiderio e amore.
RispondiEliminaNIÑA morena y ágil - Pablo Neruda
NIÑA morena y ágil, el sol que hace las frutas,
el que cuaja los trigos, el que tuerce las algas,
hizo tu cuerpo alegre, tus luminosos ojos
y tu boca que tiene la sonrisa del agua.
Un sol negro y ansioso se te arrolla en las hebras
de la negra melena, cuando estiras los brazos.
Tú juegas con el sol como con un estero
y él te deja en los ojos dos oscuros remansos.
Niña morena y ágil, nada hacia ti me acerca.
Todo de ti me aleja, como del mediodía.
Eres la delirante juventud de la abeja,
la embriaguez de la ola, la fuerza de la espiga.
Mi corazón sombrío te busca, sin embargo,
y amo tu cuerpo alegre, tu voz suelta y delgada.
Mariposa morena dulce y definitiva,
como el trigal y el sol, la amapola y el agua.
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Bimba bruna e agile - Pablo Neruda
traduzione di Giuseppe Bellini
Bimba bruna e agile, il sole che fa la frutta,
quello che rassoda il grano, quello che piega le alghe,
ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi
e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.
Un sole nero e ansioso ti si arrotola nei fili
della nera capigliatura, quando stendi le braccia.
Tu giochi col sole come un ruscello
e lui ti lascia negli occhi due pozze oscure.
Bimba bruna e agile, nulla mi avvicina a te.
Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno.
Sei la delirante gioventù dell'ape,
l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.
Il mio cuore cupo ti cerca, tuttavia,
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce sciolta e sottile.
Farfalla bruna dolce e definitiva
come il campo dì frumento e il sole, il papavero e l'acqua.
Il pane, il pane
RispondiEliminaper tutti i popoli
e con esso ciò che ha
forma e sapore di pane
divideremo:
la terra,
la bellezza,
l’amore,
tutto questo ha sapore di pane.
(Pablo Neruda)
ODA AL PAN - PABLO NERUDA
EliminaPan,
con harina,
agua
y fuego
te levantas.
espeso y leve,
recostado y redondo,
repites el vientre
de la madre,
equinoccial
germinación
terrestre.
Pan,
qué fácil
y qué profundo eres:
en la bandeja blanca
de la panadería
se alargan tus hileras
como utensilios, platos
o papeles,
y de pronto,
la ola
de la vida,
la conjunción del germen
y del fuego,
creces, creces
de pronto
como
cintura, boca, senos,
colinas de la tierra,
vidas,
sube el calor, te inunda
la plenitud, el viento
de la fecundidad,
y entonces
se inmoviliza tu color de oro,
y cuando se preñaron
tus pequeños vientres,
la cicatriz morena
dejó su quemadura
en todo tu dorado
sistema de hemisferios.
Ahora,
intacto,
eres
acción de hombre,
milagro repetido,
voluntad de la vida.
Oh pan de cada boca,
no
te imploraremos,
los hombres
no somos
mendigos
de vagos dioses
o de ángeles oscuros:
del mar y de la tierra
haremos pan,
plantaremos de trigo
la tierra y los planetas,
el pan de cada boca,
de cada hombre,
en cada día,
llegará porque fuimos
a sembrarlo
y a hacerlo,
no para un hombre sino
para todos,
el pan, el pan
para todos los pueblos
y con él lo que tiene
forma y sabor de pan
repartiremos:
la tierra,
la belleza,
el amor,
todo eso
tiene sabor de pan,
forma de pan,
germinación de harina,
todo
nació para ser compartido,
para ser entregado,
para multiplicarse.
Por eso, pan,
si huyes
de la casa del hombre,
si te ocultan,
te niegan,
si el avaro
te prostituye,
si el rico
te acapara,
si el trigo
no busca surco y tierra,
pan,
no rezaremos,
pan,
no mendigaremos,
lucharemos por ti con otros hombres,
con todos los hambrientos,
por todos los ríos y el aire
iremos a buscarte,
toda la tierra la repartiremos
para que tú germines,
y con nosotros
avanzará la tierra:
el agua, el fuego, el hombre
lucharán con nosotros.
iremos coronados
con espigas,
conquistando
tierra y pan para todos,
y entonces
también la vida
tendrá forma de pan,
será simple y profunda,
innumerable y pura.
Todos los seres
tendrán derecho
a la tierra y a la vida,
y así será el pan de mañana,
el pan de cada boca,
sagrado,
consagrado,
porque será el producto
de la más larga y dura
lucha humana.
No tiene alas
la victoria terrestre:
tiene pan en sus hombros,
y vuela valerosa
liberando la tierra
como una panadera
conducida en el viento.
ODE TO BREAD - Pablo Neruda
EliminaBread,
you rise
from flour,
water
and fire.
Dense or light,
flattened or round,
you duplicate
the mother's
rounded womb,
and earth's
twice-yearly
swelling.
How simple
you are, bread,
and how profound!
You line up
on the baker's
powdered trays
like silverware or plates
or pieces of paper
and suddenly
life washes
over you,
there's the joining of seed
and fire,
and you're growing, growing
all at once
like
hips, mouths, breasts,
mounds of earth,
or people's lives.
The temperature rises, you're overwhelmed
by fullness, the roar
of fertility,
and suddenly
your golden color is fixed.
And when your little wombs
were seeded,
a brown scar
laid its burn the length
of your two halves'
toasted
juncture.
Now,
whole,
you are
mankind's energy,
a miracle often admired,
the will to live itself.
O bread familiar to every mouth,
we will not kneel before you:
men
do no
implore
unclear gods
or obscure angels:
we will make our own bread
out of sea and soil,
we will plant wheat
on our earth and the planets,
bread for every mouth,
for every person,
our daily bread.
Because we plant its seed
and grow it
not for one man
but for all,
there will be enough:
there will be bread
for all the peoples of the earth.
And we will also share with one another
whatever has
the shape and the flavor of bread:
the earth itself,
beauty
and love--
all
taste like bread
and have its shape,
the germination of wheat.
Everything
exists to be shared,
to be freely given,
to multiply.
This is why, bread,
if you flee
from mankind's houses,
if they hide you away
or deny you,
if the greedy man
pimps for you or
the rich man
takes you over,
if the wheat
does not yearn for the furrow and the soil:
then, bread,
we will refuse to pray:
bread
we will refuse to beg.
We will fight for you instead, side by side with the others,
with everyone who knows hunger.
We will go after you
in every river and in the air.
We will divide the entire earth among ourselves
so that you may germinate,
and the earth will go forward
with us:
water, fire, and mankind
fighting at our side.
Crowned
with sheafs of wheat,
we will win
earth and bread for everyone.
Then
life itself
will have the shape of bread,
deep and simple,
immeasurable and pure.
Every living thing
will have its share
of soil and life,
and the bread we eat each morning,
everyone's daily bread,
will be hallowed
and sacred,
because it will have been won
by the longest and costliest
of human struggles.
This earthly Victory
does not have wings:
she wears bread on her shoulders instead.
Courageously she soars,
setting the world free,
like a baker
born aloft on the wind.
ODE AL PANE - PABLO NERUDA
EliminaPane
con farina
acqua
e fuoco
lieviti.
Spesso e leggero,
coricato e rotondo,
ripeti
il ventre
della madre,
equinoziale
germinazione
terrestre.
Pane,
che facile
e che profondo che sei!
Sul vassoio bianco
Della panettiera
Si allungano le tue file
Come utensili, piatti
O fogli,
e d’improvviso
l’onda
della vita, la congiunzione del germe
e del fuoco,
cresci. Cresci
subito
come
cintola, bocca, seni,
colline della terra,
vite,
cresce il calore, ti inonda
la pienezza, il vento
della fecondità,
ed allora
resta immobile il tuo colore d’oro,
e quando furono gravidi
i tuoi piccoli ventri,
la cicatrice bruna
lasciò la sua bruciatura
su tutto il tuo dorato
sistema
di emisferi.
Ora,
intatto,
sei,
azione di uomo,
miracolo ripetuto,
volontà della vita.
Oh, pane di ogni bocca,
non
ti imploreremo,
noi uomini
non siamo
mendicanti
di vaghi dèi
o di oscuri demoni:
del mare e della terra
faremo pane,
coltiveremo a grano
la terra e i pianeti,
il pane di ogni bocca,
di ogni uomo,
ogni giorno
arriverà perché andammo
a seminarlo
e a produrlo
non per un uomo solo ma
per tutti,
il pane, il pane
per tutti i popoli,
e con esso ciò che ha
forma e sapore di pane
divideremo:
la terra,
la bellezza
l’amore
tutto questo
ha sapore di pane,
germinazione di farina,
tutto
nacque per essere diviso,
per essere consegnato,
per essere moltiplicato.
Per questo, pane,
se fuggi
dalla casa dell’uomo,
se ti nascondono,
se ti negano,
se l’avaro
ti prostituisce,
se il ricco
ti accaparra,
se il grano
non cerca solco e terra,
pane,
non staremo a pregare,
pane,
non mendicheremo,
lotteremo per te con altri
uomini,
con tutti gli affamati,
per tutti i fiumi e sotto tutti i
cieli
andremo a cercarti,
tutta la terra divideremo
perché tu germini,
e con noi
avanzerà la terra:
l’acqua, il fuoco, l’uomo
lotteranno con noi.
Andremo coronati
di spighe
a conquistare
terre e pane per tutti,
e allora
anche la vita
avrà forma di pane,
sarà semplice e profonda,
innumerevole e pura.
Ogni essere vivente
avrà la sua quota
del suolo e della vita,
e il pane che mangiamo ogni mattina,
pane quotidiano di tutti,
sarà santificato
e sacro,
perché sarà stata sconfitta
la più lunga e costosa
delle lotte umane.
Questa vittoria terrena
non ha ali:
indossa pane sulle spalle, invece.
Coraggiosamente si invola,
liberando il mondo,
come un panettiere
nato lassù sul vento.
XLIII - CERCO UN SEGNO TUO - PABLO NERUDA
RispondiEliminaCerco un segno tuo in tutte l’altre,
nel brusco, ondeggiante fiume delle donne,
trecce, occhi appena sommersi,
piedi chiari che scivolano navigando nella schiuma.
D’improvviso mi sembra di scorger le tue unghie
oblunghe, fuggitive, nipoti di un ciliegio,
altra volta è la tua chioma che mi passa e mi sembra
di vedere ardere nell’acqua il tuo ritratto di fuoco.
Guardai, ma nessuna recava il tuo palpito,
la tua luce, la creta oscura che portasti dal bosco,
nessuna ebbe le tue minuscole orecchie.
Tu sei totale e breve, di tutte sei una,
così con te vo’ percorrendo e amando
un ampio Mississippi d’estuario femminile.
Pablo Neruda
(Traduzione di Giuseppe Bellini)
da “Cento sonetti d’amore”, Passigli Editori, 1996
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XLIII
Un signo tuyo busco en todas las otras,
en el brusco, ondulante río de las mujeres,
trenzas, ojos apenas sumergidos,
pies claros que resbalan navegando en la espuma.
De pronto me parece que diviso tus uñas
oblongas, fugitivas, sobrinas de un cerezo,
y otra vez es tu pelo que pasa y me parece
ver arder en el agua tu retrato de hoguera.
Miré, pero ninguna llevaba tu latido,
tu luz, la greda oscura que trajiste del bosque,
ninguna tuvo tus diminutas orejas.
Tú eres total y breve, de todas eres una,
y así contigo voy recorriendo y amando
un ancho Mississippi de estuario femenino.
Pablo Neruda
de “Cien sonetos de amor”, Buenos Aires: Losada, 1960
Three poems falsely attributed to Pablo Neruda
RispondiEliminaAt least three poems by different authors are being assigned, some years ago, to Pablo Neruda, reaching a considerable electronic circulation. One of them, "Die slowly", has been used on many New Year greetings and other messages, which cause visibility grew to several newspaper articles. This poem belongs to Martha Medeiros, a brazilian writer, author of several books and columnist for the newspaper "Zero Hora", in Porto Alegre. It was published under the name "A morte devagar" mentioned in the newspaper in November 2000.
Another of the poems referred is "Prohibited", which first appeared online on July 23, 2001 on the website deusto.com. Its author, Alfredo Cuervo Barrero, has clarified that the currently poem is not exactly like the original, The text is inscribed in the Register of Intellectual Property of Biscay, its behalf, with the number BI -13 -03. On the Internet are about twenty thousand attributions of this poem to Neruda.
Finally there is the poem "Never complain." We do not know the author and also we do not know why are these poems attributed to Pablo Neruda. If you read the three texts it is evident that they all have an uplifting tone, prescriptive, in which caution might be related to self-help literature, extemporaneously at the time of Neruda. Without detracting from these poems, Pablo Neruda's work is far from this kind of poetry in tone, content, language and the images that it creates.
Darío Oses
Library Director
Pablo Neruda Foundation
Oda al primer día del año - PABLO NERUDA
RispondiEliminaLo distinguimos
como
si fuera
un caballito
diferente de todos
los caballos.
Adornamos
su frente
con una cinta,
le ponemos
al cuello cascabeles colorados,
y a medianoche
vamos a recibirlo
como si fuera
explorador que baja de una estrella.
Como el pan se parece
al pan de ayer,
como un anillo a todos los anillos:
los días
parpadean
claros, tintineante, fugitivos,
y se recuestan en la noche oscura.
Veo el último
día
de este
año
en un ferrocarril, hacia las lluvias
del distante archipiélago morado,
y el hombre
de la máquina,
complicada como un reloj del cielo,
agachando los ojos
a la infinita
pauta de los rieles,
a las brillantes manivelas,
a los veloces vínculos del fuego.
Oh conductor de trenes
desbocados
hacia estaciones
negras de la noche.
Este final
del año
sin mujer y sin hijos,
no es igual al de ayer, al de mañana?
Desde las vías
y las maestranzas
el primer día, la primera aurora
de un año que comienza
tiene el mismo oxidado
color de tren de hierro:
y saludan
los seres del camino,
las vacas, las aldeas,
en el vapor del alba,
sin saber
que se trata
de la puerta del año,
de un día
sacudido
por campanas,
adornado con plumas y claveles,
La tierra
no lo
sabe:
recibirá
este día
dorado, gris, celeste,
lo extenderá en colinas,
lo mojará con
flechas
de
transparente
lluvia,
y luego
lo enrollará
en su tubo,
lo guardará en la sombra.
Así es, pero
pequeña
puerta de la esperanza,
nuevo día del año,
aunque seas igual
como los panes
a todo pan,
te vamos a vivir de otra manera,
te vamos a comer, a florecer,
a esperar.
Te pondremos
como una torta
en nuestra vida,
te encenderemos
como candelabro,
te beberemos
como
si fueras un topacio.
Día
del año
nuevo,
día eléctrico, fresco,
todas
las hojas salen verdes
del
tronco de tu tiempo.
Corónanos
con
agua,
con jazmines
abiertos,
con todos los aromas
desplegados,
sí,
aunque
sólo
seas
un día,
un pobre
día humano,
tu aureola
palpita
sobre tantos
cansados
corazones,
y eres,
oh día
nuevo,
oh nube venidera,
pan nunca visto,
torre
permanente!
Ecco per intero la traduzione, di Alessandra Mazzucco.
EliminaODE AL PRIMO GIORNO DELL'ANNO - PABLO NERUDA
(dal Terzo libro delle odi, 1957)
Ode al primo giorno dell'anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura.
Vedo l'ultimo
giorno
di questo
anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l'uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all'infinito
modello delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.
Oh conduttore di treni
sboccati
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell'anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quello di ieri, a quello di domani?
Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore di treno di ferro:
e salutano gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell'alba,
senza sapere che si tratta
della porta dell'anno,
di un giorno scosso da campane,
fiorito con piume e garofani.
La terra non lo sa: accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.
Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo
come un liquido topazio.
Giorno dell'anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte le foglie escono verdi
dal tronco del tuo tempo.
Incoronaci
con acqua,
con gelsomini aperti,
con tutti gli aromi spiegati,
sì,
benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!
Il suo vero nome era Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, ma decise di farsi chiamare Pablo Neruda in omaggio al grandissimo poeta ceco Jan Neruda (Praga 1834-1891).
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