"Tacquero. Dove mai Drogo aveva già visto quel mondo? C'era forse vissuto in sogno o l'aveva costruito leggendo qualche antica fiaba? Gli pareva di riconoscerle, le basse rupi in rovina, la valle tortuosa senza piante né verde, quei precipizi a sghembo e infine quel triangolo di desolata pianura che le rocce davanti non riuscivano a nascondere. Echi profondissimi dell'animo suo si erano ridestati e lui non li sapeva capire."
Giovanni Drogo vive confinato in un avamposto militare solitario, con l'unico scopo di vedere arrivare i cavalieri del deserto. Trent'anni di vita, a scrutare l'orizzonte, a tenersi pronto per affrontare un nemico che non arriva mai. La sua vita precedente è scomparsa, non esiste altro che la rigida gerarchia militare, e il deserto, infinito, disabitato. Quando infine viene portato via, moribondo, Drogo si rende conto che il nemico finalmente è arrivato davvero, e di aver trascorso la vita imparando ad affrontare la morte.
Ho scelto questo libro perché in questo momento sto guardando il film di Valerio Zurlini, dal cast stellare, girato nella fortezza persiana di Arg-e Bam, patrimonio dell'Umanità e distrutta da un recente terremoto.
Davvero un bel romanzo. Quella maledetta fortezza Bastiani, quegli ufficiali così prigionieri della propria disciplina e quella decantata minaccia incombente che non si avvera mai, e che poco alla volta sostituisce ogni altro senso di vita... Credo che il meritatissimo successo di questo libro sia dovuto al fatto che ognuno di noi, almeno una volta, abbia provato la stessa sensazione, di perdere tempo dietro ad un'illusione, e che ci è piaciuto farlo.
RispondiEliminaUn argomento serio, per un romanzo diverso, che lascia una profonda emozione.
RispondiEliminaPosso dirlo? Un attimo prima di morire Drogo sorride, ha capito, ha trovato la risposta che cercava da trent'anni.
"posso dirlo?" cosi io adesso mi sto mangiando le mani! sapevo che non avrei dovuto cercare informazioni sul libro senza prima averlo finito! speravo che i commenti sulla recensione non svelassero il finale! mannaggia!
EliminaUn romanzo poderoso, non tanto per le pagine, quanto per l'argomento trattato. Trovo strano che piaccia anche alle donne, essendo di taglio molto maschile, e impregnato di rituali militari assurdi e ripetitivi. Eppure la storia di Drogo mette radici profonde, e a distanza di anni, confesso, mi è capitato più volte di leggere altri libri e pensare: "come nel Deserto dei tartari".
RispondiEliminaQuesto romanzo è così triste! Eppure devi leggerlo fino in fondo, se ci vuoi trovare un senso. E' difficile per un donna immedesimarsi in Drogo, e quindi puoi solo leggere dei 30 anni vissuti aspettando... il nemico numero uno. Rimane comunque un romanzo che non puoi dimenticare.
RispondiEliminaConcordo in pieno. Non so dire perché è indimenticabile, volendo è anche noioso in certi passaggi, ma alla fine ci si ritrova con la sensazione di aver letto qualcosa di unico.
RispondiEliminaMi dispiace Anonimo, ho lasciato il commento di Marianna perché non credevo che potesse danneggiare la lettura, essendo un classico per eccellenza! Purtroppo senza il finale ogni commento sarebbe astruso, essendo la quadratura di tutta la storia!
RispondiEliminaChiedo scusa N.N., ma tu leggi i commenti prima di finire un libro? Non pensavo che potesse disturbare la lettura di un libro del quale, per citare Agatha Christie, la fine è nota.
RispondiEliminaTrent'anni davanti al niente. Fare carriera in mezzo al niente. Una vita dedicata al niente. Angelo
RispondiEliminaÈ un libro maledettamente triste.
RispondiEliminaE terribilmente educativo.
Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.
RispondiEliminaDino Buzzati, Il deserto dei Tartari
"Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita."
RispondiEliminaDino Buzzati - "Il Deserto dei Tartari"
(grazie a Libreria Post Office)